Domenica 13 Aprile 2008 - Libertà
«Così si impara ad insegnare»
Scuola - Convegno in Fondazione
La ricetta: ragione e passione
Giornata di studio rivolta
ad un folto gruppo di docenti che ormai da diversi anni seguono
un percorso conoscitivoL'educazione ha bisogno di cuore. Un pensiero di Don Bosco che potrebbe essere lo slogan perfetto del convegno "Conoscenza, apprendimento e studio: un'avventura affettiva" organizzato dalle associazioni Diesse e Disal che riuniscono insegnanti e dirigenti scolastici. La giornata di studio si è tenuta all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, di fronte ad un folto gruppo di docenti che ormai da diversi anni partecipano a questi convegni.
«Questo progetto è iniziato nel 1998 per aiutare gli insegnati ad insegnare.- ha spiegato Mauro Monti, preside del polo scolastico di Fiorenzuola e membro dell'associazione Diesse - La scuola e soprattutto i suoi più diretti rappresentanti, cioè i docenti di ogni scuole e grado, hanno un compito molto importante all'interno della società e pensare che le loro competenze si possano esaurire nel loro bagaglio di conoscenze è assurdo. Per questo ogni anno organizziamo delle giornate di studio e confronto a cui partecipano sempre più persone. L'argomento di quest'anno è la naturale prosecuzione di quello dello scorso anno, in cui ci eravamo occupati dell'uso della ragione nei processi di apprendimento. Ovviamente la conoscenza si regge in piedi grazie a due gambe: la ragione ma anche la passione. Capire e valorizzare l'emotività e le inclinazioni dei ragazzi è importante tante quanto la trasmissione di un metodo conoscitivo».
Ad aprire il convegno era presente Pier Paolo Triani, docente alla facoltà di scienze dell'educazione all'Università Cattolica di Piacenza e direttore della rivista Scuola Didattica. «Parlare di affettività in ambito scolastico è fondamentale - ha sottolineato Triani - I processi di apprendimento non avvengono in maniera meccanica ma sono influenzati per forza di cose dalle dimensioni personali di ogni individuo. Il concetto di affettività si può prestare tuttavia anche ad una lettura ambigua. Per questo serve grande responsabilità da parte degli educatori, che oltre ad insegnare hanno il compito di animare le materie che gli competono per dare la possibilità ai ragazzi di interagire in maniera personale con esse».
Al convegno era inoltre presente la dottoressa Paola Bruno, che ha tenuto un interessante discorso sull'affettività e la Matematica: «Si potrebbe stilare un elenco infinito sulle motivazioni che gli alunni portano per giustificare le lo insufficienze in materie scientifiche come la matematica. Non sono portato, i numeri non sono il mio forte, io amo le materie umanistiche, ecc. C'è un legame speculare tra atteggiamenti e convinzioni dei ragazzi e degli adulti. Essere o non essere educatori, questo è il problema. Al fondo degli atteggiamenti degli insegnanti c'è sempre un giudizio, che trasmettono poi involontariamente anche agli studenti».
Arianna Groppi