Giovedì 17 Aprile 2008 - Libertà
La guerra al riscaldamento della terra
Conferenza di Giampiero Maracchi del Cnr all'auditorium della Fondazione
L'ambiente sta mutando, peggiorando. Irreversibilmente. Tutti lo sanno, pochi si prodigano per migliorarlo. Giampiero Maracchi, direttore dell'Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche, ha illustrato la grave situazione nell'interessante conferenza "I cambiamenti del clima nella storia della terra" organizzata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano e tenuta nell'auditorium S. Margherita.
Dopo l'introduzione di Gianfranco Piva, preside della facoltà di agraria dell'Università cattolica sede di Piacenza, Maracchi ha sottolineato come le grandi sfide del XXI secolo siano il controllo della globalizzazione ambientale e di quella economica risultato dell'industrializzazione degli ultimi tre secoli e ha dapprima analizzato le conseguenze sull'ambiente dei cambiamenti della "macchina del clima".
«Grandi differenze di temperatura mettono in moto masse d'aria, quindi circolazione attivata da differenze di energia. Negli ultimi secoli anomalie energetiche e crescita dell'anidride carbonica hanno aumentato la temperatura terrestre e dell'Oceano Pacifico con variabilità interannuali e linee di tendenza irregolari». Lo riscontriamo nell'immediato: «L'effetto serra modifica la circolazione, il clima dipende dai cambiamenti di pressione».
Notevoli i grafici e i modelli interpretativi forniti, in particolare "la cella di Hadley" «che in estate si estende fino a 45° N così si indebolisce l'anticiclone delle Azzorre e cresce il tempo ciclonico. In autunno precipitazioni più intense, più cicloni extratropicali come nell'afosa estate 2003. In inverno l'anticiclone siberiano dipende dalla nevi dell'Asia».
Gli impatti: «Siccità, piogge intense, sfasamento stagionale». Quindi Maracchi ha delineato il quadro economico: «Domanda mondiale di energia in crescita. Petrolio, gas e carbone raggiungeranno l'83% di energia primaria da oggi al 2030. L'energia alternativa richiede però sistemi per produrla. Significativo l'esempio dei dannosi trasporti non compresi nel protocollo di Kyoto». Il problema è che «l'attuale modello economico non è ambientalmente efficace. Ha senso aumentare i consumi se la qualità della vita peggiora? Economia non legata ai bisogni, meglio un'"economia delle risorse" verso l'agricoltura che aiuti a ridurre le emissioni attraverso energia verde, biopolimeri, bioplastica, fibre tessili, fibre per usi industriali, collanti, coloranti, essenze, farmaceutici, cuoio e pelli».
C'è però un ostacolo: «I prezzi delle importazioni». La soluzione? «Il prezzo del prodotto locale deve essere minore di quello importato, esternalità comprese». Servono però maggior rigore, impegno comune, innanzitutto «usare i prodotti del territorio (alimentazione, abbigliamento, arredamento); sostenere agricoltura e artigianato; sviluppare il "saper fare"».
FABIO BIANCHI