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Venerdì 3 Dicembre 2004 - Libertà

La cosa più grande: la libertà

La testimonianza

"Quando ci si mette insieme, perché lo facciamo? Per strappare agli amici, e se possibile a tutto il mondo, il nulla in cui ogni uomo si trova. Il nostro è un rapporto 'vocazionale'. Il rapporto vocazionale è addirittura questo: che incontrando noi [...] uno si senta come afferrato nel profondo, riscosso dalla sua apparente nullità, debolezza, cattiveria o confusione, e si senta come d'improvviso invitato alle nozze di un principe". (L. Giussani) La storia di Giuseppe Carini ha con queste parole di don Giussani una straordinaria coincidenza. Giuseppe Carini, 53 anni, di Roveleto di Cadeo, è spastico ed in carrozzina fin dalla nascita. Ma se gli chiediamo cosa ha più segnato la sua vita, la sua risposta è, senza esitazioni, l'incontro con una compagnia di persone che ha restituito valore all'apparente nullità di una vita, alla quale egli stesso si stava rassegnando. E' l'incontro con un avvenimento straordinario dove, per la prima volta, Giuseppe, già quasi ventenne ed apparentemente analfabeta, si sente trattato non "come una persona normale" ma per quello che è in tutta la profondità del suo essere. Il valore della vita sta tutto nell'amore gratuito che ti vuole tutto così come sei. La vita di Giuseppe è segnata, letteralmente fin dalla nascita, da un Altro che, misteriosamente, la prende tutta. La prende in tutta la fisicità del suo corpo, ma anche nell'inesorabilità della domanda di significato che abita nel cuore di ogni uomo e che, nel caso di Giuseppe, emerge ancora di più come grido ed urgenza drammatica di una risposta adeguata e piena di corrispondenza. Ma se la sua vita è già presa, a Giuseppe cosa rimane? A lui, e solo a lui, rimane la cosa più grande: la libertà. Dire sì a questo Mistero che lo prende, riconoscerlo come il volto buono del Mistero che fa tutte le cose, restituisce integralmente il valore che la vita domanda.

*Presidente Fondazione Banco Alimentare

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