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Venerdì 7 Dicembre 2007 - Libertà

«Il borgo non diventi una vetrina»

Il grande affabulatore, premiato ieri, ha lanciato il suo messaggio a Castellarquato
Paolini, Premio Illica "alla parola": «Ora torno in tv»

Castellarquato - «Per me usare le parole, vuol dire risparmiare le parole. Sceglierle». Così Marco Paolini, che ieri ha ricevuto un premio dedicato alla parola. Si intitola Vite della Parola ed è la nuova sezione speciale del Premio internazionale Illica, ideata dall'assessore comunale alla cultura Fabrizia Boiardi che annota: «Il nostro presente è fortemente connotato dall'uso e dall'abuso della parola. Occorre ritornare ad un uso coerente ed onesto dei vocaboli, palesando il proprio pensiero, e anche sfidando l'impopolarità: proprio come fece Luigi Illica, che intendiamo riscoprire nella sua parte pressoché inedita».
Illica non fu infatti solo librettista, ma anche drammaturgo, giornalista, polemista. Al suo debutto, il premio è andato a Paolini. Gli è stato consegnato ieri nel borgo arquatese, alla presenza del sindaco Alberto Fermi, l'assessore provinciale alla cultura Mario Magnelli, la direttrice del Museo Illica Antonia Stradivari, quello del Museo geologico Carlo Francou, Piero Bragalini della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Angelo Vioni, presidente della Pro Loco.
Di fronte alle autorità e al pubblico, Paolini ha espresso un messaggio chiaro, dedicato a Castellarquato: «Non si trasformi mai in un paese-museo. Il destino dei luoghi non abitati è quello di diventare paesi da visitare, paesi-vetrina. Vi auguro di non finire nei cataloghi internazionali del turismo». Questo sul futuro. Sulla custodia del passato, Paolini suggerisce: «La storia non è passato. È presente. È la civitas, la comunità». Paolini è di poche parole, ma chiare. «Non amo le chiacchiere, non vado in tv nei salotti e nei talk show - ci racconta - né scrivo elzeviri per i giornali, che pure me lo hanno chiesto ripetutamente. Non voglio fare commenti. Penso che sia più importante raccontare. Io non sono un comunicatore di quelli che hanno sempre parole a disposizione, per tutte le occasioni».
Paolini non ha alcuna pregiudiziale ideologica nei confronti della tv. «La televisione è un mezzo - dice - È bene non si dimentichi di essere un mezzo. Altrimenti, parla solo di se stessa, e di cosa sta dentro la scatola, e se chi è fuori dalla scatola è out, e chi è dentro, è in». Paolini dalla tv sbuca fuori, più che esserci imprigionato dentro. In scena ci va senza trucco. «Devi andare pulito, se vuoi sporcarti le mani». Per lui è già pronta una seconda diretta per La7 (dopo quella del Sergente che aveva fatto il pieno di ascolti): «Faremo Aprile '74 - '75. Tra un campo di rugby e la piazza che abbiamo già pubblicato negli Album (un lungo racconto in cui la storia personale si intreccia con quella collettiva del Paese, ndr). Sarà a febbraio, in corrispondenza del torneo di rugby delle Sei nazioni». E la prossima stagione di prosa Paolini tornerà al Municipale di Piacenza. Lo assicura il direttore artistico Diego Maj, ieri a Castellarquato: «Con Paolini c'è un rapporto lungo e consolidato; d'amicizia e professionale. Lo abbiamo avuto a Piacenza dal '91, qui ha portato tutti i suoi spettacoli, dal Vajont a Ustica, al Sergente. È stato in scena al San Matteo, al Filo, al Municipale. È cresciuto con noi di Teatro Gioco vita».
Paolini è anche produttore, con Jole Film: «I soldi che si guadagnano con il teatro li usiamo per produrre documentari. La Mal'ombra è stato premiato a Torino con un premio della critica».
Paolini ieri ha visitato il Museo guidato dalla Stradivari, con particolare attenzione per il nuovo pannello dedicato a Illica il beffatore, l'inventore, il Don Chisciotte (ideato da Tito Magri). Ha portato con sé il dvd del documentario di Antonia Gozzi Luigi Illica e il Don Chisciotte, il giornale che il celebre arquatese fondò e scrisse, prima di diventare illustre.

Donata Meneghelli

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