Giovedì 15 Maggio 2008 - Libertà
Va in scena la Fondazione Teatro
Il Comune ha presentato lo statuto e fa la conta dei soci fondatori
Il copione è scritto, ora servono gli attori giusti. E il Comune - regista della nascente fondazione teatro per gestire tutte le attività del palcoscenico piacentino - un'idea ce l'ha: oltre a se stesso, vede in scena Provincia, Camera di Commercio, Confindustria, Fondazione di Piacenza e Vigevano. Ma c'è posto a sedere.
Oltre ai soci fondatori, che avranno una paternità più nobile, si cercano soci sostenitori o aderenti, fra cui cittadini che, con un migliaio di euro, entrino nella cordata. Lo scopo è di garantire stabilità triennale agli investimenti sul teatro, una stagione complessiva costa dai 2,5 ai 3 milioni di euro, divisi a metà tra fondi statali, regionali e comunali e apporti privati. Succede che il Comune vada in cerca di denari ogni anno. Troppo aleatorio.
E ieri a Palazzo Mercanti è stata presentata la bozza di statuto della Fondazione. Padroni di casa il sindaco Roberto Reggi e l'assessore alla Cultura Paolo Dosi. Sono intervenuti, tra gli altri, l'assessore alla Cultura della provincia Mario Magnelli, Sergio Giglio e Cesare Betti, presidente e direttore di Confindustria, Alessandro Saguatti, segretario camerale, Massimo Sbordi, direttore della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Entro maggio, Fondazione bancaria e Confindustria si impegnano a portare lo statuto nelle rispettive giunte e il 12 giugno ci si ritrova per far il punto della situazione.
Lo strumento nuovo verrebbe gestito da un cda di tre membri, pochi per qualcuno, presidente il sindaco. Tutto si può ancora discutere, come la figura di un direttore, forse un tecnico con competenze anche artistiche.
«Siamo in fase propositiva - riassume Dosi - non si è deciso nulla, abbiamo presentato una proposta, resta tutto il percorso politico, ma si vorrebbe costituire la fondazione entro l'estate per renderla operativa dal gennaio 2009». Il dado è tratto, in una atmosfera che Dosi giudica «collaborativa e molto operativa».
Il modello sarà ispirato a Cremona e a Modena. Dosi è ottimista, c'è interesse ad accelerare i tempi, non a forzarli.
«Sul Teatro servono garanzie di continuità, i soci si impegnano per tre anni e ciò ci solleva dalla continua, faticosa ricerca di sponsorizzazioni» ripete, rassicurando sul fatto che non si chiedono quote molto diverse rispetto a quelle già conferite. Cosa rispondere a chi contesta un prosciugamento delle risorse culturali per il teatro a scapito di altre espressioni, e oltretutto pochi possono fruirne?
«L'obiezione ci può stare, ma se tanti privati in questi anni si sono sentiti sempre più coinvolti nel teatro, senza esserci costretti, ciò vuol dire che il teatro ha lasciato un segno marcato nel territorio. Il beneficio va oltre il singolo spettacolo». Dosi cita la lirica che coinvolge scuole e anziani, i percorsi di prosa, l'attività del Nicolini, la fama del Coro del Municipale. Non sono i mille spettatori a volta, è tutto il teatro «motore propulsore per la comunità».
Patrizia Soffientini
patrizia.soffientini@liberta.it