Mercoledì 8 Dicembre 2004 - Libertà
La serenità interiore dello scrittore Carini
Folto pubblico all'Auditorium per la presentazione della sua autobiografia
La serenità interiore, la gioia che ci deriva dai più piccoli e dimessi gesti quotidiani, la storia di una dignità umana e sociale riconquistata attraverso i valori di fede ed amicizia: questo il messaggio che traspare dal libro di Giuseppe Carini "Tutto può cambiare. L'handicap, la disperazione e l'incontro con Cristo" (Editrice Berti), presentato lunedì sera alla Fondazione di Piacenza e Vigevano di via Sant'Eufemia.
L'autore, cinquantatreenne di Roveleto di Cadeo, spastico dalla nascita, si racconta, ripercorrendo il suo difficile cammino esistenziale, spesso amareggiato dall'emarginazione, dall'indifferenza, dall'esclusione da ogni contesto comunitario. Eppure forza di volontà e ricchezza interiore lo hanno aiutato a non perdersi d'animo, guidandolo verso mete importanti, in primis il conseguimento della laurea al termine di una tardiva carriera scolastica, doti non comuni, manifestate al pubblico tramite la sincerità contenuta in un'unica frase: "Io penso, e non lo dico per consolarmi, che se sono così, è per ricordare agli altri che il loro qualcosa in più esteriore, non è nulla di dovuto, ma un dono". All'incontro hanno preso parte anche Maria Smidili, direttrice di opere socio-assistenziali, a Piacenza durante gli anni del vescovo Manfredini seguendo l'operato di Assofa, che ha sottolineato, rivolgendosi al pubblico in sala, l'importanza di un intervento congiunto fra operatori sociali, i gruppi di volontariato e le famiglie dei disabili per garantire il buon esito dell'azione assistenziale rivolta a questi ultimi. Insieme a lei, tutti coloro che hanno accompagnato Carini nel corso degli ultimi vent'anni, caratterizzati da un forte impegno nel sociale, per dare voce, attraverso la propria esperienza, ad una categoria che ancora fatica a fruire dei più comuni servizi garantiti a tutti i cittadini a livello pubblico. In particolare Piera Reboli, funzionario sociale che deve alle giovanili frequentazioni di Comunione e Liberazione l'incontro con il protagonista della serata, ha ricordato quanta strada sia stata compiuta a livello legislativo dagli anni Settanta ad oggi, a partire dalla normativa che, consentendo l'inserimento scolastico dei disabili, varata nel '77, ha permesso a Carini di uscire da una situazione di semi-analfabetismo. E ancora l'insegnante Celestina Viciguerra, amica di lunga data dell'autore - tiene a precisare -, la cui esperienza professionale di docente, tradottasi in un concentrato di lezioni private svoltesi nel periodo antecedente la licenza media di questi, gli hanno garantito il brillante superamento della prova d'esame. Con il suo sentito intervento, il giovane ingegnere Enrico Braghieri ha invece inteso dare voce alla personale vicenda umana e religiosa condotta in seno a CL, ambiente di grande solidarietà che ha accolto Carini aiutandolo ad uscire dagli anni bui della solitudine. Al quale, infine, sono state rivolte le più sentite congratulazioni per la notevole eco di risonanza raggiunta dalla sua autobiografia, anche da don Davide Maloberti, direttore de "Il nuovo giornale" e coordinatore dell'incontro nonché da Paolo Dosi, assessore alle Politiche Giovanili presente in veste di responsabile della Editrice Berti.
ALESSANDRA GREGORI