Domenica 20 Aprile 2008 - Libertà
L'amore umano nel Paradiso
A Palazzo Galli nuovo incontro sulla Divina Commedia
Lezione di Zaggia e letture di Gerardo Placido
Piacenza - Nella parte alta delle pareti della galleria di Palazzo Galli, in via Mazzini, spiccano grandi medaglioni in cotto con i profili di uomini illustri: tra questi, Dante Alighieri, protagonista della rassegna di lectura della terza cantica della Divina Commedia, organizzata dalla facoltà di Scienze della formazione dell'università cattolica di Piacenza con il sostegno, tra gli altri, della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Dante sembra prender vita di fronte all'accurata analisi dell'11° canto del Paradiso a cura di Massimo Zaggia, docente di linguistica e storia della lingua italiana all'università di Bergamo. Il terzo giovedì degli otto di incontro, sempre alle 18, con la cantica meno nota della Commedia ha sfatato nuovamente il pregiudizio di essere noiosa e inerte. Zaggia ha paragonato con efficacia questo canto a una sinfonia, più precisamente a una di Beethoven o a un Inno alla gioia del tipo vivaldiano, musiche tutt'altro che prevedibili, dotate di un'intensa polifonia e di un vigore espressivo rintracciabili nella "partitura" delle terzine dantesche attraverso un ordine lessicale alto, una sintassi elaborata ma robusta e solida, un linguaggio figurato ricorrente ed esclamazioni frequenti che costituiscono il pedale emotivo per trasmettere slancio alla narrazione. «La Divina Commedia - ha spiegato il docente - non è una collana composta da perle tra loro scollegate, ma un unicuum narrativo di eventi tra loro fortemente concatenati».
Zaggia ha poi proseguito la sua analisi soffermandosi sull'argomentazione lucida di San Tommaso, cui è affidato il panegirico in onore di San Francesco, il santo capace di ispirare un'istintiva e fresca simpatia: questo personaggio è imitazione di Cristo nel suo essere. Ed ecco il ricorso al linguaggio figurato raggiunge la sua più alta maestria tra quelli del canto; Francesco ama una donna con grande trasporto e passione, il linguaggio si fa erotico e concreto: la donna è la Chiesa che aveva avuto, prima di lui, un solo marito, Cristo. La polemica contro la degenerazione dei costumi di alcuni ordini, nello specifico di quello domenicano, si fa sempre più esplicita.
La lettura finale di Gerardo Placido, direttore dal curriculum eclettico a Lodi dell'attività teatrale e della scuola di recitazione, di cinema e teatro, presso il Teatro del Viale, ha lasciato al vasto pubblico (numerose le persone in piedi che si sono dovute accontentare del corridoio della Sala Panini) il piacere di gustare il canto come per la prima volta, soffermandosi in particolare con il tono sulla parola povertà, il tema più caro a San Francesco che viveva questo status da lui ricercato non come mortificazione ma come gioia.
Elisa Malacalza