Sabato 17 Maggio 2008 - Libertà
Le ragioni del credere oggi
Il Vescovo e Enzo Bianchi danno l'avvio al festival
La teologia scende nelle piazze, torna alla cittadinanza: lo fa metaforicamente eppure in modo concreto e forte, attraverso un Festival che ha inaugurato la sua prima edizione piacentina. "?ma liberaci dal male", questo il titolo della rassegna organizzata dall'Associazione teologica cittadina in collaborazione con la Fondazione di Piacenza e Vigevano, il Comune, la Provincia, la regione Emilia Romagna e la diocesi di Piacenza e Bobbio; ma a contribuire sono stati pure Famiglia Cristiana, le edizioni San Paolo, l'associazione "Cenacolo", Scritture, Taschieri arredamenti, la libreria Berti e la tenuta vitivinicola Croci. «Sono davvero tanti quelli che hanno creduto al progetto» ha esordito Enrico Garlaschelli, presidente dell'Associazione Teologica di Piacenza durante l'inaugurazione che si è svolta in un'affollatissima basilica di S. Antonino, «quello nato dal dialogo delle differenze e dal singolare radicamento della chiesa piacentina nella realtà della città»: chiese e caserme costituiscono la storia di Piacenza ed infatti ieri nella chiesa non mancava nessuno: presenti le autorità militari ed il sindaco Reggi, l'assessore Dosi e don Giuseppe Lusignani della diocesi di Piacenza e Bobbio, il questore Viana e tanti altri. Tanti i cittadini, intervenuti per assistere all'inaugurazione che ha visto protagonista proprio il vescovo della città, Gianni Ambrosio: c'è emozione ma anche tanta soddisfazione per un evento «che ha richiesto fantasia e coraggio nell'organizzazione» ha iniziato monsignor Ambrosio, «una manifestazione in cui la riflessione teologica presenta le ragioni del suo credere proprio nella piazza, illumina il mistero umano ed il senso di Dio». Ed è forse questo il tratto caratteristico di un festival che si apre «a quelle tematiche antiche ma sempre attuali che sollecitano domande e risposte»: «è interessante la concomitanza creatasi fra la rassegna piacentina ed una mostra parigina che espone 350 opere sulle tracce del sacro nel XX e nel XXI secolo» ha continuato il vescovo, «perché entrambe le iniziative rappresentano un ritorno: nella nostra città, quello di una disciplina,nel passato "regina del sapere" che tuttavia in seguito è stata cacciata dalle università da quelle scienze che essa stessa aveva promosso; nella capitale francese ritorna invece un'arte che nel secolo scorso aveva dovuto interrompere il confronto con il senso della vita, della morte e della trascendenza». Ma Ambrosio parla anche del male, il tema centrale della rassegna inteso «soprattutto come esperienza umana. Qualcosa che senza dubbio riguarda tutti» ha continuato, «proprio perché, sperimentato nelle sue diverse forme, con la sua abissale enigmaticità, fa parte dell'uomo». Ed allora ad addentrarsi in questo enigma, che suscita continui interrogativi e «tentativi di risposte rinnovate ma mai soddisfacenti», è Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose e protagonista di una lectio magistralis andata in scena in S. Antonino e che proprio dal titolo della rassegna trae il nome: «nelle Sacre Scritture non troviamo una trattazione sistematica del male, ma una pluralità di visioni» ha spiegato Bianchi, «un interesse che si focalizza sulle vittime e meno sulla sofferenza». Questo il cardine della questione: una liberazione «che è escatologica. Può Dio abbandonare il fedele nella morte? L'invocazione esprime una speranza e richiede una lotta» conclude «ma il protagonista è Dio, mentre il credente deve acconsentire e partecipare».
BETTY PARABOSCHI