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Domenica 17 Luglio 2005 - Libertà

"Carmen" di Bizet: stasera la prima al Castello di Vigoleno

Terre verdiane: con May, Branchini e l'Ofi diretta da Kovatchev, regia di De Tomasi, grande attesa

Grande attesa stasera al Castello di Vigoleno per la prima della Carmen, che venerdì era andata in scena per l'anteprima ad inviti, consuetudine ormai della "metà" piacentina del Festival Terre Verdiane, promosso dalla Fondazione Toscanini (con Provincia, Comuni di Piacenza e Vernasca). Si va verso il tutto esaurito anche per le due repliche di martedì e venerdì, che vedranno impegnata l'Orchestra Filarmonica Italiana guidata per l'occasione dal bravissimo direttore bulgaro Julian Kovatchev. L'inizio degli spettacoli è fissato per le 21.30. Due la pause previste per il pubblico (tra primo e secondo atto, e tra secondo e terzo, mentre tra terzo e quarto solo un cambio scena) dal registra Beppe de Tomasi, reduce dalla Traviata messa in scena la settimana scorsa a Busseto, sempre per il Festival della Toscanini. Per la parte piacentina della rassegna è il suggestivo mastio del castello (un grazie va alla proprietaria Barbara Facchetti) che fa da scenario all'opera. Una miscela perfetta per conquistare il pubblico. La vicenda raccontata è ambientata nella Spagna del 1820, la prima rappresentazione fu del 1875: eppure la storia di Carmen (romanzo di Mérimée che ispirò poi il libretto musicato da Bizet) parla di sentimenti universali: quelli della passione, incarnata dalla sensuale gitana Carmen, quella della gelosia, che porterà don José a ucciderla nel finale. Opera poi di forti contrasti, ben resi nella partitura musicale: tra uomo e donna (coi duetti di profferte d'amore e dinieghi, tra don Josè e la Carmencita, e poi tra questa e il toreador Escamillo), tra donna libertaria e libertina (Carmen appunto) e donna angelicata e materna (la dolce Micaela), infine tra libertà e legami. I solisti sono tutti di grande mestiere: Hermine May, mezzosoprano di nazionalità rumena, ha promosso Carmen a ruolo privilegiato del suo repertorio; il tenore francese Luca Lombardo, anche per ragioni patriottiche, ha interpretato Don Josè oltre cento volte. Sta invece prendendo congedo da Micaela per ruoli più impegnativi (la preparazione vocale glielo consente appieno) il soprano Susanna Branchini. Nel cast, oltre al baritono Raymond Aceto (Escamillo), Serena Pasqualini (Mercedes), Enrico Marabelli (Dancairo), Sergio Spina (Remendado), Mattia Denti (Zuniga), Gianluca Valenti (Morales), Giampaolo Bigoli (Lillas Pastia), c'è il soprano piacentino Giovanna Beretta (Frasquita). Da menzionare il corpo di ballo di Giuseppina Campolonghi dell'Accademia di danza "Domenichino da Piacenza", impegnato in tutte le scene oltre naturalmente che nella chanson bohème. Le danzatrici danno movimento alla scena, laddove il coro viene lasciato sullo sfondo: 55 i cantori del Coro del Municipale di Piacenza, bravissimi, diretti da Corrado Casati. Ci sono anche i piccoli del Coro Voci Bianche della "Toscanini" diretto da Silvia Rossi. Gli ingredienti per godersi una serata d'opera ci sono tutti: lo scenario magnifico, la qualità di solisti e musicisti, e poi gli elementi tipici che hanno fatto della Carmen l'opera più rappresentata al mondo; l'uso del Leitmotiv come "tema del destino", la sensualità della partitura, specie nella habanera L'amour est un oiseau rebelle e nella seguidilla Près des rémparts de Séville, e ancora l'inafferrabilità della protagonista di fronte alla lacerazione di don Josè che si spiega nella bella Ah! laisse-moi te sauver, et me sauver avec toi!. Infine l'annientamento di entrambi. Lei però, danzatrice scalza sulla piazza di Siviglia, ora dama vestita di rosso (i costumi sono di Artemio Cabassi) nell'arena del torero, pur cadendo a terra, sarà salva della sua amata libertà.

d. men.

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