Lunedì 10 Marzo 2008 - Libertà
Tristano, un genio della sperimentazione
PIACENZA - E' stato un incontro molto caldo e bello fra appassionati, fortunatamente del tutto privo del sussiego professorale che si è soliti associare alla parola "convegno", quello che ieri al Milestone ha celebrato, nel trentennale della sua scomparsa, la figura del pianista-compositore-didatta Lennie Tristano, il più aristocratico e intellettuale fra i grandi protagonisti della storia del jazz. Lennie Tristano e il suo tempo era il titolo di questa giornata di studi organizzata dal Piacenza Jazz Club presieduto da Gianni Azzali, insieme con la Sidma, Società italiana di musicologia afroamericana a margine del Piacenza Jazz Fest.
Era purtroppo assente, per cause di forza maggiore, la musicologa coreana Eunmi Shin, autrice di una fondamentale biografia del Nostro. Ma questa "maratona" tristaniana è stata ugualmente illuminata da studiosi di rango, come il presidente della Sidma Stefano Zenni (collegato in videoconferenza), che ha parlato delle «improvvisazioni collettive» senza temi, ritmi o armonie preordinate di cui Tristano fu pioniere con Intuition e Digression, incredibili saggi di free "ante litteram" incisi il 16 maggio 1949 negli studi della Capitol Records. Mettendo in relazione questi brani (e altre pietre miliari di Tristano, come la Descent into the Maelstrom del 1953) con alcuni sorprendenti "precedenti" e con gli sviluppi successivi dell'improvvisazione tematica nel jazz, Zenni ha notato, finemente, che è improprio parlare di Tristano come di un anticipatore del free jazz di Coleman e dei suoi sodali, più attenti alla tradizione "eterofonica" del blues che alla musica colta contemporanea. Ma questo non significa limitare la portata di innovatore del grande Lennie, i cui eredi (oltre che nello splendido Jimmy Giuffre del trio con Paul Bley e Swallow) vanno cercati addirittura più "oltre", come nel coltissimo sperimentatore Braxton.
Il musicologo Veniero Rizzardi, che ha aperto il suo intervento con un appassionante excursus sulla storia delle tecniche di registrazione e dell'elettronica applicata alla musica (partendo dagli esperimenti di Walter Ruttmann e dalla fondazione del Club d'Essai a Parigi nel 1948), si è invece soffermato sulle sovraincisioni e le accelerazioni che Tristano operò per rendere più "densa" la polifonia di Turkish mambo e dell'album The new Tristano: sovraincisioni che, per la prima volta, non servivano a correggere o compensare esecuzioni insoddisfacenti ma erano impiegate come un vero e proprio elemento compositivo.
Stefano Biosa, maggiore collezionista in Europa di documenti su Tristano, ha squadernato pubblicamente la sua erudita passione e ha esposto al Milestone una piccola parte dei suoi tesori. Ma nulla ha affascinato i presenti come i racconti di Franco Fayenz, nume della critica jazz in Italia (e autore del primo libro pubblicato sul Nostro, ora riedito da Stampa Alternativa: Lennie Tristano: il profeta dimenticato): Fayenz ha descritto il toccante Tristano "privato" da lui incontrato più volte a New York, e gli ultimi anni di vita del grande artista, affogati nel gin e nella malinconia.
Ma il contributo forse più "sentito" non è stato un intervento parlato, bensì suonato: Suite for Lennie, il concerto con cui il pianista Gaetano Iacoucci ha reso omaggio al suo maestro spirituale, e di cui parleremo domani.
Alfredo Tenni