Lunedì 31 Marzo 2008 - Libertà
«Una "Tosca" con finale a sorpresa»
Lirica - Intervista al direttore che dirigerà al Municipale l'Orchestra Regionale dell'Emilia Romagna
Stefano Ranzani spiega l'impostazione dell'opera
PIACENZA - Le ricorrenze impongono le scelte. E' il caso di Tosca che debuttò a Roma nel 1900 per evocare fatti del 1800. Ora sono 150 anni dalla nascita del compositore, Giacomo Puccini, ed è doveroso ricordarlo con il suo spettacolo di drammatica attualità. L'allestimento del Teatro di Nizza è firmato dal regista Paul Emile Fourny, scene e costumi di Louis Desirè, ed è ripreso in collaborazione dai Teatri di Ferrara, Modena e Municipale con l'Orchestra Regionale Emilia Romagna, diretta dal maestro Stefano Ranzani, Coro Lirico Amadeus e Voci bianche della Fondazione del Comunale di Modena, diretti dal maestro Stefano Colò.
In scena nell'anteprima di oggi alle 15.30 al Municipale (riservata come di consueto agli studenti e agli ospiti dele case di riposo) Nadia Vezzù (Tosca), Rubens Pelizzari (Cavaradossi), Boris Trajanov (Scarpia), Alessandro Spina (Angelotti) e Alessandro Busi (sagrestano). La prima sarà mercoledì (ore 20.30 turno A), le repliche venerdì 4 (ore 20.30 turno B) e domenica 6 (ore 15.30 fuori abbonamento).
Il maestro direttore Stefano Ranzani è noto al pubblico del Municipale per evere diretto in concerto la stessa orchestra. «La parte musicale realizzata con l'Orchestra della Regione Emilia Romagna con cui ho un ottimo rapporto di collaborazione, si innesta sulla regia francese, piuttosto originale - precisa il maestro direttore - naturalmente, senza problemi. Puccini con i librettisti Giacosa e Illica, non senza superare i malumori di Victorien Sardou, autore dell'originale, ha realizzato uno spettacolo di grande effetto. Si dice Tosca, ma si dovrebbe dire Scarpia, per la centralità del personaggio che orienta tutta la vicenda agli esiti drammatici. Il tema dominante è quello suo, fin dai primi cinque accordi fortissimi d'apertura. Scarpia è il male che aleggia e che si rigenera continuamente. La regia ne accentua l'aura, fuori dagli schemi tradizionali».
I fatti sono quelli della repressione successiva alla caduta della Repubblica Romana. Il pittore Cavaradossi, nella chiesa di S. Andrea della Valle sta dipingendo e si trova a dare aiuto all'amico Angelotti ricercato dalla polizia. Il coinvolgimento del pittore, a catena, compromette l'amata Tosca, fatta segno delle attenzioni del capo della polizia Scarpia. Ne segue il noto esito tragico per tutti. Il regista Fourny ha dichiarato di essersi ispirato al cinema fantastico in bianco e nero. «La scrittura di Puccini - continua il maestro Ranzani - è innovativa, pur debitrice al melodramma di fine Ottocento e in particolare alla precedenti esperienza di Manon e Boheme, e introduce elementi di verismo agli antipodi del lirismo, affidandosi spesso alla parola, più che al canto, e all'orchestra sola per esaltare la drammaticità del momento. Puccini è ricchissimo di invenzioni tematiche a caratterizzare l'incalzare degli avvenimenti. Tutto è scritto, il nostro compito è di rispettare il testo musicale. Non rivelo - garantisce il maestro direttore - la soluzione registica per il finale, per lasciare al pubblico la sorpresa, è parte del gioco che si rinnova continuamente, ed è il bello del teatro».
Gian Carlo Andreoli