Domenica 16 Marzo 2008 - Libertà
Recupero del patrimonio abitativo da destinare alle utenze deboli
Il piano della Cisl
Si può oggettivamente ragionare su un patrimonio di almeno 350-400 alloggi con caratteristiche architettoniche e strutturali adeguate ai redditi delle diverse utenzeL'annunciata Agenzia per l'Affitto guidata dall'Acer, vede la CISL favorevole. L'emergenza abitativa, come dicono anche i dati pubblicati da Libertà nel recente inserto dedicato al panorama immobiliare, è purtroppo reale nel nostro territorio. Se si intende raccogliere questa sfida agevolando l'incontro tra domanda e offerta di abitazioni, a vantaggio di potenziali inquilini che hanno redditi troppo alti per accedere all'edilizia residenziale pubblica ma troppo bassi per sostenere gli attuali canoni di mercato, si va nella direzione giusta. I vantaggi per l'inquilino ci sono: possibilità di trovare un alloggio a canone calmierato, garanzia di un rapporto contrattuale trasparente, informazioni precise, agevolazioni fiscali.
Il progetto rappresenta un'opportunità anche per i piccoli proprietari immobiliari che possono affittare un immobile in tutta tranquillità, minimizzando i rischi connessi alla selezione degli affittuari e all'eventuale mancato pagamento del canone di locazione pattuito. Ugualmente l' Agenzia per l'affitto sembra un passo indietro rispetto alla potenzialità del "Piano casa" esposto nell'ambito dell'ultimo Piano Strategico. Là non si parlava solo di far incontrare domanda e offerta ma si proponeva, dopo un opportuno censimento del patrimonio immobiliare pubblico e privato dei comuni ad alta densità abitativa, un intervento più organico di housing sociale che avrebbe visto anche la ristrutturazione degli alloggi messi sul mercato della locazione. Uno stimolo per i proprietari di casa ben più efficace. Una garanzia di qualità dell'abitare per gli inquilini. Perché a Piacenza c'è bisogno di case e, per converso il mercato dell'affitto appare più "drogato" che altrove. Alti affitti (anche 700 euro mensili per 70 mq) vengono disputati da single e da immigrati con gli studenti e i lavoratori attratti dalle opportunità della logistica.
E anche 1.500 euro di stipendio, possono non bastare. Non parliamo di chi ne percepisce meno di mille. L'offerta del mercato è anche viziata spesso da irregolarità. Si pensi che durante l'anno scorso ben il 77 per cento dei controlli messi in atto nella nostra provincia dalla Guardia di Finanza abbiano dato esito positivo: affitti in nero e compravendite spurie non sono infrequenti. Occorre puntare veramente allora su un Piano che ponga il Recupero Edilizio al centro delle attenzioni degli attori istituzionali, a partire dal mondo bancario, degli industriali del settore delle costruzioni, della cooperazione di abitanti e non solo. Questa è la possibilità per la Fondazione di Piacenza e Vigevano di entrare in un'impresa decisiva per lo sviluppo del territorio, allo stesso modo di quanto è avvenuto in Lombardia con la Fondazione Cariplo. Ci sono 4 mila appartamenti sfitti nel comune capoluogo che non di rado aspettano di essere messi a norma con un investimento relativamente contenuto ma ben eseguito. D'altra parte solo a Piacenza ci sono 1700 famiglie in difficoltà sul fronte abitativo. Facciamo incontrare questi bisogni in modo produttivo.
Realizzare questo programma di intervento consentirebbe una risposta efficace a tre ordine di problemi: la risposta a un bisogno sociale rilevante, la rivalutazione del patrimonio pubblico o privato a costo zero, in terzo luogo si crea un volano di sviluppo positivo per l'economia locale con una spinta positiva anche all'occupazione. Qual è allora lo schema della nostra proposta? Un progetto organico mirato esclusivamente al recupero del patrimonio sfitto, in degrado o inutilizzato, arricchito da un piano dettagliato per il recupero delle case rurali abbandonate.
