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Venerdì 25 Gennaio 2008 - Libertà

Il Po, quell'inseparabile amico di Piacenza

In fondazione
Il libro curato da Francou: caleidoscopico viaggio fra tradizoni e vita di fiume

Confine naturale, preponderante elemento geografico, ambientalmente caratteristico, nei secoli risorsa economica, fino agli anni '50-'60 amena spiaggia non solo per i piacentini: il fiume Po è sempre stato inseparabile da Piacenza. Ed il volume Il grande fiume. Vita e tradizioni lungo il Po a Piacenza (Berti edizioni, Piacenza, 2007), a cura di Carlo Francou, presentato ieri all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano - moderatore Francou, giornalista di Libertà; interventi di Mario Magnelli, assessore alla cultura della Provincia, Valeria Poli, studiosa di storia della città e del territorio e Fausto Zermani, presidente del Consorzio di bonifica bacini Tidone e Trebbia - è strumento utilissimo per indagare, grazie all'imponente apparato fotografico, il viscerale rapporto dei piacentini con il maestoso fiume.
Il ponderoso volume è ideale continuazione della mostra tuttora in corso al Museo civico di storia naturale promossa dal Consorzio stesso come sottolineato da Francou: «Impossibile esporre tutta la vastissima documentazione soprattutto dell'Archivio fotografico Croce ma anche dell'Archivio storico di Libertà». Magnelli ha ricordato «l'importanza del tema per l'Amministrazione provinciale, se ne è occupata da tutti i punti. Risorse ministeriali arriveranno fra breve per la vallata forse più industrializzata ed antropizzata d'Europa. Chi frequenta il Po oggi nota la banalizzazione del paesaggio. La modernizzazione ha creato paesaggi piatti. Bisogna impedire la "desertificazione della memoria", ricostruire il paesaggio per raccontare la storia della nostra terra, storie di uomini in ambienti autentici. Guardare indietro per saper guardare avanti».
Francou, nella ricorrenza dei 125 anni di vita di istituzioni gloriose come le società canottieri "Nino Bixio" e "Vittorino da Feltre" nonché del Genio Pontieri, ha coinvolto il colonnello Mario Tarantino, direttore del Secondo reggimento Pontieri, che ha rimarcato «il grande amore dei piacentini per il proprio fiume, l'attaccamento profondo. Per noi è ostacolo da superare. "Ogni ponte superba sfida", motto del reggimento». E Zermani: «La bonifica è anello di congiunzione fra terra e fiume. La natura spesso è ostile, con la bonifica l'uomo costruisce il proprio territorio. Rapporto sincero con il fiume, abbiamo il privilegio di poter recuperare quel rapporto. Piacenza è città ricca d'acqua, ha portato l'industria agroalimentare vicino al territorio». Infine Poli ha delineato l'evoluzione storica: «Città e territorio sono strutture legate: da un lato antropizzazione, dall'altro regime delle acque. Per essere coscienti serve una riflessione storica. Il sistema di condotte artificiali ha fatto risparmiare l'acqua ripartita con sistemi raffinati. Prevale il modello polisemico, più temi sul lungo periodo. Po risorsa economica inserita in un sistema di percorsi. Problema dell'attraversamento, della proprietà delle sponde. Storicamente non è stato confine, solo dopo il Congresso di Vienna (1815). Asta del Po sempre amplissima fascia di meandreggiamento, confine nord di Piacenza era Fombio. Uffici e Magistrati hanno evitato eventi luttuosi, attuato un'efficiente diversione idraulica per disciplinare il Po. Scelte tecniche e politiche devono andare di pari passo e fornire contributi a discipline fondamentali come l'agrimensura. Importante leggere i segni del territorio attraverso la cartografia. Abbiamo cancellato i canali che seguivano l'espansione urbana ma possiamo ugualmente ricostruire le fasi della formazione urbana. Fotografia ultima fonte per comprendere l'uso del fiume».
Più di un volume, dunque: una raccolta di foto (anche dei fratelli Manzotti e di Giulio Milani) e saggi (di Annamaria Carini, Francou e Poli) per scoprire una volta di più il fascinoso magnetismo sempre sprigionato dal Po, quel mistero che emerge dalle acque nell'apparente assenza di mistero.

FABIO BIANCHI

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