Venerdì 9 Maggio 2008 - Libertà
Molinaroli, viaggio negli anni '70
Stasera in Fondazione lo spettacolo con musiche di Sesenna
Piacenza - Un viaggio negli anni Settanta, attraverso le canzoni che hanno segnato la storia e le emozioni di quel periodo. L'appuntamento con i brani di Guccini e Vecchioni, De Andrè e Dalla è per questa sera, alle 21, all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano in via Sant'Eufemia, dove Maurizio Sesenna porterà in scena il racconto in musica del libro di Mauro Molinaroli Quando avevamo ragione - I miei anni Settanta, edito da Berti.
Un itinerario a ritroso nel tempo, seguendo la traccia di note e parole che restano lì, ancora oggi, a esprimere in tutta la loro intensità i fermenti di un'epoca, a scattare un'istantanea dei movimenti collettivi e dei sentimenti più intimi che attraversavano la società. Proprio come nel libro di Molinaroli, dove le canzoni sono appunti per fermare uno stato d'animo, la descrizione di come eravamo e di quello che, allora, erano i sogni e le speranze, le certezze e le disillusioni.
Maurizio Sesenna, con la sua consueta eleganza di chansonnier, accompagnerà dunque il pubblico in un vero e proprio amarcord musicale: si alterneranno brani suggestivi e senza tempo, quali Incontro di Francesco Guccini, Luci a San Siro di Roberto Vecchioni, I treni a vapore di Fiorella Mannoia, Porta Romana di Giorgio Gaber, Emozioni di Lucio Battisti, Vedrai vedrai di Tenco, Vengo anch'io no tu no di Jannacci e altri motivi. Insomma, una carrellata nella canzone d'autore italiana, accanto a frammenti di testi del libro, letti e interpretati da Sesenna, che ci ripropongono un decennio molto conflittuale, ma anche suggestivo.
«Gli anni Settanta sono stati - afferma Sesenna - per certi aspetti, gli anni della rivolta, ma soprattutto il periodo in cui vengono consacrati cantautori che ancora oggi costituiscono l'ossatura della musica d'autore italiana. Gente come Battisti, appunto, e come Vecchioni, De Andrè e Guccini, tanto per fare qualche nome, ha accompagnato intere generazioni in un percorso musicale che più che mai esprime la voglia di cambiamento e l'intenzione di dare nuove connotazioni ai testi».
«Il libro ha rappresentato un percorso generazionale - commenta Mauro Molinaroli - quando l'ho scritto ho pensato alla mia generazione e a quella che è venuta dopo. I figli degli anni Ottanta si sono forse seduti, coccolati da un benessere effimero ma tangibile. Ma hanno deposto l'ascia chi è venuto dopo di noi. Hanno forse spento la luce del sogno. I figli degli anni Ottanta hanno pochi sogni, solo pratiche da sbrigare. Perché, se i Settanta, sono stati il decennio della svolta, del cambiamento, gli anni Ottanta hanno rappresentato la facile omologazione. E penso che il lavoro che Maurizio Sesenna ha voluto portare in scena, sia positivo. Gli ho dato una mano ad assemblare i testi, ma il protagonista è lui. In tutti i sensi».
Lino Lambrini