Lunedì 27 Dicembre 2004 - Libertà
Le scuole piacentine: "Finalmente nostro il mulino di pietra"
Dopo anni di raccolta-fondi, è stato acquistato l'edificio che cadeva a pezzi. Verrà risistemato e forse diventerà un rifugio per gli studenti
"Evviva, il mulino di Piancasale è nostro!". Possono ben dirlo tante scuole piacentine i cui studenti per anni, monetina su monetina, con lo slancio spontaneo e ideale che solo i ragazzi riescono ad esprimere, hanno messo da parte i soldi per comperare con regolare atto notarile il nobile quanto degradato mulino di Piancasale, vicino a Bobbio.
A darne notizia è Dario Maramotti (Otp-Gea) tra i principali promotori di questa utile raccolta-fondi per salvare un bene architettonico destinato altrimenti alla rovina. Un bene che testimonia la storia delle nostre vallate, esteticamente imponente e che, opportunamente recuperato, sarà in grado di tornare utile.
"L'obiettivo è quello di farne anche un rifugio per i ragazzi delle scuole piacentine nelle loro esclusioni didattiche sull'Appennino, lo spazio non manca, ci sono ampie possibilità di ospitare gli studenti" spiega Maramotti. L'atto dal notaio a nome di Otp-Gea ("vuol restare anonimo, ma ci ha dato una grossa mano") è fatto, l'acquisto si è concluso per la somma di 4.700 euro. Tanti i ringraziamenti da fare, tra sostenitori e volontari che si sono battuti per questo risultato, uno, speciale, va anche alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, per il sostegno mai venuto meno.
Come nasce l'iniziativa
L'impresa nasce nel 1998/99 con un progetto didattico in grande stile rivolto alle scuole piacentine che venne detto "Delle macine", alla scoperta della civiltà rurale appenninica.
Fu effettuato e divulgato il censimento di "molini" ed edifici rurali di pregio, iniziato nel gennaio 1997, per iniziativa di Otp-Gea e in collaborazione con la Soprintendenza guidata allora da Elio Garzillo ("Non smetteremo mai di ringraziarlo per la sua sensibilità e lungimiranza e per la mostra che ci aiutò ad organizzare a Bobbio al Castello Malaspina"). Iniziano le prime uscite didattiche su due percorsi appenninici appositamente studiati, che si proponevano non come una semplice "immersione" in angoli bellissimi di natura appenninica ma come diretto e concreto contatto con i veri testimoni della civiltà rurale appenninica: i borghi, i mulini ad acqua e quanto di vivo ed autentico si potesse ancora incontrare come gli animali e i mugnai o comunque anziani che molto avevano da raccontare sull'uomo rurale o su eventi che parevano uscire dai sussidiari di scuola e che questi testimoni sopravvissuti avevano invece vissuto sulla loro pelle o sentito direttamente dalla bocca dei loro avi. E inizia spontaneamente la raccolta di fondi.
"Quasi un sogno....ma la forza simbolica di tanti piccoli gesti, poche mille lire offerte dalle mani degli studenti, è tale da catturare la nostra commozione e da volere con forza l'istituzione di un fondo per l'acquisto, il restauro e la tutela di almeno un mulino, perché salvandone almeno uno dalla rovina si mantenesse la memoria di questi magnifici edifici, magari per farne un museo di oggetti molitori e rurali rari".
Che farne
In futuro il "molino" potrebbe anche diventare un ostello o un rifugio per studenti, magari rimesso in funzione (dentro conserva l'antica macina) collegato con la domanda espressa da vari agricoltori biologici di macinare a pietra. Si vedrà. Il mulino ha le carte in regola per essere il simbolo del rilancio di un'economia locale di qualità biologica e del turismo ambientale e storico.
Il problema "montagna" A parere di Otp-Gea l'avventura dell'acquisto del mulino è anche una risposta a quegli amministratori che si sono dimostrati "incapaci" di gestire il problema-montagna. Spesso sono stati richiamati "invano" modelli di sviluppo più compatibile basati sulla agricoltura biologica estesa sulla totalità dei campi montani abbandonati, sull'allevamento biologico della carne e del latte e sulla valorizzazione sistematica delle bellezze naturali e storico-rurali del territorio, creando infrastrutture non mastodontiche ("non ve ne è affatto bisogno e sono per sempre deturpanti del magnifico ambiente") ma solo quelle strettamente necessarie. Sì, allora, a recuperi intelligenti come quello operato in Val di Vara, e "no" alle camionabili-autostrade per il trasporto merci tra il porto di Genova e la pianura padana con metri cubi di asfalto e cemento colati dappertutto e piloni nel greto del fiume, osservano all'Otp-Gea.
"Ci piacerebbe vedere valli vive e con più giovani che risiedono e lavorano in loco in attività che abbiano un futuro e con una qualità di vita salubre".
Perché Piancasale?
Per l'acquisto a costi contenuti del mulino di Piancasale si è verificata una condizione favorevole: vi passa sotto una strada ancora definita "comunale", il Comune di Bobbio ha intimato ai proprietari o il ripristino dell'edificio pericolante sulla strada medesima o l'abbattimento. "Per fortuna siamo intervenuti noi - concludono all'Otp-Gea - con gli spiccioli delle scuole, ma anche con tanto entusiasmo e volontà. Ci è spiaciuto vedere come le amministrazioni locali si siano dimostrate insensibili alla conservazione dell'edificio millenario, non investendo su questo esempio di memoria materiale per tutta la collettività".
red.cro.