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Martedì 19 Febbraio 2008 - Libertà

Zanoli sull'Eduardo post-bellico e sofisticato

Riflettori su "Le voci di dentro"

PIACENZA - "Effetto zoom". Lineare e conciso. E' la limpida semplicità di chi il teatro lo conosce bene, ne ha imparato a memoria il respiro più profondo, lo ha assaporato non solo nei momenti della messa in scena e degli applausi, ma ha anche vissuto il dietro le quinte e lo ha fatto col cuore. Solo qualcuno come Roberta Zanoli, proveniente dal Piccolo Teatro di Milano, può svelare i meccanismi di questo eterno gioco del «facciamo che io ero», aprendo uno squarcio affascinante sul risvolto più intimo e segreto degli spettacoli. Un percorso di formazione teatrale rivolto a tutti, senza dubbio: la Zanoli non dimentica il suo passato da insegnante e la componente formativa risulta ancora una volta basilare: eppure l'iniziativa, organizzata da Teatro Gioco Vita nell'ambito dell'edizione 2008 del programma "InFormazione Teatrale" proposto dallo Stabile di Innovazione di Diego Maj con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, travalica qualsiasi ambito puramente pedagogico.
Piuttosto un percorso di scoperta, di analisi stimolante condotta sulla scia di un intelletto vivace e fervido, brillante e coinvolgente: è la stessa Zanoli, nel Ridotto del Teatro dei Filodrammatici, ad accompagnare gli spettatori all'interno dei testi teatrali, fra le righe immaginarie di uno spettacolo che si rigenera continuamente, che ad ogni lettura rivela la sua straordinaria forza. E' la magia del teatro: e per assaporarlo, nulla di meglio che vorticare tra i grandi del passato, i maestri di ogni epoca che alla storia del palcoscenico hanno dato un enorme contributo. Ed ecco quindi un viaggio, artistico e goloso, che approda ad un Eduardo De Filippo post-bellico, con l'analisi minuziosa e sofisticata de Le voci di dentro.
Spettacolo di successo che, dopo essere andato in scena la scorsa stagione al Piccolo Teatro, approderà anche a Piacenza il 25 ed il 26 febbraio, all'interno della stagione di prosa del Municipale; eppure Le voci di dentro è soprattutto progetto drammaturgico che analizza il complesso rapporto tra sogno e realtà, visione che irrompe nel quotidiano diventando quasi profetica; è il rapporto tra individui, la comunicazione che mistifica, le maschere di Pirandello e l'incapacità di una fiducia reciproca.
«Il tutto creato in sei giorni» rivela la Zanoli e sembra impossibile, paradossale finché non si ricorda che il genio ha nome De Filippo ed il teatro di cui si parla non è di regia, ma affonda le sue radici nelle compagnie di giro. «Un teatro capocomicale» precisa la responsabile Sviluppo progetti educational del Piccolo Teatro, «che si discosta profondamente da quello d'insieme di Giorgio Strehler o Luca Ronconi ed in cui l'arte si apprende sbirciando da dietro le quinte». Per un attimo si è tentati: ma è la Zanoli a guidare il gioco e così, invece di sbirciare sul palcoscenico, si occhieggia fra le pagine del testo e si entra in una famiglia apparentemente normale. Ma sono proprio loro, i Cimarota, ed i vicini Carlo ed Alberto a svelare la disillusione: l'incapacità di stimare il proprio simile perché «senza la stima, si può arrivare al delitto». E così la tarantella in tre atti si conclude «senza morti ma tutti potenziali assassini, delatori dei congiunti» in un continuo rinnovarsi dell'«homo homini lupus».
In scena la compagnia di Teatro di Luca De Filippo, da Gigi Savoia ad Antonella Morea, da Marco Manchisi a Carolina Rosi, guidati dalla regia di Francesco Rosi che rinnoverà ancora una volta la possibilità di un dramma reale anche se non perpetrato.

Betty Paraboschi

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