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Martedì 12 Febbraio 2008 - Libertà

Un intero quartiere del centro storico
legato alla consorteria guelfa dei Fontana

Presentato il quinto volume di Giorgio Fiori

Palazzi, case, chiese del quartieresviluppato attorno a Sant'Eufemia disvelano il loro volto e il loropassato nelle 352 pagine e 1250 fotografie del libro di GiorgioFiori, presentato ieri a Palazzo Galli.
Quinto tomo dellaponderosa serie di volumi su Il centro storico di Piacenza,pubblicata da Tep edizioni d'arte, il libro Il terzo quartiere diPiacenza dei Fontana o di S. Eufemia accompagna lungo le stradecomprese tra barriera Torino, piazza Cavalli, il monumento aiPontieri e le mura di via Maculani. Un settore urbano legato in etàmedievale alla consorteria guelfa dei Fontana, a sua volta suddivisain molte famiglie: i Banduchi Fontana, gli Zagni Fontana e altrirami che - ricorda Fiori - sono da tempo estinti; gli ArcelliFontana, i Malvicini Fontana e i Paveri Fontana tuttora esistenti.Il più illustre rappresentante del casato rimane FilippoArcelli, passato agli ordini della Repubblica di Venezia e mortoin esilio a Capodistria nel 1421.
Di personaggi che giocarono unruolo nelle vicende della nostra città se ne incontrano tanti nelvolume, in cui puntigliosamente Fiori ricostruisce passaggi diproprietà, artisti e maestranze di ciascun edificio, arricchendo iltesto anche con aneddoti e curiosità. Si scopre così che, prima dipassare definitivamente nei beni del monastero di Santa Margherita(oggi scomparso, era adiacente all'omonima chiesa trasformata inauditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano), le due casecorrispondenti al numero 11 di vicolo Santa Margherita erano stateacquistate nel 1634 dal medico pavese Martino Manildi, uccisoil 4 gennaio 1651 da due servitori fuggiti con i suoi soldi. Uno,tal Gian Antonio Rossi, venne riacciuffato e giustiziato lamattina dell'11 febbraio 1651. La pena di morte fu precedutadall'amputazione della mano destra.
O ancora si viene a saperecome finì la stirpe di Gian Andrea Comneno, il cui busto sitrova nei Musei di Palazzo Farnese. L'uomo, che avanzava pretese sulprincipato di Macedonia e il trono dell'Impero d'Oriente (sullequali Fiori si dimostra alquanto scettico), morì senza figli nel1703, nominato castellano del castello di Piacenza. L'unica nipotevenne chiusa nel monastero di Santo Spirito, fondato in via Campagnanel XVII secolo, soppresso nel 1810, diventato una caserma, poi unbottonificio, infine demolito nel 1967-'68 per far posto aicondomini all'angolo con vicolo Molineria San Nicolò.
Uno deifascini del libro di Fiori è proprio quello di permettere, tramiteil ricorso a documenti, cartografia e fotografie, di far rivivereuna Piacenza ormai scomparsa, spesso vittima di speculazioniedilizie. Tra i monumenti maggiori su cui si sofferma il volume, lechiese di San Sisto, di Santa Maria di Campagna e di San Sepolcro,progettate da Alessio Tramello (o Tramelli), di cui invanooggi si cercherebbe la tomba. Fu infatti sepolto nella chiesa diSant'Andrea, distrutta nel 1960 per poter costruire l'ennesimocondominio.

ANNA ANSELMI

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