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Sabato 19 Aprile 2008 - Libertà

"Anna Karenina" di Nekrosius: la forza
di un mondo sempre in movimento

Prosa - Al "Filo" incontro con Franco Quadri e Claudio Longhi

Piacenza - Il teatro di Eimuntas Nekrosius è stato analizzato l'altra sera nel profilo tracciato da Franco Quadri, critico di Repubblica ed editore con la sua casa Ubulibri, e nella testimonianza dal "dietro le quinte" offerta da Claudio Longhi, docente di discipline dello spettacolo all'università di Venezia, regista e assistente alla regia nell'Anna Karenina che il regista lituano porterà a Piacenza il 29 e il 30 aprile, nell'appuntamento conclusivo della stagione di prosa al Municipale, organizzata da Teatro Gioco Vita.
Lo stabile di innovazione, diretto da Diego Maj, ha promosso, in collaborazione con la Fondazione di Piacenza, anche un percorso di avvicinamento allo spettacolo di Nekrosius, che al Teatro dei Filodrammatici si è chiuso (la prevista conferenza su Anna Karenina e le altre. Figure femminili nella letteratura fin de siècle è stata annullata) con l'incontro coordinato da Roberta Zanoli, del Piccolo di Milano, al quale sono intervenuti Quadri e Longhi, ciascuno raccontando dal proprio punto di vista l'opera del regista di Vilnius. Quando Quadri lo conobbe per la prima volta, più di 25 anni fa, la critica aveva acclamato Nekrosius come «il Bob Wilson dell'Europa orientale», epiteto destinato «a rivelarsi, come tutti i soprannomi, poco significativo».
Il successo invece è stato confermato da una serie di importanti allestimenti: Pirosmani, Pirosmani, sul crepuscolo dell'esistenza del pittore georgiano Pirosmanisvili, «in una situazione esasperata tra mobili alla Kantor e l'eco insistita del Bolero di Ravel»; Amore e morte a Verona, rilettura di Giulietta e Romeo come musical rock, e Un anno lungo un secolo di Cingiz Ajtmatov, sui gulag staliniani. Dopo un periodo di sosta forzata («come i personaggi della letteratura russa, Nekrosius è soggetto a malattie misteriose e violente»), il regista ricomparve con un'originale messinscena di Zio Vanja di Cechov, in cui la condanna verso l'ingrato e rapace professor Sereprjakov diventava un atto d'accusa nei confronti dell'occupazione sovietica della Lituania. «Poca fortuna» la ebbe invece la farsa sul Naso di Gogol', «eppure il regista riusciva a costruire veramente una storia di fantasia, dai risvolti boccacceschi».
Successivamente, l'attività di Nekrosius si è svolta soprattutto al di fuori del suo Paese, spesso in Italia, impegnato nel repertorio shakespeariano (Amleto, Macbeth, Otello) e cechoviano (Tre sorelle, Il gabbiano, Ivanov). Elemento di coesione: «La forza delle immagini, del sonoro. Nekrosius non pensa mai ad azioni singole, ma a un mondo in movimento. Non c'è mai un unico protagonista». In Anna Karenina il regista ha creato un ulteriore personaggio, il Destino, «molto divertente, che introduce una pausa alla drammaticità del testo». Se «è quasi impensabile trasformare in uno spettacolo teatrale il romanzo di Tolstoj per la sua lunghezza smisurata», l'operazione compiuta dal regista è stata coronata dal plauso generale: «La prima parte è magnifica, di una bellezza figurativa assoluta; con la seconda, si entra nella narratività diretta e in una fase apparentemente più statica, preludio all'invenzione del finale. È uno spettacolo - ha evidenziato Quadri - difficile per ciò che dice, ma recitato con un'enorme passione». Il particolare modus operandi del regista, che plasma i suoi allestimenti giorno per giorno, durante le prove, è stato illustrato da Longhi, a partire dalla sua personale esperienza in Anna Karenina, con interpreti tutti italiani. «Ci sono due parole chiave che Nekrosius ripete agli attori, tradotte come "carcassa", ossia gli appuntamenti chiave da trovare all'interno di ciascuna scena e dello spettacolo, e "stilistica", una via di mezzo tra qualcosa che ha a che fare con un tratto formale e un'impronta forte della scena. Per esempio, nella prima scena, Dolly e Stiva litigano muovendosi strisciando seduti per terra, perché con i figli piccoli in genere si sta seduti per terra. Viene così evocata la presenza dei bambini, un tema importante in Anna Karenina, spettacolo in cui però sono assenti attori bambini. Ci sono 29 scene e ognuna ha la sua stilistica».

Anna Anselmi

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