Mercoledì 27 Febbraio 2008 - Libertà
Oreste Labò entra alla Ricci Oddi
Scultura donata da Confindustria in ricordo di Giovanni Magnaschi
Si è ufficializzato ieri l'ingresso nel patrimonio della Galleria Ricci Oddi di un'opera dello scultore Oreste Labò, che non era finora rappresentato nel museo piacentino. A colmare la lacuna, come annunciato nei giorni scorsi, è intervenuta la donazione decisa da Confindustria di Piacenza, stabilita per ricordare a un anno dalla morte Giovanni Magnaschi - che di Confindustria è stato presidente dal 1986 al 1991 e nuovamente dal 1995 al 1999 - con un gesto perfettamente in linea con quello che era il suo spirito, spirito caratterizzato da un'attenzione spiccata per la cultura e l'arte non solo nello specifico del nostro territorio ma anche a livello internazionale.
La scultura donata, da titolo La modella o Nudo femminile, in marmo bianco, rappresenta bene il gusto liberty di primo Novecento, concedendosi a quel clima belle époque su cui si torna a riflettere proprio in questi giorni grazie alla grande mostra allestita a Palazzo Roverella di Rovigo da Francesca Cagianelli e da Dario Matteoni. La lavorazione di questo marmo, in linee flessuose ed eleganti, indica Labò come un artista di assoluta qualità, capace di porsi sulla frequenza del tempo in cui viveva anche al di là dell'attività ritrattistica cui pure s'è ampiamente dedicato.
In rappresentanza di Confindustria è intervenuto il presidente Sergio Giglio, mentre ad accogliere la donazione, tracciando il profilo di Labò, è stato il direttore della Ricci Oddi Stefano Fugazza. E' inoltre intervenuto Vito Neri, che ha ricordato con affetto lo scomparso Giovanni Magnaschi con cui aveva a lungo collaborato. Presenti anche la figlia di Magnaschi, Valentina, il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Giacomo Marazzi, l'assessore alla cultura Paolo Dosi, il critico d'arte Ferdinando Arisi e alcuni artisti piacentini.
Si è così tornati a puntualizzare come Labò sia stato il primo consigliere in fatto d'arte di un Giuseppe Ricci Oddi solo all'inizio del suo percorso collezionistico: già nel 1897 si era fatto tramite per l'acquisto dei due dipinti - Pecore tosate di Francesco Filippini e Dopo Novara di Gaetano Previati - che sono stati l'avvio della collezione conservata oggi alla Ricci Oddi.
A causa forse di un prestito richiesto da Labò e non concesso da Ricci Oddi, che era sempre estremamente giusto nei pagamenti ma che desiderava non creare equivoci nei rapporti umani, e di altri fraintendimenti di tipo economico, l'amicizia si interruppe, a tal punto che Ricci Oddi non pensò mai di acquisire una scultura di Labò, come pure sarebbe stato opportuno per la qualità dell'artista e per coerenza nel patrimonio d'opere.
La nostra città ha così una nuova opera dello scultore che si va ad affiancare al busto di Angelo Genocchi dei Giardini Margherita, a quello di Felice Cavallotti sotto il portico della Biblioteca Comunale e inoltre al monumento a Valente Faustini, anch'esso ai giardini pubblici. Nessuna di queste opere però testimoniava ancora la maniera liberty di Labò, che negli anni Venti ci si dedica con convinzione per poi progredire ulteriormente verso il gusto déco, e anche questo rende preziosa la resa al pubblico di questo bel nudo.
g.da.