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Domenica 24 Febbraio 2008 - Libertà

La mistica che volle parlare alla gente

Auditorium della Fondazione gremito per il ricordo di suor Maria Teresa Tosi, a cinquant'anni dal reportage "Clausura"
Sergio Zavoli: la sua "erre" piacentina mi aveva subito colpito

Suor Maria Teresa Tosi (1918-2007) «sbalordita e divertita» per le 30 rose rosse inviatele in convento dall'allora direttore del Corriere della Sera Mario Missiroli. O suor Maria Teresa che prima mette alla prova il grande giornalista Zavoli intimandogli di tornare al Carmelo per l'intervista alle 5 del mattino, e che, quando se lo trova davanti alla grata, gli chiede dei biscotti, «che consegnai insieme ad un cappuccino».
Era il 1958, quando una firma straordinaria del giornalismo italiano, Sergio Zavoli, «non per scoop, non per curiosità personale, ma per una piccola ossessione coltivata fin da bambino, quando vivevo a Rimini», chiese ed ottenne dal cardinale Lercaro di contattare le monache del convento di clausura bolognese per un colloquio. Il risultato di quello straordinario incontro - Zavoli e la piacentina suor Maria Teresa - è rimasto impresso prima nei nastri radiofonici trasmessi nel 1958 suscitando una vasta eco in Italia e all'estero, e successivamente integrato da immagini su pellicola riprese nel convento bolognese di Siepelunga.
A cinquant'anni da quel lavoro Piacenza, su generoso impulso di alcuni familiari della monaca, ha deciso di chiamare a sè entrambi i protagonisti di quel faccia a faccia, Zavoli e suor Teresa dell'Eucarestia, scomparsa a Spello a maggio dell'anno scorso e ieri tornata protagonista del grande schermo della Fondazione dove è stato proiettato quel leggendario reportage, "Clausura".
La Fondazione ieri era affollata come raramente è accaduto, con persone provenienti da tutta Italia. Come una coppia veneta, che tra un intervento e l'altro dei relatori - con Zavoli, suor Eliana, consorella della monaca piacentina, il teologo don Gigi Bavagnoli, l'assessore Paolo Dosi, i coordinatori Enrico Garlaschelli e Giancarlo Andreoli - ha chiesto di prendere il microfono per raccontare la propria ventennale frequentazione dell'eremo di Spello e l'incontro con suor Maria Teresa, rinnovato fino alla sua scomparsa. Venti minuti avvincenti dura il documentario riproposto ieri, dove le parole sussurrate al microfono da suor Teresa accrescono nell'ascoltatore la suggestione di aver avvicinato l'orecchio ed il cuore ad un angolo speciale dello spirito. «Devo a questa singolare circostanza (quando chiamò il convento trovò suor Teresa e non la priora, ndr.) se conobbi questa monaca piacentina, di dimensioni e qualità straordinarie. Mi accorsi di ascoltare, davanti a lei, e non di parlare», dice il senatore. A colpire da subito Zavoli, come ha raccontato ieri ad una platea affollata e partecipe (con ascoltatori persino nell'atrio, in piedi davanti allo schermo della tv interna), di suor Maria Teresa, «la sua voce bellissima, la sua erre piacentina, eredità napoleonica. Capì subito che il gioco sarebbe stato nelle sue mani», ancora Zavoli. Poi il divertimento di istruire le suore all'uso dei microfoni per quell'inedito servizio dietro la grata, «la gioia infantile delle monache nel partecipare a questa esperienza straordinaria», alcuni dei particolari del racconto del giornalista. Fu un'anima a raccontarsi al suo microfono Rai, ha detto Zavoli. L'ultima immagine del video di Zavoli ritrae dall'alto suor Teresa con le sue consorelle in un prato verde, fuori dall'Eremo della Trasfigurazione, sulle colline umbre. Il ritorno, qui, si è già compiuto.

Simona Segalini

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