Martedì 1 Luglio 2008 - Libertà
Nucci-Theodossiou
E' un Nabucco che va
A Vigoleno trionfa l'opera col grande baritono
vigoleno - Trionfale successo, l'altra sera a Vigoleno, per la prima rappresentazione del Nabucco di Giuseppe Verdi su libretto di Temistocle Solera. Ovazioni ed applausi a scena aperta hanno accompagnato tutto lo spettacolo, secondo appuntamento della rassegna musicale estiva organizzata dalla Fondazione Toscanini in collaborazione con la Provincia e la Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Un cast di assoluto prestigio, che aveva come punte di diamante il baritono Leo Nucci, il soprano greco Dimitra Theodossiou, il basso Enrico Iori e il direttore d'orchestra Will Humburg, ha decretato la riuscita del dramma verdiano messo in scena con la regia e le scene di Paolo Panizza.
Benché la composizione (tra le più amate, rappresentate ed apprezzate dal pubblico) contenesse infatti tutti gli elementi per essere una sorta di "successo annunciato" (numerosi interventi corali, arie di grande bellezza, facilità di ascolto, trama epica ma lineare nonché lieto fine) determinante per il successo della rappresentazione è stata la straordinaria interpretazione degli artisti. Tra i quali, oltre ai già ricordati big, vanno citati il tenore Roberto De Biasio (Ismaele), il mezzosoprano Daniela Innamorati (Fenena), il basso Mauro Corna (Gran sacerdote di Belo), il baritono Dario Magnabosco (Abdallo), il soprano piacentino Francesca Garbi (Anna), il Coro del nostro Teatro Municipale diretto da Corrado Casati e l'Orchestra regionale dell'Emilia Romagna.
Bravi tutti, come si diceva. Ma come i melomani ben sanno, Nabucco si regge per più della metà sulla voce di tre personaggi: Nabucco, Abigaille e Zaccaria. Tre parti vocali difficili, alle quali è affidata in definitiva la magìa dell'intera opera. A Vigoleno, questa magia aveva i nomi di Leo Nucci, Dimitra Theodossiou ed Enrico Iori. Tre cantanti formidabili, perfettamente a loro agio, dominatori assoluti della voce come del palcoscenico. Splendida Abigaille, la Theodossiou ha cantato come solo lei riesce a fare: acuti sfolgoranti, fraseggio magistrale, modulazioni di impressionante precisione ed efficacia, toni gravi sostenuti da una timbrica naturale e senza alcuna forzatura. Un capolavoro vocale culminato nell'aria conclusiva, sussurro di celestiale bellezza ed espressività. Altrettanto magistrale l'interpretazione di Leo Nucci. Partito in leggera sordina, il suo è stato un crescendo di espressività. Il baritono bolognese non si è risparmiato, incarnando appieno tutta la complessa umanità del Re babilonese. La sua stupenda e morbida voce, la sua incisività, unite ad una presenza scenica da urlo hanno fatto impazzire il pubblico dalla prima all'ultima nota. Terzo, grandissimo interprete, il basso Enrico Iori, uno Zaccaria dallo spessore e dall'autorevolezza così trascinanti che veniva l'impulso di salire sul palcoscenico ed unirsi agli israeliti.
Venendo alla regia, quasi tutte condivisibili le scelte di Panizza, autore altresì di una scenografia tradizionale ma funzionale ai ridotti spazi a disposizione. Tradizione rispettata (eccettuato il taglio gotico dei guerrieri babilonesi) anche per i costumi curati da Artemio Cabassi.
Altri meriti vanno poi a Roberto De Biasio-Ismaele e Daniela Innamorati-Fenena, due ottime voci che si sono distinte per brillantezza e dizione straordinariamente chiara. E similarmente per le parti minori, tutte precise e di buona vocalità.
Un plauso speciale va poi al Coro del Municipale e al suo direttore Casati. Perfetto per fusione d'insieme, potenza sonora e plasticità dinamica ha splendidamente cantato in tutta l'opera, fino al celebre Va pensiero, bissato a grande richiesta.
Per finire, un apprezzamento a tutte le sezioni dell'Orchestra, dalle potenza delle percussioni, alle timbriche sfavillanti degli ottoni, ai leggiadri suoni dei legni fino al calore degli archi, nonché alla magistrale direzione di Humburg, energico e attentissimo a mantenere fluidità in ogni istante.
Le repliche domani sera, venerdì e domenica.
Mauro Bardelli