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Mercoledì 28 Maggio 2008 - Libertà

Verità e salvezza mediate dalle parole

Lecturae dantis

Neanche il maltempo è riuscito a tenere lontano il pubblico delle lecturae dantis organizzate dalla Facoltà di scienze della formazione dell'università Cattolica con il sostegno, tra gli altri, della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Gli appuntamenti si sono susseguiti per più di un mese al giovedì con la direzione scientifica di Pierantonio Frare: il viaggio con l'avventura del desiderio nel Paradiso è ormai giunto al termine, si concluderà infatti giovedì con una lettura corale del 33° canto della terza cantica. Il penultimo incontro ha visto l'analisi del 31° canto a cura di Elena Landoni, docente della Cattolica di Milano e appassionata studiosa di Dante. In un canto dottrinale e liturgicamente denso dove risiede il livello poetico? La docente ha individuato due luoghi in cui una poesia non esplicita si annida: i continui rimandi al resto della Commedia e lo spessore del non detto, il peso cioè della parola. In tutto il canto viene messo a tema un principio ecclesiale fondamentale: la verità e la salvezza sono trasmesse all'uomo mediate attraverso l'esperienza, gli incontri e le parole. In questo senso, la Chiesa è ciò che rende visibile la divinità. L'uomo infatti riceve con il sacramento della Cresima la capacità di testimoniare con le opere la sua fede; Beatrice in questo senso è il prototipo di "soldato di Cristo": Dante, a differenza di Petrarca con Laura, non ha paura di dire di aver voglia di vedere Beatrice perché il suo sguardo va oltre, non è malposto, passa di mediazione in mediazione per giungere a Dio. «Libertà e desiderio sono strettamente connessi in questo canto: una cultura storica che oggi abbiamo perso» ha concluso la docente.
Terminata l'analisi, un intenso Gerardo Placido ha letto il canto con particolare gestualità recitativa; una lettura severa che ha saputo rendere sia l'auctoritas di San Bernardo che lo spaesamento di quel Dante che è simile a un bambino.

ELISA MALACALZA

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