Mercoledì 9 Aprile 2008 - Libertà
Nasce la task-force per il Politecnico
Siglato l'impegno fra le principali istituzioni. L'assessore Manzini: ci sarà anche la Regione a dar man forte
Una fondazione con enti e privati sosterrà la sede piacentina
Radici più forti per il Politecnico e un impegno per tutta la città a garantirne con risorse adeguate l'attività scientifica. E' il patto che sta alla base della nascente fondazione "Polipiacenza": la task force composta da istituzioni pubbliche e private per assicurare lunga vita all'università lombarda sbarcata nella nostra città dieci anni fa. Ieri alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, storica e generosa sostenitrice dei due atenei piacentini, si è iniziato un percorso che porterà, entro il 2008, alla creazione dell'ente, rendendo organizzate e costanti le partnership da tempo avviate.
"Polipiacenza" è un po' il gemello di Epis, l'ente che da anni garantisce appoggio all'Università Cattolica del Sacro Cuore, e ne faranno parte con l'ateneo: Fondazione di Piacenza e Vigevano, Comune, Provincia, Camera di Commercio, Regione Emilia Romagna, Confindustria, Banca di Piacenza. «Tutte realtà interessate a che il Politecnico diventi più grande e più bello» commenta il rettore Giulio Ballio. Oltre a dar "ossigeno" all'ateneo, Polipiacenza reperirà i fondi di gestione necessari per avviare progetti triennali con ricadute sul mondo produttivo piacentino.
Dopo dieci anni di presenza, la sede decentrata si è consolidata grazie a questi stessi attori: agli stanziamenti della Fondazione, in primis, al Comune che ha messo a disposizione sedi prestigiose come Caserma Neve e ora l'ex Macello, all'apporto di tutti gli altri soggetti, inclusa la Regione Emilia Romagna con i co-finanziamenti che hanno dato gambe e muscoli ai laboratori Leap (Energia) e Musp (Macchine Utensili).
«Il Politecnico - prosegue Ballio - ha però bisogno di aiuto, tra le università in generale è la più sotto finanziata». E il polo piacentino vuole ritagliarsi un ruolo sempre più deciso sul fronte della ricerca, del trasferimento di ricerca alle imprese, del taglio internazionale dei corsi in una offerta formativa originale che non sia concorrenziale con quella milanese. Piacenza fa leva su specificità che sono una dote, ha proseguito il rettore: il corso di meccanica orientato fortemente sull'energia, la formazione logistica per la quale si pensa ad un master, architettura dei grandi sistemi. Ma soprattutto c'è soddisfazione per i risultati di un'indagine condotta su 4.500 laureati: «Novantatré su cento trovano lavoro entro sei mesi e ottanta su cento entro i primi due mesi, è come fossero prenotati».
A credere fermamente in questi percorsi, anche l'assessore regionale all'istruzione Paola Manzini. Ballio apprezza l'atteggiamento dell'Emilia Romagna che per gli atenei «fa di più» rispetto alla Lombardia. E se qualche «imbarazzo» è pur esistito per riconoscere gli atenei con sede legale in altra regione, oggi Bologna ha superato questa visione separatista e le condizioni sono propizie per la collaborazione, assicura Manzini.
Ferma disponibilità è stata espressa da Giacomo Marazzi, presidente della Fondazione, nel sottolineare la primogenitura di un progetto costruito in squadra per quegli obiettivi di ricerca scientifica e tecnologica a cui l'ente di via Sant'Eufemia pone massima attenzione. Delle altre istituzioni, riferiamo a lato, scendendo invece sul terreno pratico, va detto che l'esigenza di "Polipiacenza" si impone l'indomani dell'avvio dell'Urban Center, nuovo complesso da gestire in aggiunta a Caserma Neve. Il peso di questo duplice impegno si aggira sui 750mila euro l'anno. L'elenco delle spese è corposo per un'istituzione universitaria: dalle semplici utenze ai contributi-studio per soggiorni all'estero, dall'accoglienza di studenti stranieri alla ricerca applicata, agli stipendi dei docenti. Il Politecnico, di suo, ha cablato l'ex Macello, provvede a 80 docenti, più 50 a contratto (economicamente il costo è in media 70/80mila euro l'anno per ciascuno), più una quarantina di altre figure per i corsi. Il flusso è di 4.5 milioni all'anno e 1milione e 200mila euro sono andati nelle infrastrutture dell'ex Macello. La conoscenza, s'è detto, ha ricadute intangibili e a lungo raggio, ma da subito occorre darle fiato con risorse tangibili.
Patrizia Soffientini