Giovedì 24 Gennaio 2008 - Libertà
«Troppe e divise», Marazzi scuote le associazioni
Il presidente della Fondazione sentito in commissione. «Ricevo proposte su progetti simili: se si unissero, le nostre erogazioni sarebbero mirate»
«Sono 400 e brillano nel fare una miriade di convegni inutili»
«Colloquiale» il tono che Giacomo Marazzi ha voluto dare alla sua audizione in commissione consiliare Sviluppo economico. Così lo ha definito lui stesso, quasi a chiedere in anticipo venia per qualche parola magari un po' fuori dal protocollo. Ma la descrizione dell'attività dell'ente che da tre anni presiede, la Fondazione di Piacenza e Vigevano, nonché del suo quotidiano operato al timone di via Sant'Eufemia, ne ha sicuramente guadagnato in schiettezza, cosa che i commissari hanno unanimente apprezzato. Come ad esempio, quando ha paragonato a «un massacro» l'alluvione di richieste di finanziamenti che ogni anno arrivano sul suo tavolo: «Sono 500 all'anno, ne accettiamo circa 300, ci sforziamo di limitare le erogazioni a pioggia, ma è una strada in salita». Basti un numero, quello delle associazioni a Piacenza e provincia: ben 400, o giù di lì.
E la Fondazione è con le associazioni, oltre che con le istituzioni, che deve rapportarsi, non con i singoli privati. Ma con un numero così alto di interlocutori diventa complicato, «un massacro» per l'appunto. Perché spesso accade, ha raccontato ieri Marazzi, che su uno stesso progetto ci siano molte proposte diverse che chiedono aiuto economico a via Sant'Eufemia: «Ogni associazione fa la sua, e quando dai a uno, l'altro si lamenta perché dice che è sicuramente più bravo dei concorrenti».
«Questo è un po' il clima», dunque. Andrebbe cambiato. L'esortazione di Marazzi va a un processo di aggregazione che ponga un freno al proliferare dell'associazionismo a cui pure è il primo a riconoscere «un ruolo fondamentale». Le associazioni, allora, anche se nascono «in una terra individualista come Piacenza», devono avere «il coraggio di unirsi»: «Che senso hanno tre o cinque associazioni sulla stessa tematica? Si aggreghino, altrimenti noi possiamo finanziarne solo una all'anno, magari applichiamo il principio della rotazione e però nel frattempo le altre muoiono».
Un esempio concreto di «spezzatino»? «A Piacenza ci sono cinque orchestre, meglio sarebbe averne due eccellenti, perché se le risorse le spezzetti non fai massa critica». E così finisce che anche le buone idee, le energie positive di cui pure il territorio è ricco, si disperdono senza riuscire a segnalarsi e tantomeno a essere valorizzate. È il caso, in particolare, del settore artistico e culturale dove Marazzi - sollecitato da Gianni D'Amo (Piacenza comune) a dire quale polso sente dal suo osservatorio privilegiato sulla comunità - ritiene di cogliere «grossa vivacità» che però «non si vede» a causa della lamentata frammentazione.
O a causa della «sfiducia nelle istituzioni», ha pure annotato il presidente: perché capita, ad esempio in campo sociale, che ci siano idee, e però da parte di «associazioni che non hanno audience presso le istituzioni, per cui prevale lo scoramento, del tipo "che ci vado a fare, perdo solo tempo"».
Ma c'è un altro difetto che Marazzi riscontra nell'associazionismo piacentino, il "convegnismo", la smania del «faccio un bel convegno su... », ma per fare un piacere solo ai relatori che vi partecipano: «Ne vedo tanti al nostro auditorium, convegni inutili su temi già dibattuti in lungo e in largo»
Marazzi, naturalmente, si è anche soffermato sull'attività della Fondazione nel 2007, sui conti, che sono in salute nonostante la volatilità dei mercati finanziari. E sui programmi futuri. Arte e cultura è uno dei settori su cui più si continuerà a battere (assorbe il 30% dei 7-8 milioni di euro di erogazioni annuali), ma anche l'assistenza agli anziani, ossia gli interventi sociali che, secondo il presidente rimangono una delle priorità per la nostra provincia.
All'interno di questo capitolo ha inserito un riferimento a Santa Chiara, il complesso ex conventuale di stradone Farnese acquisito quattro anni fa dalla Fondazione. Proprio a una struttura residenziale in particolare per gli anziani pensava il suo predecessore Gian Carlo Mazzocchi. C'è però il nodo del vincolo di 200 anni, risalente a Maria Luigia d'Austria: scade nel 2065 e tiene bloccato l'immobile - di cui solo una piccola porzione è agibile - all'attuale utilizzo da parte di una sparuta presenza di anziani (sono sei) ospiti dell'ordine religioso che ne era precedentemente proprietario. «Siamo impantanati in una discussione che io non mollerò mai», ha informato Marazzi, e però «sarebbe bene che le forze politiche intervengano, se le istituzioni si muovono in un certo modo credo che arriveremmo a una soluzione che soddisfa tutti, gli ospiti, la fondazione, la città».
Restando sul terreno sociale, da annotare infine la richiesta che Antonio Levoni (Piacenza Libera) e Sandro Ballerini (Forza Italia) rivolgono a via Sant'Eufemia partendo dal caso di Giampiero Steccato, il piacentino immobilizzato a letto da una crudele sindrome. Sono decine le famiglie con casi simili cui far fronte, hanno osservato, e se l'aiuto della fondazione potesse andare a loro direttamente «aggirando le associazioni di settore e un iter che spesso è eccessivamente burocratizzato», sarebbe molto meglio. Ma in queste situazioni «è l'istituzione che deve intervenire», ha fatto osservare Marazzi, «il giorno in cui noi diamo un aiuto a un privato lo dobbiamo dare a tutti».
Gustavo Roccella
gustavo.roccella@liberta.it