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Venerdì 21 Marzo 2008 - Libertà

Agrest: «Il suono russo è dolore»

Municipale - Il maestro stasera alla guida della Filarmonica Toscanini per la stagione concertistica
Dirigerà musiche di Borodin, Prokofiev e Rachmaninov

PIACENZA - Torna questa sera alle 21 la Stagione concertistica al Teatro Municipale, curata dalla Fondazione Arturo Toscanini. L'appuntamento è con il giovane russo Mikhail Agrest, che guiderà la Filarmonica Arturo Toscanini in sostituzione di Tugan Sokhiev, indisposto. Il programma si aprirà con lo schizzo sinfonico di Alexandr Borodin, Nelle steppe dell'Asia centrale, e proseguirà con la Suite n. 2 dal "Romeo e Giulietta" di Prokofiev e due brani dalla Suite n. 1. Il finale sarà invece affidato alle note delle conturbanti Danze sinfoniche di Rachmaninov.
Agrest è stato un violinista prodigio, allievo del leggendario Josef Gingold negli Stati Uniti. Successivamente è passato alla direzione d'orchestra studiando con Ilya Musin e Jorma Panula, perfezionandosi inoltre con David Zinman e Mariss Jansons. Ha vinto nel 2001 il concorso "Pedrotti" e nel 2002 quello del Mitropoulos, entrando definitivamente a far parte della nuova leva internazionale della direzione d'orchestra.
Maestro Agrest, lei oltre a dirigere è un bravissimo violinista. Questo lo aiuta nella direzione orchestrale?
«Sì, sicuro. Mi aiuta perché posso capire di più come suonano gli archi curare la qualità del loro suono. Peraltro ho suonato tanti anni in orchestra. Dopo ho scelto di dirigere perché il repertorio musicale è molto ampio ed io sono molto desideroso di conoscerlo. La musica da studiare in questo caso non finisce mai. E poi il violino ha "solo" quattro corde, mentre nell'orchestra ce ne sono molte di più. In particolare faccio riferimento al "suono russo", che è profondo, un po' scuro, grigio come il tempo in Russia; è pesante come la letteratura ma di grande fascino e di una bellezza unica. Insegno subito questo alle orchestre che devono affrontare il repertorio russo».
Borodin Prokofiev e Rachmaninov: cosa rappresentano questi compositori?
«Sono grandissimi tutti e tre. Per quanto riguarda i brani del concerto del Municipale, quelli di Prokofiev e di Rachmaninov, sono stati scritti in momenti particolari della storia, risalgono intorno agli anni '40: la guerra, il nazismo da una parte e Stalin in Russia. Rachmaninov era negli Stati Uniti da tempo e sentiva molto la mancanza della Russia, sentiva e voleva aiutarla ma non sapeva come fare le sue Danze sinfoniche, l'ultimo suo lavoro sinfonico, costituiscono un vero e proprio testamento d'amore per la Russia, sono piene di dolore. Ho una passione profonda per questo brano. La storia d'amore di Romeo e Giulietta è particolarmente tragica proprio perché le vicende dei due amanti rivivono in una partitura che risente del clima politico di allora, in esso vi si rispecchiano (siamo alla fine anni Trenta in piena dittatura stalinista). Questa musica fa da promemoria, serve anche oggi: il Primo movimento la Marcia ricorda un'azione militare; la storia della Russia presenta momenti uguale a se stessi, e sempre irrimediabilmente tragici».
Aveva già diretto orchestra italiane?
«Sì: l'Orchestra del Teatro Regio di Torino, del Teatro Massimo di Palermo; due mesi fa sono stato anche al San Carlo di Napoli, dove ho diretto Lo schiaccianoci».
Quali sono i suoi progetti futuri dopo il concerto di Piacenza?
«Vado a Singapore per un concerto sinfonico; debutto in Tosca a Stoccolma, quindi sarò a Sydney per Don Giovanni. Ho 33 anni e sono molto contento di quello che sto facendo; mi piacciono tutti i generi: sinfonico, lirico e balletto».
Del repertorio italiano, c'è qualcosa che preferisce?
«L'opera italiana che preferisco è Il tabarro di Puccini: per me è un capolavoro. C'è molto legame tra la sensibilità artistico-musicale italiana e quella russa, a mio avviso; anche in Italia, si mette davanti il cuore, per questo gli orchestrali comprendono velocemente le caratteristiche interpretative, le atmosfere che esigo in certi pezzi. Per questo mi sono trovato molto bene con la Filarmonica Toscanini: lo dico nel pieno senso della parola. Quanto ho detto per le Danze sinfoniche, è stato colto subito e messo in pratica da questa orchestra italiana diversamente da una compagine inglese che ho diretto, sempre nello stesso brano, alcuni mesi fa».

Eleonora Bagarotti

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