Sabato 12 Aprile 2008 - Libertà
Comtè: «Noi, atipici eredi di Piazzolla»
Questa sera alla Fondazione di Piacenza e Vigevano si terrà il concerto del gruppo apprezzato in tutto il mondo, lanciato in Italia da Livio Bollani
Il fondatore di Ensemble Soledad illustra il programma
Piacenza - Questa sera alle 21.15 l'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano sarà teatro di un imperdibile appuntamento musicale, rivolto in particolare a tutti gli appassionati di tango: torna infatti in Italia l'Ensemble Soledad, lo straordinario gruppo di tango scoperto da Martha Argerich nel 2002 e svelato all'Italia dal Valtidone Festival, con il tour di presentazione del disco Passage, inciso per la nota etichetta inglese Emi Records-Virgin Classics.
L'idea di fondare il gruppo venne alcuni anni fa a due studenti del Conservatorio di Mons, in Belgio, decisi a suonare la musica di Piazzolla nella formazione originale: il fisarmonicista Manu Comtè, il violinista Jean-Frédéric Molard, il chitarrista Patrick De Schuyter, il pianista Alexander Gurning e il contrabbassista Géry Cambier.
Il gruppo venne scoperto da Martha Argerich sei anni fa, quando la grande pianista argentina, attratta dal modo di suonare il tango di questi giovani, fece loro la seguente dedica: «Ascoltando i Soledad sono stata colpita dalla loro rara intensità. Riunendo intelligenza, savoir-faire e sex-appeal, mi hanno trasportata nel mondo misterioso e tragico del tango».
Il secondo album del gruppo è un concerto dal vivo, arriva poi il terzo disco, intitolato Del Diablo, con una versione del Concerto para quinteto di Piazzolla, che il noto critico musicale Philippe Cornet definisce «il punto più alto di uno dei più bei album di sempre». Quindi esce il quarto album, Passage, in cui i Soledad propongono composizioni originali di Frédéric Devreese con il grande chitarrista jazz Philip Catherine.
E persino Richard Galliano spende parole inequivocabili su di loro: «Il modo di fare il tango del Soledad, che ha realizzato uno degli arrangiamenti più belli che abbia mai sentito del mio Tango pour Claude, è magnifico. Il disco (Soledad, ndr.) è stupefacente, c'è swing, passione, emozioni, sonorità. Se Piazzolla li avesse conosciuti avrebbe detto loro una frase semplice ma carica di significato che soleva ripetermi nel contesto delle nostre collaborazioni: hai fatto un buon lavoro!».
Nominati "musicisti dell'anno" nel 2002 ed insigniti del premio dell'Unione della stampa musicale belga per l'album Del Diablo, i membri del Soledad Ensemble hanno avuto modo di esibirsi per le televisioni di stato di diversi paesi mitteleuropei e di tenere concerti in tutto il mondo, dall'America (Canada e Stati Uniti) all'Asia (Giappone, Corea e Taiwan, tra gli altri). Nel 2005 l'ensemble è stato selezionato per rappresentare il Belgio e l'area "Brussel-Capital" in occasione delle celebrazioni per i 175 anni del paese mentre nel settembre 2007 i Soledad sono stati fra i protagonisti della cerimonia inaugurale dei mondiali di Rugby allo Stade de France di Parigi.
E' difficile sintetizzare la passione che sottende a questo nuovo "fenomeno", emerso con prepotenza negli ultimi anni. Ci abbiamo provato scambiando quattro chiacchiere con Manu Comté, il fisarmonicista e co-fondatore del gruppo.
Maestro Comté, finalmente voi Soledad tornerete in Italia, dopo essere stati presentati per la prima volta nella nostra nazione dal Valtidone Festival diretto da Livio Bollani.
«Sì e ne siamo molto felici. Conserviamo un bellissimo ricordo dell'Italia e del pubblico italiano sia perché, suonando in tutto il mondo, ne apprezziamo il calore unico e sia perché quel ricordo per noi è importante. Ci ricorda il nostro debutto italiano, in un'atmosfera benaugurante».
Oltre a Piazzolla, cosa proporrete?
«Alcune sorprese, incluse nostre composizioni originali ma anche di autori contemporanei del Belgio. Seguiremo l'ispirazione, il mood del momento. Sicuramente la nostra performance sarà però incentrata sul tanto di Piazzolla. Noi suoniamo un New tango - Contemporary tango proprio perché non eseguiamo il tango tradizionale ma una musica che diventa nostra, sperimentale ed unica. Speriamo piaccia al pubblico».
Non v'è dubbio: è piaciuta al pubblico internazionale e, prima ancora, a Martha Argerich, vostra prima e illustre sostenitrice.
«E' vero, è stato un onore conoscere Martha e soprattutto lavorare con lei. Dopo esserci conosciuto, a Bruxelles, siamo stati invitati da lei a Festival in Giappone, a Taiwan e in tanti altri posti che, senza il suo aiuto, forse non avremmo mai raggiunto. Inoltre Martha ci ha ospitati al festival che ogni anno organizza a Lugano. Lì abbiamo riscosso grande successo e molti consensi, oltre a registrare dal vivo un concerto per la Radiotelevisione Svizzera Italiana. Successivamente abbiamo suonato a Montreal Jazz, dove torniamo spesso e volentieri. Ma c'è anche un'altra soddisfazione: quella di aver avuto successo in Belgio. Non è da tutti, nel proprio paese, godere di tanto consenso. Anzi, a volte capita il contrario, chissà perché».
Una domanda banale ma difficile: perché Piazzolla?
«No, non è una domanda banale, questa è una domanda difficilissima! (Ride, ndr.) Abbiamo debuttato con le musiche di Piazzolla naturalmente in quanto lo suonavamo fin dall'adolescenza, in conservatorio, quando io e Jean-Frédéric abbiamo fondato il gruppo. E' impossibile dire perché. Nella sua musica c'è tutta la passione, la sensibilità e l'energia dell'universo. Forse questi motivi bastano e avanzano».
Vi piace la musica italiana? La conoscete?
«Conosciamo i classici, ovviamente, ma non abbiamo mai collaborato con autori italiani contemporanei. Ci piacerebbe molto, chissà che non possa accadere».
Eleonora Bagarotti