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Sabato 8 Dicembre 2007 - Libertà

I colori di un palazzo, come d'incanto

Dopo il recupero dell'architetto Spigaroli in Fondazione la consegna del "Piero Gazzola"
Premio al restauro del "Ghizzoni-Nasalli" di vicolo Serafini

«Piacenza dovrebbe riuscire quanto prima a elaborare un piano del colore della città, per recuperare la dimensione prospettica degli spazi pubblici attraverso il gioco del colore, che nella storia è sempre stato attentamente considerato». Per formulare il suo auspicio, Marcello Spigaroli ha preso spunto dal restauro da lui diretto a Palazzo Ghizzoni Nasalli di vicolo Serafini, per il quale ieri Nicolò Nasalli Rocca all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano ha ricevuto il "Premio Piero Gazzola per il restauro dei palazzi piacentini". L'edificio, di proprietà della famiglia Nasalli Rocca, è stato ritenuto un esempio «di sapiente opera di restauro conservativo».
Il riconoscimento è intitolato al piacentino Piero (Pietro) Gazzola (1909-1979), soprintendente per i beni architettonici di Verona, Mantova e Cremona, tra i fondatori e primo presidente dell'Icomos (International Council on Monuments and Sites), istituzione che a sua volta ha costituito nel 1979 il premio Gazzola per chi si sia distinto nell'ambito della conservazione. In Santa Margherita erano presenti i due figli.
Il "Premio Piero Gazzola per il restauro dei palazzi piacentini" è promosso dalle delegazioni di Piacenza del Fai-Fondo per l'ambiente italiano e dell'Associazione dimore storiche, dall'Associazione palazzi storici di Piacenza, rappresentate ieri rispettivamente da Domenico Ferrari, Carlo Emanuele Manfredi e Marco Horak. Al tavolo, con Spigaroli, anche Luciano Serchia e Anna Coccioli Mastroviti, della Soprintendenza per i beni architettonici per le province di Parma e Piacenza. Nel corso dell'incontro, si è parlato in generale del concetto di restauro, nella sua duplice valenza di conservazione e di valorizzazione delle testimonianze del passato, e più specificatamente delle caratteristiche dell'edificio di vicolo Serafini, affacciato su piazzetta San Martino in Foro. Progettato da Giuseppe Pavesi nel 1839 su fabbricati preesistenti, il palazzo conserva nelle sale un apparato pittorico per il quale Coccioli, in attesa di conferme documentarie, ha ipotizzato la paternità di Gian Battista Ercole e della sua équipe. Confronti sono stati proposti con la decorazione del castello della Bastardina e di Palazzo Falconi, in via S. Antonino. Tra le analogie citate per la sala cinese, i fregi della villa già Ardizzoni Calvi a Ganaghello; per i paesaggi della "stanza paese", Villa Anguissola Scotti ad Agazzano e Palazzo Fogliani di via S. Giovanni.
Ma non solo gli interni di Palazzo Ghizzoni Nasalli sono meritevoli di attenzione. La stessa facciata che si nota sulla strada contiene in sé elementi di interesse. Il restauro di Spigaroli ne ha recuperato la cromia originaria, grazie al disegno del prospetto (in una collezione privata) pubblicato sul libro di Anna Maria Matteucci, Palazzi di Piacenza dal barocco al neoclassico (Istituto San Paolo, Torino) e alle stratigrafie. Da giallo sbiadito, la facciata è tornata così a declinare gradazioni del rosa, più chiaro nella parte alta del corpo centrale, leggermente in aggetto. «Il colore aveva anche il compito - ha spiegato Spigaroli - di raccordare tra loro le parti dell'edificio e gli elementi realizzati in materiali nobili, come il granito rosa di Baveno, con quelli a imitazione della pietra (le cornici in stucco e le colonnine del balcone)». A confermare «con quali e quanti accorgimenti si cercava di rendere l'immagine coerente e coesa nel suo insieme, consapevoli del ruolo anche urbano delle facciate dei palazzi, quinte di uno spazio pubblico». Tra i sostenitori del Premio Piero Gazzola, la Fondazione di Piacenza, rappresentata ieri dal presidente Giacomo Marazzi. Agli intervenuti è stata distribuita copia di un opuscolo sulla storia di Palazzo Ghizzoni Nasalli e il suo restauro, condotto anche da Alessandra D'Elia (restauro materico), Giorgio Zanasi di Emmetivuerre (tinteggiatura e trattamento a finto granito) e Roberta Morisi (analisi e direzione dei lavori).

ANNA ANSELMI

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