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Domenica 30 Marzo 2008 - Libertà

«Io, idealista e generoso Cavaradossi»

Lirica - Domani l'opera in anteprima, mercoledì la prima, venerdì e domenica le repliche
Il tenore Vincenzo La Scola parla del suo ruolo in "Tosca"

Piacenza - «Mario Cavaradossi, il protagonista maschile di Tosca, è un personaggio che mi è molto caro. E' idealista, generoso, coraggioso: ha tutte le caratteristiche esteriori dell'eroe. Ma non è davvero tale, e proprio in questo sta il suo fascino. Non è un eroe, perché gli eroi hanno in sé qualcosa di ferreo e di cupo: un eroe è uno che si sacrifica senza rimpianti, con un'ascetica rinuncia alla felicità che lo rende un po' "inumano". Cavaradossi no: condannato a morte, si strugge, perché la vita gli sembra bella e la morte insopportabile. E più uomo, insomma, che eroe».
A parlare è Vincenzo La Scola, uno dei più grandi tenori viventi (in una carriera che in questo 2008 festeggia i venticinque anni giusti giusti, ha mietuto trionfi nei maggiori teatri del mondo, dalla Scala al Metropolitan, con i più grandi direttori; e ha vinto un Award Opera come "miglior tenore del 2000"), che sarà l'attesissimo protagonista maschile dell'allestimento di Tosca in programma al Municipale.
Dopo un'anteprima che avrà luogo domani pomeriggio alle 15.30 per le scuole e gli ospiti delle case di riposo, Tosca avrà la sua "prima" al Teatro Municipale mercoledì 2 aprile alle 20.30 (per il turno A di abbonamento), venerdì 4 aprile alla stessa ora (per il turno B) e domenica 6 aprile in matinée alle 15.30 (fuori abbonamento). Questo allestimento, coprodotto dalla Fondazione Arturo Toscanini con il Théatre de l'Opéra Ville di Nizza, il Teatro Comunale di Modena e il Teatro Comunale di Ferrara, vede il maestro Stefano Ranzani alla direzione dell'Orchestra Nazionale dell'Emilia-Romagna, con una messa in scena firmata da Paul-Émile Fourny per la regia e da Louis Désiré per le scene e i costumi. E la compagnia di canto schiera, accanto a La Scola (che nell'anteprima di domani e nella recita di domenica 6 sarà sostituito da Rubens Pelizzari), il soprano Maria Pia Piscitelli nella parte di Tosca (sostituita all'anteprima da Nadia Vezzù) e il baritono Boris Trajanov in quella di Scarpia, oltre ad Antonio Feltracco (Spoletta), Dario Giorgelè (Sciarrone, sostituito da Valdis Jansons all'anteprima e domenica 6), Alessandro Spina (Angelotti) e Alessandro Busi (sagrestano).
Maestro La Scola, che ci può dire del suo primo incontro con Cavaradossi?
«Il mio debutto in questo ruolo, nel 1996, avvenne a Zurigo grazie a recite costruite "su misura" per me dal direttore del Teatro dell'Opera locale. Lì, il grande direttore Nello Santi mi diede insegnamenti di cui ho fatto tesoro fino a oggi. E adesso sono molto, davvero molto contento di cantare Tosca a Piacenza. Già con un Rigoletto che avevo interpretato in gioventù al Municipale avevo potuto sperimentare il grande calore e la competenza del pubblico piacentino. Ma la vostra città è legata, per me, soprattutto al bellissimo ricordo di Un ballo in maschera di Verdi nel coraggioso allestimento di Pier Luigi Pizzi a Piacenza Expo: un'audace sfida teatrale, vinta così completamente che, quando lo trasportammo nello spazio più "convenzionale" del Teatro Massimo di Palermo, lo spettacolo non risultò altrettanto emozionante. In occasione di quel Ballo in maschera ebbi anche un bellissimo incontro con i ragazzi del liceo "Gioia", per tentare di spiegare loro la magia della lirica».
A proposito: qual è per lei la strategia giusta per superare il drammatico "vuoto di pubblico" che l'opera lirica incontra fra le nuove generazioni?
«Lei mi invita a nozze, con questa domanda: ho un sacco di idee in proposito, e sogno di avere, in futuro, un incarico di direttore artistico da qualche parte per metterle in pratica. Ecco le mie "ricette" per conquistare alla lirica un nuovo pubblico: abbassare i prezzi dei biglietti; moltiplicare le iniziative di divulgazione dell'opera per i ragazzi delle scuole, che già ora sono praticate con eccellenti risultati artistici e didattici; coinvolgere nel mondo della lirica popolari volti dello spettacolo che finora sono stati estranei a questo ambiente; e, proprio come è accaduto a Piacenza Expo, portare la lirica anche fuori dai teatri, nei grandi spazi. Io ho interpretato una Tosca, ovviamente "microfonata", allo Stadio Olimpico di Roma: per sere e sere, abbiamo visto gli spalti gremiti, come alla partita. Gremiti di persone che non avrebbero mai, dico mai, messo piede in un "teatro" e che grazie a questa iniziativa hanno scoperto, entusiasti, un nuovo mondo: ricordo spettatori che sventolavano la bandiera italiana, come a una partita degli Azzurri. Vuol dire che avevano afferrato una cosa fondamentale: che la lirica è una nostra grande gloria nazionale, una delle cose, ormai non più moltissime, per cui l'Italia è ancora ammirata nel mondo. La lirica, se vuole sopravvivere, deve riuscire a parlare a tutti, a catturare il pubblico di massa senza perdere quello "d'élite", come ha fatto il mio tenore preferito: il grande, compianto, indimenticabile Luciano Pavarotti. Se un italiano gira il mondo, Cina e Africa comprese, resta sbalordito a vedere quanta gente conosca e ami Pavarotti, e ami la lirica, e pure l'Italia, solo grazie a lui. Pavarotti è riuscito, con la sua voce unica, ad abbattere ogni barriera culturale. E' un modello per tutti».

Alfredo Tenni

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