Martedì 18 Marzo 2008 - Libertà
Pittura, le grandi firme piacentine del '900
Agli Amici dell'arte sguardo al passato ma anche tensione verso la modernità
C'è una distesa di barattoli vuoti, umile raffigurazione di una discarica sapientemente illuminata; accanto una Melagrana blu dai cromatismi raffinati che evocano un'opulenza quasi bizantina; c'è il calore disordinato di una mansarda parigina ed il realismo lussureggiante della Valvezzeno a contrapporsi alla dignitosa compostezza di un monsignor Vincenzo Pancotti di fresca nomina e alla concreta leggerezza iconografica di una ballerina che si libra su una curiosa città in miniatura.
E' Novecento pittorico piacentino, la mostra organizzata dagli Amici dell'Arte in collaborazione con la galleria Ricci Oddi, la Fondazione di Piacenza e Vigevano, il Comune e la Provincia: una rassegna perfetta ed accattivante ma soprattutto un viaggio nel secolo scorso condotto attraverso lo sguardo vivace e variegato di ventidue pittori piacentini; un itinerario storico, un'esplorazione immaginifica e affascinante di una Piacenza popolata da artisti. I tesori emergono dai depositi della Ricci Oddi e sono finalmente visibili nella sede degli Amici dell'arte fino al 3 aprile: è un'occasione da celebrare e così è stata, durante un'inaugurazione affollata e festosa.
«Una mostra-evento - così l'ha definita il presidente degli Amici dell'arte Luigi Galli, insieme al vicepresidente Giorgio Federici - che dà voce ad una realtà partecipe delle suggestioni nazionali del Novecento». E ad emergere non è infatti la vacua immagine di una realtà di provincia, ma un florilegio di sensibilità suadenti e preziose, tocchi penetranti e vibranti che fuoriescono dalla tela: sono le anime di una Piacenza che si fa progressivamente verista e fantastica, arcadica e mondana, sacra e sensuale. E' la pittura, intesa come «un modo di essere che riempie i momenti della vita», afferma Galli, ma è anche un percorso che racconta un passato abbastanza recente ma forse troppo spesso dimenticato. «Ci sono pittori da riscoprire», dice Paola Bassi , la curatrice del catalogo pensato per una mostra ricca di «immagini ed emozioni, opere e suggestioni». Ma all'inaugurazione non può mancare neppure il critico d'arte Ferdinando Arisi, che con la solita verve racconta aneddoti e storie, confessa i segreti dei pittori e delle opere: si definisce un "abusivo curioso" e svela la furbizia di un Soressi che ha retrodatato l'opera esposta per darle maggior valore, la vicenda di Maria Buzzetti Anguissola, sorella del podestà di Piacenza ritratta da Pacifico Sidoli in un quadro inedito. Ed allora si comprende che il repertorio artistico, nelle parole di Arisi, racconta «la vita dell'ambiente», ma anche quella dei piacentini. «C'è l'Ottocento di Tansini e di Giuseppe Sidoli, l'avanguardia di Ricchetti e Arrigoni, la scuola del fantastico di Foppiani e l'innovazione di Mosconi», elenca il direttore della Ricci Oddi Stefano Fugazza, «ma non manca neppure un outsider come Malfanti».
In Novecento pittorico piacentino, nato in collaborazione con Domenico Antro, Silvia Berni e Luigi Rizzi, trova spazio lo sguardo al passato, ma anche la tensione verso la modernità: Giacobbi ritrae la sensualità pulita di una modella ed evoca la sacralità dell'Incontro di Gesù con le pie donne; traspare la ricerca inesausta di Bot, fra naturalismo e futurismo, Cinello dà voce agli scenari di una New York surreale, mentre un autoritratto di Bruno Sichel mostra una viscerale e sofferta umanità. Piacenza parla in un Po brumoso o limpido di Sidoli, nello sguardo espressivo di un giovane Nello Bagarotti, in un Trebbia popolato da carrettieri-cowboy: è una città che riprende vita attraverso i colori e le suggestioni di una mostra tutta da scoprire.
Novecento pittorico piacentino Agli Amici dell'arte, via S. Siro 13, fino al 3 aprile. Orari: festivi 10.30-12 e 16.30-19; feriali 16.30-19.
BETTY PARABOSCHI