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Sabato 7 Giugno 2008 - Libertà

Patuzzi prima star in Valtidone

A Castel Mantova il pianista: «La musica in Italia? Solo calde lacrime»

Gragnano - Questa sera a Castel Mantova di Gragnano si alzerà il sipario sull'edizione 2008 degli Eventi musicali internazionali della Valtidone: durante la serata, che terrà a battesimo il Valtidone Festival e i Concorsi internazionali di musica della Valtidone (8-15 giugno), Marco Baratto presenterà alle 19 il suo libro Le baionette sagge, poi alle 20 un party a base di prodotti tipici sempre a Castel Mantova (al coperto) e quindi, alle 21.15, sotto i portici di Castel Mantova, il recital del pianista Mario Patuzzi. Il concerto è promosso dalla Fondazione Valtidone Musica e dal Comune di Gragnano, con la Fondazione di Piacenza e Vigevano e Valtrebbia Acque Minerali, ed è organizzato da "Tetracordo" sotto la direzione artistica di Livio Bollani. Il concerto, a ingresso gratuito, in caso di accentuato maltempo si terrà nella chiesa do Campremoldo Sotto.
Mario Patuzzi è un concertista molto attivo ed apprezzato in tutto il mondo, oltre ad insegnare al Conservatorio di Como e a tenere corsi di perfezionamento a Lugano, Perugia, Trento, Piacenza e Tokyo. Il pianista proporrà l'esecuzione integrale degli Studi per pianoforte di Fryderyck Chopin e ci ha illustrato le principali caratteristiche del programma.
«Inizierò con i Trois nouvelles études, pour la méthode des méthodes de Moscheles e Fétis, poi eseguirò i 12 Grandi Studi dell'op. 10 e 25». «Di solito - precisa il maestro - si fa il contrario, ma ho scelto questa scansione perché ai primi appartiene una dimensione poetica ed intima mentre gli altri sono più spettacolari e virtuosi. Alcuni furono trascritti per canto, cosa che Chopin gradì, poiché era sempre gentile e remissivo, anche nei confronti di chi ne sapeva molto meno di lui».
Un programma classico, per un pianista.
«Sì, e a dire il vero il programma era in previsione l'anno prossimo, come anticipo del centenario della sua nascita (1810), ma poi ho deciso di eseguirlo subito e devo dire che risulta sempre molto gradito al pubblico italiano e straniero».
Lei suonerà sul pianoforte "Concert Grand 280" che la Schimmel ha inviato da Berlino in Valtidone.
«Sono molto curioso. La Schimmel è la più grande fabbrica per la produzione di pianoforti in Europa, dopo la Yamaha. Pare che i suoi nuovi pianoforti siano ottimi, me ne ha parlato molto bene il collega Ratko Delorko. Lui ha una collezione di 37 strumenti, antichi e moderni, e se ne intende. Io ho scoperto nel '77 il Bösendorfer, però la fabbrica ha avuto alcuni problemi nella produzione recente. Quindi, sperimenterò lo Schimmel».
Quale messaggio dà ai giovani che aspirano alla professione musicale?
«Il cammino di un musicista è in salita. Sono pochi quelli che riescono a vivere di concerti senza dedicarsi all'attività orchestrale o all'insegnamento. In Italia, si contano forse sulle dita di una mano. Purtroppo, quando i bilanci degli enti pubblici vanno in crisi, si pesca dalla Cultura. In Finlandia, per affrontare la crisi hanno fatto il contrario, puntando sulla Cultura e risollevandosi. Mia figlia, che è violinista, ha sostenuto un esame all'Indiana University e ha vinto una borsa di studio. All'estero c'è un'altra sensibilità, anche nei confronti degli studenti. Poi ci sono Paesi emergenti, tipo la Cina e il Giappone, dove incidono più i privati. In Svizzera si associa la Cultura ai casinò, alle lotterie. Pecunia non olet, da qualche parte i fondi si devono prendere».
Oppure si chiudono le orchestre.
«Purtroppo. In Germania, nonostante la tradizione musicale, si sono chiuse 12 orchestre. E in Italia abbiamo pianto calde lacrime per la chiusura delle Orchestre della Rai di Milano, Roma e Napoli. La Francia è invece protettiva nei confronti dei suoi talenti e in Inghilterra ogni scuola di ordine e grado include l'insegnamento musicale».
Mentre in Italia emergono problemi legati alla riforma dei Conservatori.
«Non dico che siamo peggio degli altri, ma la riforma del '99 ha creato più difficoltà. D'altra parte, qui bisogna guardare in faccia la realtà. Per anni non c'è stata distinzione tra studente dilettante e professionista. Però io credo in un concetto: in campo culturale ad essere premiate, in tutti i sensi, sono ancora le idee. Da lì bisogna ripartire per poi risalire».

Eleonora Bagarotti

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