Mercoledì 13 Febbraio 2008 - Libertà
Callas, una mostra alla Fondazione
E domani la proiezione di "Medea"
PIACENZA - Tra i ruoli eternati sul palcoscenico della Scala da Maria Callas, spicca per intensità e potenza espressiva quello della maga Medea, moglie ripudiata da Giasone, condottiero degli Argonauti. La cantante greca, che Eugenio Montale descrisse nell'Opéra-comique in tre atti di Luigi Cherubini come «sacerdotale a tratti, feroce a volte come una belva che raspi il suolo consumando gli ultimi resti del suo pasto», rivestì la stessa parte anche nel film del 1969 di Pier Paolo Pasolini, tratto dalla tragedia di Euripide. Queste importanti tappe nella carriera della "divina" sono state raccolte in una mostra fotografica, curata da Sky Classica nel trentennale della morte della Callas, avvenuta il 16 settembre 1977.
L'esposizione Da Medea a Medea, che approda ora a Piacenza per iniziativa del Comune e della Fondazione Toscanini, sarà preceduta domani alle 21 alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, in via S. Eufemia, 12, dalla proiezione del lungometraggio Medea di Pasolini. Venerdì alle 15.30 verrà inaugurata la mostra al Ridotto del Municipale, con le foto di Erio Piccagliani provenienti dall'Archivio della Scala e quelle di Mario Tursi, riprese dal set di Medea. Resterà visitabile fino al 15 marzo, il mercoledì e il giovedì dalle ore 10 alle 13 e in concomitanza con gli spettacoli.
Maria Callas indossò per la prima volta le vesti della tragica eroina nel 1953, al Maggio musicale fiorentino. Pochi mesi dopo, Medea fu riproposta alla Scala, per la regia di Luchino Visconti e la direzione di Leonard Bernstein, suggellando una storica interpretazione, che determinò il canone alla base anche delle riprese successive. Come Medea, nel 1961, la Callas calcò per l'ultima volta il palcoscenico scaligero. Otto anni più tardi le arrivò la proposta di debuttare nel cinema con Pasolini. Era un periodo particolarmente travagliato dell'esistenza dell'artista. Già da qualche tempo la splendida voce aveva cominciato a vacillare. Nel 1968 si era poi consumato il tradimento di Aristotele Onassis, che l'aveva abbandonata, convolando a nozze con Jacqueline Kennedy. Il nuovo impegno sembrò offrirle una possibilità di riscatto. Nel libro Maria Ritratto della Callas (Giulio Perrone editore), Nadia Stancioff che fu assistente e controfigura della cantante durante le riprese, racconta della professionalità e della resistenza fisica notevoli dimostrati dalla "divina", costretta a girare in un caldo soffocante sotto il peso di due chili e mezzo di gioielli cerimoniali. Il set si tenne in Turchia (in Cappadocia), a Grado e a Roma. Ai giornalisti che una mattina, appostati fuori dall'albergo, le chiesero perché avesse accettato di impersonare una donna che uccide i suoi figli solo per punire il proprio amante, la Callas rispose: «Perché io sono Medea. Io odio i compromessi. Mi piace la chiarezza nelle persone e nelle situazioni. Ora per favore muoviamoci, fatemi andare a lavorare». Nonostante fosse alla prima prova come attrice, Stancioff precisa che spesso bastarono una o al massimo due riprese delle varie scene, grazie alla capacità istintiva della Callas di entrare nel personaggio.
ann. anse.