Giovedì 6 Gennaio 2005 - Libertą
Si č inaugurata con successo la Concertistica a cura della Fondazione Toscanini
Municipale. Bach e Mozart, raffinatezze per archi con l'Orchestra da camera della Radio di Baviera
Un inizio all'insegna della raffinatezza, quello della Concertistica al Municipale, dove l'altra sera si sono esibiti i cameristi dell'Orchestra della Radio di Baviera, diretti dal primo violino Radoslaw Szulc, portati in Italia dalla Fondazione Toscanini, alla quale si deve senz'altro riconoscere una scelta all'insegna dell'alta qualitą per quanto riguarda la Stagione sinfonica. L'Arte della musica da camera implica una specifica complessitą rispetto a quella orchestrale. L'approccio di un testo come, ad esempio, quello del Concerto in Sol maggiore BWV 1064 di Johann Sebastian Bach, proposto dal complesso cameristico tedesco, č un'operazione che, in un certo senso, non finisce mai. Il dialogo tra i tre violini solisti, dai fraseggi riproposti di progressione in progressione (ossia armonicamente con la stessa ritmica e melodia ripetuta, su scala ascendente o discendente, in diverse tonalitą) alle cadenze, si č espresso con misurate acrobazie, senza eccessi per quanto riguarda la componente esibizionistica e solipsistica. Un chiaro esempio dell'eccellenza della cosiddetta "scuola tedesca", forte erede di lunghissime tradizioni, autocontrollata eppur espressiva, con stile ed eleganza ai quali dovrebbero guardare gli ensemble cameristici italiani (e non solo). Il folto pubblico presente al Municipale (ad eccezione di alcuni posti vuoti in platea) č parso cogliere lo stato di grazia e raffinatezza dell'esecuzione del Kammerorchester des Bayerischen Rundfunks, nato da una costola dell'Orchestra sinfonica della Radio bavarese nel 1999, in occasione del suo cinquantesimo anniversario. Un'operazione coraggiosa, che ha portato fortuna all'ensemble, ormai noto e apprezzato in tutto il mondo, che si č presentato agli spettatori ricordando che "i grandi musicisti non sono esseri che volentieri si adagiano sui propri allori. Sono curiosi e sempre alla ricerca di nuove sfide artistiche. Ne sono debitori al loro talento e alla loro capacitą". A dimostrazione di quanto sopra, da subito č risuonata l'interpretazione dei primo Divertimento mozartiano, in Si bemolle maggiore KV 137 per archi, che l'ensemble (come da partitura senza il clavicembalo) ha interpretato suonando in piedi, ad eccezione dei violoncellisti, procedendo da subito con allegrezza e luciditą, sottolineate dal gesto tenace e passionale di Szulc. La prima parte della performance si č chiusa sui lunghissimi e meritati applausi degli spettatori, soddisfatti della versione del Concerto in La minore per quattro violini, violoncello e basso continuo di Antonio Vivaldi. Nel primo tempo, i quattro violini solisti dalla bella voce, complici e coesi, hanno impresso alle sonoritą una limpidezza melodiosa ed espressiva, sostenuti da un rigore privo di rigiditą ad opera del clavicembalo. Toccante il secondo tempo, durante il quale č stato reso onore alla scrittura vivaldiana, costruita come sopra una circonferenza che scivolava dalle voci soliste alle coralitą di gruppo. Soffuso, amalgamato e assai piacevole l'ultimo tempo, con brevi accenni autoironici ai tempi delle famose Quattro Stagioni, in alternanza di atmosfere scherzose e sensibilmente vibrate. Il sipario si č riaperto, con leggiadria e senza fronzoli, sulle note di Mozart, con il Divertimento in Fa maggiore KV 138 per archi, seguito da una fedele ma originale proposta del Quartetto per archi in Fa maggiore opera 96 "Americano" di Antonin Dvorįk (trascrizione per orchestra d'archi di Karl Wagner), che ha portato, nel secondo tempo, in prima linea i due splendidi violoncelli in un affascinante attraversamento delle trasparenze melodiche del fraseggio. Proprio nel brano finale, al quale sono seguite ripetute ovazioni che tuttavia non hanno ottenuto alcun bis, si č raggiunto il punto massimo di espressivitą, grazie alle dinamiche emozionanti dei Pianissimi e dei Crescendo. La partitura di Dvorįk, piuttosto nota e orecchiabile, č stata letta dall'Orchestra da camera della Radio di Baviera con l'intento di coglierne l'essenza. Se Dvorįk č stato uno dei pił illustri rappresentanti della musica nazionale ceca, in generale gli elementi folcloristici della sua musica sono vere e proprie creazioni artistiche, ispirate dalle tradizioni popolari e dai viaggi effettuati dal compositore (sul quale l'America esercitņ un fascino particolare, narrato con grande enfasi anche nella celeberrima Sinfonia dal Nuovo Mondo), recanti la cultura delle tradizioni musicali classiche e romantiche nelle quali si formņ il musicista. Alla fine dell'Ottocento, egli si spinse oltre le convenzioni armoniche, con contaminazioni che si possono ritrovare nei generi americani dei primi del Novecento, cogliendo altresģ spunti etnici della musica indiana, pur sapendo mantenere le suggestioni folkloristiche e della propria cultura. Una prova impegnativa, dunque, quella superata dai cameristi tedeschi nel programma del primo concerto dell'anno sul palcoscenico del teatro piacentino. Oltre a Szulc, gli eccelsi primi violini dell'ensemble erano Daniel Nodel, Michael Friedrich, Adrea Karpinski, Bernd Herber; ai secondi violini Antonio Spiller, David van Dijk, Key Märkl, Nikolaus Richter de Vroe. I giovani violoncellisti che hanno brillato nel secondo tempo dell'"Americano" sono stati Hanno Simone e Jan Mischlich mentre le armonie erano sostenute dalla perfezione melodiosa e coesa, mai roboante, del contrabbassista Karl Wagner. Il tutto accompagnato, con precisa linearitą mai scevra di briose parentesi, dalla clavicembalista Olga Watts.
Eleonora Bagarotti