Martedì 18 Marzo 2008 - Libertà
Lo Cicero, la favola diventa ovale
«Le mete agli All Blacks? Più emozionante far partorire una donna»
PIACENZA - Andrea Lo Cicero e una favola ovale. Odontotecnico, aspirante odontoiatra, ex volontario della Croce rossa, un presente da simbolo della Nazionale italiana di rugby. Lo Cicero professione prima linea, pilone, cioè quello che... «In partita le prende per primo».
Lo Cicero ieri all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano per presentare "Il Barone - un'autobiografia", libro scritto a quattro mani con Paolo Cecinelli, giornalista de La7.
Presentazione organizzata da Omnia Eventi, col patrocinio dell'assessorato alla cultura della Provincia di Piacenza, rappresentato dall'assessore Magnelli, la collaborazione della Fondazione di Piacenza e Vigevano e il sostegno di TTA. Un'ora di confessioni, riflessioni, domande, risposte e aneddoti su una carriera oggi approdata al suo apice. Una carriera inimmaginabile per questo ragazzo riuscito a sfondare da rugbysta in Italia.
«Ho avuto fortuna - ammette il ragazzo di Catania, 76 presenze in Nazionale - Evidentemente quando sono partito da casa ho portato con me il fuoco dell'Etna».
A Piacenza è arrivato con un po' d'anticipo sull'ora della conferenza perchè... «Non sono un ladro, non mi va di fare toccata e fuga. Sono andato a fare un giro in Centro, per capire un po' della vostra città. Molto bella Piazza Cavalli, come il Duomo». In Centro, gelato in mano, lo hanno riconosciuto. «Mi fa piacere, anche se sono timido e un po' ancora m'imbarazza. Ma mi fa piacere soprattutto perchè significa che il nostro sport sta raggiungendo gli italiani».
Certo, non ancora come in alcuni Paesi, dove... «Quando gioca la Nazionale di rugby si blocca tutto, proprio come succede da noi per il calcio. Ma arriveremo anche a questo. Entro il 2011, prima che io mi ritiri».
Calcio, a proposito. Lo Cicero aggrotta le sopracciglia quando sente parlare di terzo tempo alla fine di Inter-Sampdoria o di Genoa-Roma.
«Ma scherziamo? Quello non è terzo tempo. Il terzo tempo è solo nostro e non è certo un saluto frettoloso alla fine della partita e via. Per i rugbysti significa stare insieme con l'altra squadra, condividere un momento, scambiarci idee e impressioni».
Sabato in un Flaminio che, nonostante l'allargamento, è ancora troppo piccolo per contenere tutto l'entusiasmo, la Nazionale ha scansato il cucchiaio di legno, il "premio" che spetta a chi perde tutte le partite.
«Battere la Scozia all'ultimo minuto ci ha procurato un'emozione indescrivibile. E' un'ottima base per ripartire. Reggere il confronto con queste Nazionali non è semplice per un'Italia che ha a disposizione una rosa molto ristretta rispetto a quelle degli avversari».
Italia del rugby, insomma, costretta a "scontare" il suo passato, un vissuto non certo all'altezza di quello di un'Inghilterra o di una Francia.
«Ma stiamo arrivando, compiendo passi da gigante». Non a caso la mischia azzurra, pilotata dal piacentino Carlo Orlandi, ormai da un pezzo allenatore degli avanti, è stata riconosciuta da molti come la migliore dell'ultimo Sei Nazioni.
E Andrea gongola al pensiero... «Dei carrettini fatti alla Francia, all'Irlanda e alla Scozia». Lui per tutti è diventato il Barone del rugby. Il soprannome ha un fondamento di verità perchè... «La mia è una famiglia nobile, ci chiamiamo Lo Cicero Vaina».
Alla finestra di quel che verrà, il Barone non s'immagina un futuro alla Troncon o alla Orlandi. «Una volta terminata la mia carriera, probabilmente lascerò il rugby. La mia intenzione è quella di mettere in piedi un'azienda agricola per la produzione del latte d'asina, in modo da aiutare i bambini intolleranti. Gli asini sono animali in via d'estinzione e io voglio fare qualcosa per metterci un freno».
Una marea di presenze in azzurro, soddisfazioni a gogò, tra cui due mete agli All Blacks, la temutissima Nazionale neozelandese.
«Un'emozione unica». Come un'emozione unica gli procurò quel giorno in cui... «Da volontario della Croce rossa, mi trovai a far partorire una donna. Un momento che non dimenticherò, che ricorderò più delle mete ai neozelandesi».
Di Lo Cicero, dopo averlo sentito raccontarsi, rimane soprattutto la sensazione di aver parlato con un personaggio vero, autentico.
«Sono quello di vent'anni fa, di dieci anni fa. E il merito è anche del rugby, che ti migliora rispettando la tua indole».
Carlo Danani,
carlo.danani@liberta.it