Nessun impiego quindi di nuovi suoli per l'attività edilizia.
Si può oggettivamente ragionare su un patrimonio di almeno 350-400 alloggi con caratteristiche architettoniche e strutturali adeguate ai redditi delle famiglie e delle diverse utenze sociali. I soggetti destinatari, ricordiamocelo, sono gli studenti, le giovani coppie, gli anziani autosufficienti, i disabili, gli immigrati regolari, i lavoratori in mobilità geografica, famiglie in condizioni di disagio economico.
Come muoversi? In quali direzioni? Da una parte in direzione della Regione Emilia Romagna con la quale le Istituzioni piacentine devono essere più determinate, dall'altra con gli attori territoriali che vogliono mettersi in gioco per un obiettivo alto e qualificante.
Qual è il ruolo che può avere la Regione? Il Piano va presentato a Bologna, anche per poter accedere ai finanziamenti previsti dal FSE, ma va anche chiesto alla Regione di rivedere radicalmente i criteri per l'assegnazione dei contributi per l'Edilizia Residenziale Pubblica alle singole province: non sono più attuali e ci relegano a fanalino di coda perché oggi a Piacenza c'è solo il 5-6 per cento dell'intero patrimonio pubblico regionale, mentre il nostro territorio è quello che presenta i maggiori cambiamenti dal punto di vista demografico e della struttura del corpo sociale. Massimo tasso di invecchiamento della popolazione, alta percentuale di costituzione di nuovi nuclei familiari. Maggior indice di coppie di anziani, esplosione del fenomeno migratorio con molte famiglie giovani, sono aumentati in misura significativa i single, i separati ed i divorziati, è alto il numero degli studenti anche provenienti da fuori Regione e c'è una presenza sempre maggiore di lavoratori provenienti da altre regioni operanti nel parco logistico locale.
Piacenza deve giocare questo confronto, tenendo presenti questi presupposti reali, in termini chiaramente politici, forte del fatto che la nostra comunità ha elaborato un progetto di sistema sul tema che a suo tempo è stato valutato tra i prioritari dallo stesso Ente Regione.
In un ambito a noi più prossimo perché si realizzi questo piano è sicuramente la Fondazione che deve essere chiamata dall'ACER a condividere queste scelte e svolgere una funzione di traino e di sostegno. Agendo in tal modo, ossia anche facendo ricorso a impieghi di parte del proprio patrimonio, avverrebbe un salto di qualità nella programmazione dei suoi obiettivi con progetti che affrontano in termini complessivi i bisogni del territorio, coerenti con gli interventi di questa importante istituzione. All'Acer, poi, il delicato compito di mettere a punto diversi modelli di convenzioni-tipo che garantiscano sia gli esecutori e i finanziatori degli interventi, che i proprietari e gli inquilini.
Così non solo è possibile ipotizzare uno scenario in cui si attenui il caro-affitti in una provincia in cui il libero mercato è surriscaldato dalla particolare scarsità di offerta di case pubbliche, ma si potrebbe favorire un allargamento del diritto alla proprietà attraverso il meccanismo del canone di affitto con diritto di riscatto o altre forme da sperimentare. Infine agli enti pubblici spetta il ruolo di garante per originare condizioni agevolative: abbattere i costi di urbanizzazione, limitare l'incidenza fiscale e tutelare il capitale investito. L'Amministrazione Provinciale tenga conto in modo coerente (essendo stata promotrice del l'ultimo Piano Strategico) di questa prospettiva, dando con il nuovo PTCP linee utili ai singoli comuni. E conseguentemente i PSC dei vari comuni (ma in particolare dei comuni maggiori) dimostrino si saper passare dalle parole ai fatti. E' una sfida che la CISL rilancia aspettando in tempi rapidi una risposta da chi ha voce in capitolo e responsabilità in merito.
SANDRO BUSCA
Segretario generale CISL