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Giovedì 6 Marzo 2008 - Libertà

Cogni, diversamente poeta

Fino a sabato nel Salone Nasalli Rocca della Biblioteca Passerini Landi la mostra "Vita e motivi di Ferdinando Cogni"
Ritratto a tutto tondo, da maestro ad autore

Fino a sabato sarà possibile visitare la mostra Vita e motivi di Ferdinando Cogni, l'esposizione dedicata al poeta piacentino scomparso un anno fa che si è inaugura venerdì pomeriggio nella cornice splendida del Salone Nasalli Rocca della Biblioteca Passerini Landi. La mostra, curata da Gianfranco Asveri, Silvia Bassi, Gianfranco Negri e Claudio Vela, realizzata con la collaborazione dell'assessorato alla cultura del Comune di Piacenza e la partnership preziosa della Fondazione di Piacenza e Vigevano, e accolta all'interno della Passerini Landi dal conservatore Massimo Baucia, è un'occasione straordinaria per passare in rassegna gli esemplari più significativi dell'attività di questo poeta e artista singolare.
Mentre nella saletta adiacente scorre a ciclo continuo il video G vó dj´ann pr´advintè giùan realizzato nel 2002 da Roberto Dassoni, il catalogo (edizioni Tipleco) realizzato sotto la curatela attenta di Silvia Bassi introduce ai pezzi delle bacheche che varrà la pena in questa sede menzionare almeno per sommi capi.
La prima sezione comprende i libri principali della produzione di Cogni. Si parte dal volumetto d'esordio di Motivi, stampato nel 1957 da Vanni Scheiwiller All'Insegna del Pesce d'Oro (la sua amata creatura editoriale), senza niente chiedere al poeta esordiente, come invece facevano tutti gli altri editori e come testimonia la corrispondeza intercorsa tra autore ed editore, si passa per Una nus in un fil (edizione fuori commercio a cura dell'autore) e dal meraviglioso Un sáicu 'd bonsáis stampato con la massima cura dal libraio Moreschi che reca in copertina il disegno di Giorgio Morandi regalato a Cogni, via via fino a quel Poesia, di nuovo Scheiwiller, che nel 2006 ha rappresentato il bilancio di un percorso di vita e di scrittura.
Seguono poi alcune esperienze con artisti, come la Sequenza per la madre illustrata da Gianfranco Asveri, e degli straordinari taccuini che evidenziano due direttive di lavoro: la nettezza nello scrivere, che doveva avere anche una bella forma in pagina, e l'attenzione alla correzione perché si arrivasse a un formulazione perfetta. Ancora, troviamo le traduzioni di Cogni. Sono un banco di prova che non lo rende semplicemente al servizio del testo altrui, ma che lo fa diversamente poeta, perché continua a inventare anche sul verso d'altra lingua, particolarmente su quello catulliano: e di Catullo ha sempre detto che era solo arrivato prima nel tempo, ma che il loro era un sentire comune, e che forse erano proprio i versi di Catullo a tradurre i suoi. Ma oltre al lirico latino troviamo qui Orazio (Le odi), Mallarmé, Terenzio, Marziale - i cui epigrammi sposano bene lo spirito anche di contestazione di Cogni - e i pensieri di Braques.
Procedendo si incontra un'interza sezione dedicata al poemetto I noss caväj, ideato nel 1945 per il ritorno post-bellico dei bronzi del Mochi in Piazza Cavalli e pubblicato solo nel 1965 con disegni di Ludovico Mosconi. In questo Cogni si dimostra piacentinissimo, perché la nostra è in qualche modo davvero la città dei cavalli se pensiamo che anche nel realizzare la sua opera pubblica per Piazzetta Tempio anche Bruno Cassinari pensa a fare un cavallo, in consonanza con quelli del Mochi, e il poeta insiste a lungo nell'elaborazione di questo bel testo di cui vediamo i diversi momenti di stesura, gli abbozzi, la versione italiana e così via.
Altra sezione è per le edizioni catulliane e quella successiva è titolata a Cogni maestro elementare e scrittore per bambini. Riscontriamo qui un uomo che resta convinto del valore della poesia anche a livello didattico, e insiste nel dettare versi ai bambini perché possano impararli a memoria. Chissà, forse non li capiranno subito, ma avranno a disposizione un patrimonio che li conforterà nella vita intellettuale, crescendo. E per i bambini Cogni scrive, li fa disegnare, mette voti alti a temi imperfetti ma sinceri.
Oltre ci sono i numeri della rivista Vetrina di Poesia e Arte stampata dall'Unione Tipografica Piacentina all'inizio degli anni Sessanta, che raccolgono contributi di Sereni, Quasimodo, Caproni e molti altri, e questo permette di introdurre alla vetrina dopo, dedicata agli scambi epistolari con i maggiori poeti e intellettuali del Novecento italiano: oltre ai già citati occorrerà ricordare Saba, Sbarbaro, Barile, Forti, Sciascia, Spatola, Marin e altri. Sbarbaro, con la sua faccia che sembra il muso di una tartaruga innocente proteso fuori dal carapace, è poi effigiato da Cogni in un acquarello interessante. Perché Cogni è stato anche un artista e amico di artisti. Non solo i piacentini di cui s'è già detto, o un piacentino d'acquisto come l'incisore Roberto Tonelli, o ancora Bot, Xerra e altri, ma anche figure come quella di Giorgio Morandi, che Cogni incita a donare un dipinto alla Galleria Ricci Oddi, che pensa sia un museo importante e da valorizzare. Perché Cogni non smette mai di essere piacentino, di amare la sua città, e pur vivendo appartato ne segue le vicende con partecipazione e dona alcune importanti opere di Lorenzo Pepe (successore di Marino Marini sulla cattebra di scultura a Brera) proprio alla Ricci Oddi perché tutti possano goderne.
Infine, chiudono la mostra un cartone di Cogni e un paio di cataloghi che ne riportano altri, a testimoniare questo aspetto su cui pure c'era un investimento.
Nel chiudere questa rassegna, varrà la pena di ricordare un'altra cosa. L'Informagiovani di Piacenza ha preso la decisione di dedicare i suoi gadget di quest'anno a Cogni. Si tratta di una borsa in tela e di una tazza che riportano la frase "G vó dj´ann pr´advintè giùan" (con traduzione), questo motto che viene da Picasso e il poeta fa suo, non solo nelle parole ma anche nella vita: che straordinaria lucidità giovane aveva questo nostro concittadino arrivato quasi a novant'anni.

Vita e motivi di Ferdinando Cogni. Biblioteca Comunale Passerini Landi, Salone Conte Emilio Nasalli Rocca. Fino a sabato 8 marzo negli orari d'apertura della biblioteca. Catalogo in mostra

GABRIELE DADATI

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