Lunedì 17 Dicembre 2007 - Libertà
Altri sguardi illustri su Piacenza
Il secondo volume di "Passaggio a Piacenza" viene presentato oggi all'auditorium della Fondazione
Scritti sulla città dell'ultimo secolo (e non solo)
Si possono percorrere milioni di chilometri in una sola vita senza mai scalfire la superficie dei luoghi né imparare nulla delle genti appena sfiorate, ma il senso del viaggio sta nel fermarsi ad ascoltare chiunque abbia una storia da raccontare. Sì, perché viaggiare significa capire, interpretare luoghi e ambienti, conoscere le abitudini di genti che poco hanno a che fare con noi.
E allora Eugenio Gazzola e Stefano Pareti, grazie al prezioso quanto insostituibile sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, hanno dato corpo alla seconda raccolta di passaggi piacentini (Passaggio a Piacenza, sottotitolo "Antologia di sguardi forestieri - volume secondo") che sarà presentato in una conferenza stampa stamani alle 11.30 all'auditorium della Fondazione in via Sant'Eufemia. Con questo lavoro hanno dato seguito alle escursioni praticate nella prima edizione. Ne è uscito un volume importante, ricco di suggestioni e di grande interesse che dà modo di comprendere ancora una volta il ruolo che i viaggiatori hanno avuto nel descrivere Piacenza, senza barriere visive e senza reticenze interiori.
"La seconda raccolta di passaggi piacentini - scrivono i curatori nella premessa a questo volume che sfiora le 500 pagine - fa ammenda delle esclusioni praticate nella prima, che furono in parte volute col proposito di non appesantire il quadro con troppe ripetizione, e correre il rischio di rallentare il racconto, e in parte involontarie perché rimaste nascoste alla nostra ricerca. Oggi, a uno sguardo d'insieme, i due volumi formano un racconto nella cui progressione siamo tutti chiamati a salvare quelle immagini che al cambio di ogni epoca devono necessariamente lasciare il passo, vale a dire dissolversi dal volto della città per far posto alle nuove".
E ciò che caratterizza questo secondo volume, sta nel fatto che, come sottolineano Pareti e Gazzola, "il peso è maggiormente spostato verso epoche più vicine, in particolare l'ultimo secolo per quanto non manchino neppure qui le vicende di ascendenza romana o rinascimentale. Così restano prevalenti, una volta terminate le scene dei romanzi e chiusi i sipari storici (o almeno la parte nota di essi, perché chissà quanti sconosciuti diari di artisti minori, soldati o cronisti senza giornale aspettano ancora di essere aperti), il reportage giornalistico, l'articolo polemico oppure celebrativo - il testo di immediata scrittura e altrettanto pronta fruizione".
Ma chi sono i viaggiatori che hanno descritto Piacenza dall'epoca romana ad oggi? Il quadro è ricco di suggestioni, propone aspetti inediti e racchiude scrittori di grande levatura, ma anche autori cosiddetti minori. Pensiamo alla battaglia sulla Trebbia, quando Annibale con il suo esercito sconfigge pesantemente le truppe dell'impero romano. Questa battaglia tutta piacentina è stata riportata alla luce nella scorsa estate da Paolo Rumiz in un suo suggestivo articolo apparso sulle pagine di Repubblica. Il brano di Rumiz fa parte della raccolta, ma sono riportati anche i riferimenti cui lo scrittore triestino si riferisce nella descrizione della battaglia della Trebbia: Strabone e Polibio, quasi che i due fossero inviati in queste nostre terre di guerra tra i primi elefanti che appaiono in Europa, cavalli, lance e quant'altro, tra Gragnano e Rivalta. Emerge allora, grazie al lavoro di Gazzola e Pareti, che questa battaglia ha avuto un ruolo molto importante nella storia della città di Piacenza e - con la certezza di non cadere nell'eresia e nella retorica - il successo di Annibale ha cambiato il corso della storia. Ma il volume va oltre gli antichi viaggiatori, affonda le pieghe nella contemporaneità dei fatti, degli eventi e delle storie che hanno visto le città italiane cambiare volto nel corso del secolo scorso e in questi primi anni del terzo millennio.
I curatori dell'opera hanno compiuto, un lavoro certosino. Stefano Pareti - da ricercatore autentico - ha scovato tutto ciò che c'è da scoprire, Eugenio Gazzola ha organizzato un lavoro non facile da coordinare. Ed ecco allora la Piacenza di Paolo Monelli, della scrittrice Sandra Petrignani e della giovane e arrembante Cristina Giudici. Al termine di questa lunga e articolata raccolta i curatori hanno voluto aggiungere una sezione intitolata "Gli invitati". Sono, a loro dire, i "maestri" che sostarono a Piacenza offrendo prova di sé e del loro lavoro: musicisti, attori, scrittori, registi, uomini di Stato. E alla conclusione di tutto, in una appendice, hanno collocato un regesto della cartografia e delle vedute che riguardano Piacenza - strumento buono per gli studiosi che hanno in corso ricerche iconografiche sulla città.
A differenza del primo volume, in questo secondo lavoro i due curatori hanno scelto immagini del secondo Dopoguerra, restituendo l'atmosfera di una città che cresce, che si allarga verso le campagne, che modifica i propri modi di abitare, di lavorare, di stare insieme: di vivere insomma. Fotografie e cartoline, soprattutto, degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta.
"Strada facendo - concludono - si è rafforzata in noi la convinzione che per conoscere i nostri luoghi occorra verificare i loro dintorni e far tesoro degli sguardi forestieri, fossero quelli di poeti, papi, ministri o canaglie: e perciò la nostra speranza è ancora quella che il libro sia di qualche utilità, oltre che fonte di piacere". Forse è vero.
MAURO MOLINAROLI