Lunedì 21 Aprile 2008 - Libertà
Alcolisti in trattamento, vent'anni di storia in Fondazione
L'appuntamento domani con la presentazione di un libro di testimonianze curato dallo psichiatra Antonio Mosti
Piacenza - (pin) L'associazione Club Alcolisti in Trattamento nasce a Piacenza nell'estate del 1988. Il primo gruppo nasce in seno al Simap, servizio igiene mentale assistenza psichiatrica, raccoglie 3 famiglie ed è guidato da Antonio Mosti, futuro direttore del Sert. Mosti sarà tra i protagonisti del ventennale di attività dell'associazione, che si terrà domani alle 18 all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, con la presentazione del libro "Finalmente siamo arrivati a casa", di cui Mosti è coautore, pubblicato dalla Regione Emilia-Romagna, con il contributo dell'ente di via Sant'Eufemia.
«Nella prima metà degli anni Ottanta lavoravo a Crema nel 1985, ho conosciuto Vladimir Hudolin (psichiatra croato scomparso all'inizio degli anni Novanta, ndr), fondatore dei Club degli alcolisti in trattamento. Un paio di anni più tardi un collega mi ha invitato a partecipare al corso di formazione in cui veniva insegnato il metodo Hudolin, e nel 1988 a Piacenza si è creato il primo gruppo, condotto da me, che comprendeva tre famiglie. Ci riunivamo al Simap, nella sala degli assistenti sociali». Iniziativa nata, almeno in senso strettamente "fisico", all'interno dello stesso sistema sanitario, che però all'epoca, aveva tutt'altro approccio al problema alcol.
«A parte l'attività già consolidata di associazioni come gli Alcolisti Anonimi - spiega Mosti -, gli alcolisti venivano trattati solo in misura della loro pericolosità per se stessi e gli altri. Rappresentavano il 40 - 42% delle accoglienze notturne dei manicomi, fino alla loro chiusura, nei quali potevano anche trascorrere qualche giorno, se non addirittura trovarvi casa, come è capitato per qualcuno. Per quanto riguarda il servizio territoriale, la risposta data era di tipo farmacologico, con ricoveri di qualche giorno nei quali venivano somministrate flebo. Un trattamento tampone, per il momento contingente e niente di più, forse perché l'alcolismo veniva ancora considerato un vizio». Il metodo Hudolin pone invece l'accento sullo comportamento: l'alcolismo è frutto di un errato stile di vita, che porta a considerare l'alcol un elemento irrinunciabile. «Ciò che mi aveva colpito - dice Mosti - del metodo Hudolin, era il suo essere molto partecipativo, includente e non escludente. Rende le persone direttamente protagoniste del proprio cambiamento».
Nell'arco di questi venti anni il problema alcol ha tuttavia cambiato la propria forma, senza perdere di rilevanza: nel 2007 seicento famiglie si sono rivolte al Sert per chiedere aiuto. «Siamo passati da una concezione "mediterranea", dove l'alcol fa parte della nostra tradizione alimentare, a un modello "anglosassone", dove ad essere ricercato è l'effetto farmacologico, lo stordimento, degli alcolici. Problema che interessa sempre più donne, che escono allo scoperto e affrontano la loro dipendenza». Per i prossimi anni, la sfida da cogliere è quella di «promuovere la cittadinanza attiva, e sensibilizzare soprattutto i giovani». Con questo spirito nasce la festa del ventennale dell'associazione, che si terrà domani alle 18 all'Auditorium della Fondazione. Appuntamento cui prenderanno parte anche don Mario Fontanelli, sacerdote di Fidenza e operatore di Club, Guido Guidoni, psichiatra e vice presidente Scuola europea di alcologia e psichiatria ecologica, Giuseppe Pistone, presidente provinciale Svep, che sostiene l'iniziativa, insieme a Coop Consumatori Nordest. L'amministrazione provinciale e i Comuni sede di Club, Piacenza, Castelsangiovanni, Fiorenzuola, Gragnano, Cortemaggiore e Gropparello, hanno dato il proprio patrocinio al ventennale dell'associazione.