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Venerdì 14 Marzo 2008 - Libertà

«Così sono nati gli studi sull'universo primordiale»

De Bernardis ai Mercoledì della scienza

Non sembra ma i Mercoledì della scienza hanno lasciato tracce tanto profonde quanto impalpabili nel grande pubblico perché i relatori succedutisi nelle interessanti conferenze hanno saputo comunicare e diluire complesse questioni. Nel primo incontro del secondo ciclo, "Le nuove frontiere della scienza", Paolo De Bernardis in "Archeologia dell'universo" ha delineato l'origine del nostro sistema solare, moderatori Giuseppe Cordera e Alberto Dosi, rispettivamente presidente e rappresentante dell'associazione "Amici del liceo Respighi" organizzatrice, con la Fondazione di Piacenza e Vigevano ed il Dipartimento di matematica e fisica del Respighi, dei Mercoledì. De Bernardis, docente alla Sapienza di Roma, ci ha anticipato i contenuti dell'intervento.
Quando sono nati questi studi?
«Lo studio dell'universo primordiale è nato circa 40 anni fa quando per la prima volta ci si rese conto che da quell'universo arrivava della luce che ha fatto tanta strada, è stata modificata, è diventata un buonissimo segnale a microonde tipo quello ricevuto dai satelliti, in realtà più debole perché viene da lontanissimo, da un'epoca in cui l'universo era talmente denso e caldo da essere dappertutto come la superficie del sole. Da allora l'universo si è raffreddato e questa luce intensissima è diventata microonde. Studiandola si può capire com'era l'universo circa 14 miliardi di anni fa, completamente diverso da oggi, fatto di gas incandescenti e molto più semplice. Da lì sono nate le strutture che vediamo oggi: galassie, ammassi di galassie, stelle ? che hanno impiegato miliardi di anni per formarsi. E da quello stadio primordiale capiamo la fisica che fa funzionare l'universo».
Quali sono le prospettive future?
«Questo studio si fa con telescopi speciali montati su palloni stratosferici o su satelliti per andare al di fuori dell'atmosfera terrestre. Fare queste misure non è facile ed a fine anno verrà lanciato Plank, satellite europeo che farà queste misure molto più dettagliate e promette di svelare segreti dell'universo come la composizione della "materia oscura" che speriamo di interpretare dai segnali. Insieme a questo strumento costosissimo realizzato da un consorzio di istituti di diverse nazioni ci sono anche strumenti più piccoli, più mirati, come gli esperimenti che facciamo dal pallone stratosferico. Uno, Olimpo, particolarmente importante, è stato realizzato da Silvia Masi e dal nostro gruppo dell'università La Sapienza e permetterà di studiare come si sono formati gli ammassi di galassie. La prospettiva è questa: misure sempre più precise per comprendere non solo l'astrofisica ma anche la fisica delle particelle elementari».
Prossimo appuntamento il 19 marzo, ore 17.30, sempre auditorium Fondazione, via S. Eufemia 12, relatore Telmo Pievani, Università degli studi di Milano, con "La teoria dell'evoluzione oggi e i suoi nuovi nemici"

FABIO BIANCHI

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