Venerdì 22 Febbraio 2008 - Libertà
Pedroni: «Ecco i segreti della Sinfonia eroica»
Reading Dance: ieri al Ridotto l'approfondimento sul balletto che ha riscosso successo
PIACENZA - «Probabilmente niente potrebbe definire questo spettacolo meglio dell'immagine di un atleta che passa il testimone al suo compagno di squadra: la combinazione di espressioni coreografiche e musicali e il gioco di passaggi, incroci, scivolamenti e movimenti paralleli ma differenti ci raccontano l'eterna storia dell'uomo e della donna, di coppie che si formano e si dividono, del gruppo di fronte alla coppia e ci tratteggiano la figura dell'eroe, mutevole, eppure immortale».
Il critico Francesca Pedroni ha usato le parole della stessa coreografa Michèle Anne De Mey per introdurre ieri pomeriggio, nel foyer del Teatro Municipale, lo spettacolo Sinfonia eroica, prodotto da Charleroi Danses, andato in scena con successo la sera, nell'ambito della stagione di danza organizzata dalla Fondazione Toscanini e da Teatro Gioco Vita, con il Comune di Piacenza e la collaborazione dell'Ater. Pedroni, docente di Storia della danza e del balletto alla Scala di Milano, ha focalizzato l'attenzione su alcuni temi ricorrenti nel lavoro della coreografa belga, a partire da brani tratti da film girati dal fratello, il musicista Thierry De Mey che dal 2005, insieme a lei, a Pierre Droulers e a Vincent Thirion dirige Charleroi Danses - Centre choréographique de la Communauté française.
La selezione di filmati ha preso spunto da Love Sonnets («che rivelano grande attenzione alla musica, pur lasciando una certa autonomia al linguaggio danza»), 21 Études à dancer («microstorie raccontate tramite i movimenti, dotati comunque anche di astrazione») e soprattutto da Rosas danst Rosas, del 1997, in cui veniva ripresa l'omonima coreografia interpretata nel 1983 da Michèle Anne De Mey, Anne Teresa De Keersmaeker, Fumiyo Ikeda e Adriana Borriello. Le quattro protagoniste comparivano anche nel film di Thierry De Mey, accanto ad altre più giovani danzatrici, in un continuo rispecchiarsi di rimandi e citazioni. Il rapporto tra due versioni di una stessa opera è un tema affrontato da Michèle Anne De Mey anche in Sinfonia eroica, portata di nuovo in scena nel 2006 a sedici anni di distanza dal debutto nel 1990.
All'epoca gli interpreti erano sette (tra cui la De Mey), ora sono diventati nove, per una scelta - ha spiegato ieri Pedroni - maturata per caso durante un'audizione: «Si era formata una équipe di danzatori che si esprimevano bene insieme e così sono stati tenuti tutti». Pedroni ha ribadito inoltre come la «danza è sempre un'arte in trasformazione» e diventa particolarmente «interessante accostarsi a un pezzo che ha una sua vita». La De Mey, formatasi alla scuola di Maurice Béjart, è tra le più significative rappresentanti della danza fin dagli anni '80, quando in Belgio era legata - ha ricordato il critico - al minimalismo musicale e al lavoro sul corpo, con una scelta di cellule di movimento estremamente delimitata e precisa, intorno alla quale creare variazioni continue. L'incontro si è svolto all'interno di Reading Dance, ciclo di lezioni sulla danza a cura di Stefano Tomassini, all'interno del progetto InFormazione teatrale, promosso da Gioco Vita con il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Anna Anselmi