Fondazione di Piacenza e Vigevano Stampa
  Rassegna Stampa
spazio
  Comunicati Stampa
spazio
  Eventi Auditorium Piacenza
spazio
  Eventi Auditorium Vigevano
spazio
  Comunicazione
spazio

 
Home Page     Rassegna Stampa   


Domenica 18 Maggio 2008 - Libertà

I giuristi cattolici: «Una "Carta"
per tutelare i diritti del concepito»

La proposta in una tavola rotonda sulla legge 194

Una Carta dei diritti del concepito. Per quell'embrione, "in atto", nel grembo materno. È la proposta di questo documento lo spunto principe emerso l'altra sera, al cinema-teatro President, alla tavola rotonda inerente alla legge 194 sull'aborto organizzata dall'Unione giuristi cattolici italiani, sezione di Piacenza, con il periodico Il Nuovo Giornale ed il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Dopo i saluti dell'ex sindaco di Piacenza Gianguido Guidotti, presidente dell'Ugci, e di monsignor Domenico Ponzini, in vece del vescovo, il segretario del sodalizio Livio Podrecca ha giostrato un dibattito che ha visto come protagonisti Mario Palmaro, filosofo del Diritto presso la Pontificia Università Regina Apostolorum di Roma, Maria Angela Sidoli, ginecologa e Magda Morrone, psicoterapeuta presso l'associazione onlus "Il dono".
La serata inizia con una proiezione introduttiva sul clima che accompagnò la nascita della legge sull'interruzione volontaria della gravidanza: 1978, anni di piombo, piena contestazione. Segue un filmato in cui un neonatologo mostra l'ecografia di un bimbo mentre è pungolato dall'aspiratore dell'abortista. «La 194 introduce il diritto d'aborto - spiega il professore -, e si poggia su un principio fondamentale: la donna decide. Tuttavia, l'apparato formale recita: l'ivg è possibile solo in alcuni casi. Niente di più lontano dalla realtà. Nei primi 90 giorni, la sola richiesta della madre è una giustificazione». Ciò ha una conseguenza ben precisa: «Dopo 30 anni - continua Palmaro - non c'è nessuna statistica sulle motivazioni che portano ad abortire: la prima ed ultima parola spetta alle donne». Podrecca, poi, si rivolge a Sidoli, medico presso il consultorio di Monticelli d'Ongina, per spiegare il funzionamento di queste strutture: un'èquipe di specialisti accompagna le ragazze lungo il complesso iter dell'ivg, dall'informazione alle pratiche burocratiche fino alla consulenza psico-affettiva. Ma perché tutto è possibile entro 12 settimane? «Semplice, è meno rischioso abortire che partorire - risponde Sidoli -. La donna non ha ancora la percezione biologica della vita che si fa dentro di sé». E come mai sono in aumento gli obiettori di coscienza? «Per opportunismo - continua -, perché praticare ivg non comporta benefici economici ma solo rischi in più, e per stanchezza: dopo anni ed anni di "genocidio", infatti, molti dottori non ce la fanno più». Cinque milioni gli aborti in Italia dal '78: causa prevalente? «Mancanza di sostegno - dice la referente de "Il dono", gruppo che aiuta le donne in queste difficoltà -: i motivi economici e sociali sono spesso di comodo. Molte ci dicono: «Se vi avessi incontrato prima, non l'avrei mai fatto». La vita, dunque, per i relatori, non può avere "se" e "ma": «Era un delitto, è diventato un diritto», conclude Palmaro.

Al.Rov

Torna all'elenco | Versione stampabile

spazio
spazio spazio spazio
spazio spazio spazio