Martedì 18 Gennaio 2005 - Libertà
La missione di Francesca, l'angelo custode dei Masai
La dottoressa piacentina che vive in un villaggio africano ha ricevuto gli onori dell'Ordine dei medici
"La vera medicina non può prescindere dal rapporto umano, non può che essere vissuta come dono e come missione. E in questo Francesca è un gigante, dietro la sua figura esile c'è una grande mente e soprattutto un grande cuore". Così Giuseppe Miserotti, presidente dell'Ordine dei medici di Piacenza, ha introdotto il tributo al medico-missionario Francesca Lipeti che si è tenuto venerdì sera per iniziativa degli amici del Gruppo Melchiorre Gioia '82, in occasione del temporaneo ritorno a Piacenza dell'amica missionaria. La foltissima platea dell'auditorium della Fondazione Piacenza e Vigevano è stata rapita per oltre due ore da un racconto a più voci della vita straordinaria del medico piacentino, spesa da dieci anni presso l'ospedale di Lengesim, nel cuore della savana keniota.
L'ex compagna di classe Elisabetta Leviti ha descritto con commozione la scelta coraggiosa della piccola donna bianca che vive sola fra i Masai. "Una scelta che non ci ha stupito - incomincia - perché il suo grande cuore si manifestava già ai tempi del liceo". Dopo la scuola, la laurea in medicina e la conoscenza del medico Carlo Luraschi, che frequentava la missione di Ongata Rongai, guidata da don Pozzi, Alma Bisogni e Anna Bonadelli. Nel 1993 la prima visita alla missione. A quel punto Francesca è irrevocabilmente colpita dal mal d'Africa e dal fascino del popolo Masaai. Torna in Europa per specializzarsi in malattie tropicali e nel 1994, a soli 29 anni, riparte per il Kenia. Qui si carica, da sola, della gestione del piccolo ospedale di Lengesim, unica struttura sanitaria nel raggio di 100 km cui si appoggia la popolazione semi-nomade che abita il territorio. Francesca aiuta le donne a partorire, cura malattie infettive e morsi di serpente, assistita solo da alcune infermiere autoctone. L'unico contatto con la civiltà avviene due volte al mese, con l'arrivo dei rifornimenti a bordo di una jeep.
Refrattaria a parlare di se stessa, Francesca ha preso il microfono solo per raccontare la storia, gli usi e i problemi del popolo Masai. Un'affascinante sequenza di fotografie ha accompagnato la narrazione di come gli uomini-guerrieri, i Moran, si dedicano all'esercizio della spada, alla cura del corpo e alla difesa di mogli e figli. Di come a 4-5 anni i bambini diventano pastorelli e conducono le mandrie nella savana dall'alba al tramonto. E poi la vita faticosa delle donne che si occupano dei lavori più duri (costruzione delle capanne, trasporto di acqua e legna) ma possono accedere al pozzo solo dopo uomini, bambini e animali.
La serata si è conclusa con l'intervento di Stefano Baldini, che ha parlato dei progetti futuri di questa missione "tutta piacentina", e con l'ennesimo emozionato applauso dedicato a Francesca.
Sara Bonomini