Domenica 2 Marzo 2008 - Libertà
«La democrazia è libertà dei diritti»
Intervista al docente di Storia delle dottrine politiche domani ospite di "Camminare tra le idee"
Carlo Galli: far coesistere uguaglianza e diversità
Le potenzialità della democrazia. Democrazia sì, democrazia no. Oggi più che in passato discutere di democrazia risulta attuale: è necessario, indispensabile e fondamentale per fare chiarezza sul presente e sul futuro politico che attende non solo la nostra Penisola, ma anche l'intera Europa e l'orizzonte mondiale.
La modernità impone una riflessione che sappia guardare al passato, senza però dimenticare le problematiche contingenti e valutare con sguardo orientato a ciò che potrà accadere: ben vengano dunque le iniziative come Camminare tra le idee, la rassegna organizzata dalla Società filosofica italiana Sezione Emilia Romagna in collaborazione con il liceo "Gioia" e la Fondazione di Piacenza e Vigevano. Cinque incontri per costruire una sorta di percorso all'interno del pensiero filosofico di ieri e di oggi e per avvicinare non solo le scuole ma anche l'intera cittadinanza al dibattito, condotto con docenti provenienti da atenei italiani e stranieri.
A parlare stavolta è Carlo Galli, docente di Storia delle dottrine politiche all'università di Bologna e protagonista del terzo incontro, dal titolo "Democrazia: storia e problemi", che si terrà domani, dalle 10 alle 12, all'auditorium della Fondazione di via S. Eufemia.
Professor Galli, il suo intervento sarà incentrato su una tematica di notevole attualità: oggi la democrazia sembra essere l'unica politica legittima del nostro tempo, eppure a volte il suo significato reale e profondo non risulta ben chiaro. Alla luce degli eventi di oggi, che cosa si intende concretamente per democrazia?
«E' innanzitutto necessario guardare alla storia del pensiero politico: si vedrà allora che ciò che noi oggi chiamiamo democrazia è una liberaldemocrazia costituzionale, che si pone essenzialmente come obiettivi una resa trasparente della politica e l'esercizio libero dei diritti, intesi come una vasta gamma di libertà possedute da ognuno. E' il tentativo di superare gli esempi politici di identità e conciliare le differenze, far coesistere la libertà e l'ordine, l'uguaglianza e le diversità, nel rispetto di norme condivise da tutti».
Un obiettivo complesso da realizzare e, alla luce dei risultati del processo di democratizzazione in Medio Oriente, difficile da esportare.
«Diciamo pure che non è esportabile: la concezione di democrazia a cui mi riferivo nasce in un contesto occidentale e lì è radicata. Ed oltretutto è assurdo pensare di portare una forma di governo in altre realtà con l'uso della violenza e con la guerra».
La guerra in Iraq è stata spesso presentata come un tentativo di far primeggiare le forze democratiche: così non è stato. Secondo lei cosa ha esportato effettivamente Bush?
«In una parola, il dominio. E' stato un tentativo di dominare i paesi del Medio Oriente con le armi e con pressioni ai paesi alleati».
Torniamo al significato di democrazia. In Italia il Partito democratico è nato decisamente in ritardo rispetto ad altre realtà nazionali: secondo lei qual è il motivo di questo divario?
«Non possiamo dire che la tendenza nazionale sia stata quella di imitare l'omonimo partito americano. In Italia chi ha dato vita al Pd lo ha fatto per portare nel nostro Paese una democrazia che non reputa ci sia; penso che il Pd non si ponga l'obiettivo di abitare un contesto democratico che già esiste. Se così fosse, tutti i partiti potrebbero chiamarsi democratici. Ritengo invece che il Pd voglia sconfiggere le forme di ingiustizia, i poteri opachi che tuttora sono presenti in Italia: ha degli orizzonti a cui guardare, non un habitat in cui vivere».
Pochi giorni fa Mentana ha spiegato la difficoltà di realizzare un "match unico" di dibattito per tutti i candidati italiani parlando di "democrazia sostanziale e non formale" nella Penisola.
«Non condivido la sua analisi. In Italia ci sono problemi formali, perché noi crediamo di più nel privilegio che nello spirito democratico; e poi ci sono i centri di potere, che costituiscono il nodo sostanziale da risolvere».
E per quanto riguarda le elezioni formali della Russia?
«E' un esempio dell'attuale esistenza di regimi sostanzialmente autoritari che convivono con forme di legittimazione elettorale. La Russia mostra che non bastano le elezioni per parlare di democrazia: è necessaria anche la libertà».
BETTY PARABOSCHI