Venerdì 3 Dicembre 2004 - Libertà
Immigrazione, sempre più minori
Chiusura con Franco Pittau, coordinatore del "dossier" realizzato per il 14esimo anno dalla Caritas. "Clandestinità? Impossibile stimarla in modo attendibile"
Settimane migratorie, è tempo di bilanci. Non solo strettamente numerici - sulla crescente e ormai strutturata presenza di stranieri - ma anche legati al "termometro" dell'integrazione. Ed è bene che queste somme si tirino, com'è avvenuto ieri mattina all'Auditorium della Fondazione, davanti ad un pubblico di ragazzi. "Perchè l'immigrazione è una realtà proiettata nel presente, ma ancor di più nel futuro della nostra società - ha spiegato padre Gnesotto, direttore della Migrantes Diocesana, alla folta plaeta di studenti piacentini - e voi rappresentate il futuro, dunque questo è il miglior contesto possibile per affrontare questo tema".
Prima di introdurre l'ospite d'onore della mattinata, Gianromano Gnesotto ha mostrato - attraverso fotografie affiancate, datate 1906 e 2001 - le straordinarie analogie tra l'emigrazione italiana nel mondo degli inizi del secolo scorso e la massiccia immigrazione verso l'Italia che sta caratterizzando l'avvio del Terzo Millennio. "Stesse motivazioni, stessi problemi, stesse difficoltà di integrazione all'arrivo in un Paese straniero" ha spiegato. Poi, dopo un breve saluto dell'assessore alle Politiche sociali, Leonardo Mazzoli, ha preso la parola Franco Pittau, coordinatore del Dossier Statistico sull'Immigrazione che viene prodotto ormai da 14 anni dalla Caritas.
Piacenza - ha spiegato - si caratterizza in Emilia per la più bassa incidenza percentuale dell'immigrazione. Sono poco più di 17mila - stando al Dossier Caritas - i cittadini stranieri regolarmente soggiornanti in provincia di Piacenza. Con una percentuale di donne (46,2 %) leggermente inferiore alla media regionale e di minori (17,8 %) superiore invece alla stessa media.
"Dobbiamo cominciare a focalizzare la nostra attenzione sull'emigrazione di seconda generazione - ha spiegato Pittau a margine del convegno - che è ben diversa, sul piano dell'integrazione, dalla prima. Perchè, tanto mper fare un esempio, il figlio di stranieri che nasce a Rimini - a differenza dei genitori - parlerà con accento romagnolo e assorbirà i gusti (musicali, sportivi, del vestire) di tutti gli altri ragazzi italiani".
La clandestinità? "Impossibile stimarla - afferma il ricercatore - si tenga conto che per l'Ism di Milano gli "irregolari" in Italia sono 200mila, per i sindacati 600mila e per Eurispes 800mila. La "forbice" è troppo ampia per fare una stima attendibile e quindi noi abbiamo preferito non cimentarci in questo calcolo".
Ai ragazzi, che lo ascoltavano con grande attenzione, Pittau - che ha 65 anni - ha spiegato di essere stato un emigrante ("prima dalla Sardegna verso il "continente", come chiamiamo noi l'Italia; e poi in Belgio e in Germania") prima che uno studioso dell'immigrazione. Venendo, poi, ai contenuti del Rapporto sull'Immigrazione, ha spiegato che lo slogan "Società aperta, società dinamica e sicura" - che caratterizza questa edizione della ricerca - "sottolinea che l'immigrazione può essere governata solo nel contesto di una società che sia in grado di valorizzarne le opportunità nel reciproco interesse, salvaguardando un senso di sicurezza sia negli italiani che nei nuovi venuti".
Il dossier della Caritas stima tra il 2000 e l'inizio del 2004 il raddoppio delle presenze regolari, che arrivano a 2 milioni e 600 mila. Un dato superiore a quello delle persone registrate dal Ministero dell'Interno (circa 2,3 milioni), "perché comprensivo - ha precisato Pittau - anche dei 400mila minori, aumentati al ritmo di 65 mila l'anno".
La presenza degli immigrati aumenta ogni anno di più ma i problemi che si trovano ad affrontare rimangono sempre gli stessi: casa, scuola, diritti di cittadinanza, precarietà della vita e, non ultimo per importanza, tempi infiniti per il rinnovo del permesso di soggiorno.
Tornando ai dati snocciolati dal relatore, si evidenzia come l'immigrazione cambi per quellom che potrebbe essere definito "effetto badanti": "Al primo posto, nelle presenze in Italia ci sono i rumeni, poi nell'ordine albanesi, marocchini, ucraini e cinesi".
Giorgio Lambri