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Martedì 20 Maggio 2008 - Libertà

I coniugi Arp, stesso spirito ironico

Elena Sichel prosegue oggi le conferenze su coppie di artisti

Piacenza - All'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in via S. Eufemia, 12, prosegue oggi alle 17.30 il ciclo d'incontri Quattro coppie di artisti del XX secolo, a cura di Elena Sichel, insegnante di storia dell'arte, che parlerà di Carla Accardi e Antonio Sanfilippo, all'interno del panorama artistico della seconda metà del Novecento in Italia.
E di continui rimandi è stata intessuta anche la conferenza precedente, incentrata sull'attività di Jean Arp (1886 - 1966) e della moglie Sophie Taeuber (1889 - 1943). Due ritratti degli artisti, risalenti agli anni 1918 (quello di lei) e 1926 (quello di lui) hanno introdotto alle diverse personalità dei coniugi Arp, «accomunati però - ha rilevato Sichel - da uno spirito leggero e ironico: entrambi amavano scherzare ed era tale la loro affinità da riuscire a volte a lavorare a quattro mani sulla stessa opera. Jean stesso confesserà in alcune pagine l'importanza che Sophie ebbe anche sul proprio lavoro». Nato nell'Alsazia contesa tra Francia e Germania, Arp viene chiamato sia Jean alla francese, sia Hans alla tedesca e non è solo un pittore e uno scultore, ma anche un poeta. «Anzi, se fosse stato costretto a scegliere, dichiarò che avrebbe privilegiato la poesia».
Tra le tappe fondamentali della sua formazione, il viaggio nella Parigi del post-impressionismo, nel 1904, e il soggiorno a Weimar nel 1905-1907, la città che ospiterà dopo la prima guerra mondiale l'innovativa esperienza del Bauhaus di dialogo fecondo tra le arti e la nascente industria. Determinanti anche le frequentazioni di quel periodo: «A Weimar conosce l'architetto Art Nouveau Henry Van de Velde, che lo invita a esporre a Parigi». Nella capitale francese Arp si ferma fino al 1909, decidendo poi di trasferirsi in Svizzera: «E' un periodo doloroso, solitario, in cui dipinge paesaggi innevati per estrinsecare la realtà più vera». Nel 1911 organizza una mostra a Lucerna, con lavori di Klee, Matisse e Picasso.
Dopo lo scoppio della guerra, la Svizzera neutrale diventerà il suo rifugio. Qui avviene il fatidico incontro con Sophie. «Lei all'epoca era già libera dalla pittura convenzionale e lo aiuterà a sperimentare composizioni geometriche di piani, linee ortogonali, colori primari, in una ricerca etica di rigore volta a raggiungere una maggiore libertà spirituale». Tra i momenti del percorso artistico della coppia sui quali si è soffermata Sichel, anche l'adesione al movimento dada: «Nell'infuriare degli eventi bellici, gli artisti dimostravano l'insensatezza della guerra. Il non senso diventava l'unico vero senso che si poteva attribuire a ciò che stava accadendo».

Anna Anselmi

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