Venerdì 18 Gennaio 2008 - Libertà
«Grazie a Nucci Rigoletto si è capito meglio»
Municipale - Al Ridotto il musicologo Landini sull'opera in scena il 25 con cui il baritono arriverà a 400 recite nel ruolo
Landini: un capolavoro nato tra le mille difficoltà familiari di Verdi
PIACENZA - Al Ridotto del Municipale, si è tenuto per il consueto appuntamento Ante..prime, l'incontro sull'opera Rigoletto, il cui debutto è previsto per il 25 gennaio.
L'assessore alla cultura Paolo Dosi, nel saluto al folto pubblico di appassionati, ha espresso soddisfazione per l'interesse crescente della prossima messa in scena che lascia prevedere un "tutto esaurito". Cristina Ferrari, responsabile delle produzioni liriche della Fondazione Toscanini ha sottolineato il momento particolarmente festoso del quattrocentesimo incontro del baritono Leo Nucci con Rigoletto, confermando il prossimo appuntamento con il pubblico, martedì 22, in occasione della premiazione dei lavori eseguiti dai ragazzi delle scuole per Un'opera a concorso.
Giancarlo Landini, musicologo, critico della rivista L'Opera, ben noto al pubblico piacentino per i suoi numerosi interventi, autore del saggio La rivolta di Rigoletto che sarà pubblicato con il libretto di sala, ha voluto rendere omaggio all'interprete Nucci quale cantante storico nel ruolo, in quanto rivelatore di aspetti innovativi del personaggio. Sfatando i pronostici di quanti giudicarono il giovane baritono alle prime prove come una voce non verdiana, il critico Landini ha voluto rendergli merito di «una interpretazione che aiuta a capire meglio la partitura». Passando poi a considerare il momento storico in cui Verdi compose l'opera, Landini ha colto e messo in luce taluni aspetti meno noti della vicenda umana e artistica del compositore di Busseto. Verdi lavorò a Rigoletto tra l'estate del 1850 e il marzo del 1851. E' il momento decisivo di passaggio dagli anni così detti "della galera" al momento di creatività felice della "trilogia" pari alla popolarità indiscussa che si confermerà nel tempo. Il tutto avviene tra mille difficoltà familiari, un'aperta contesa con il padre che finirà a carte bollate, oltre la presenza, per certi versi imbarazzante a Busseto, della Strepponi. «Verdi - ha ricordato il critico Landini - aveva sul leggìo lo spartito di Stiffelio, dalla trama consonante con quella di Le roi s'amuse, dramma di Hugo, da cui il libretto dell'opera sollecitato all'amico Piave, per far fronte agli impegni con il Teatro La Fenice. In entrambi i casi ricorrono situazioni censurabili. Verdi - ha sottolineato Landini -, era molto attento a non incorrere in censure che avrebbero leso l'auspicato successo del suo lavoro». Tenne la mano leggera, rinunciando a dettagli (la manifestazione della seduzione di Gilda da parte del Duca) facilmente immaginabili dallo spettatore, «affinché gli ipocriti benpensanti non possano crocifiggerci», disse all'amico Piave. Trionfo a Venezia alla "prima", successo che si manterrà costante e si consoliderà nel tempo in tutti i più importanti teatri d'opera. Da studioso della vocalità, Landini ha sottolineato la particolare attenzione di Verdi nella scelta delle voci. La vocalità degli interpreti deve corrispondere al personaggio individuandolo e rendendo di ciascuno i vari momenti psicologici. Così Gilda non sarà la ragazzina dal canto leggero, ma un soprano capace di affrontare Nabucco, capace di passare dal canto consolatorio con il padre o fiorito con il Duca alla drammaticità d'una donna pronta a sacrificarsi. Non a caso Verdi concentra il momento drammatico durante una tempesta. Così il Duca dovrà esprimere la doppiezza del personaggio, d'una immoralità vanesia. Landini ha poi messo a confronto con alcuni ascolti, le interpretazioni storiche di Rigoletto.
Gian Carlo Andreoli