Domenica 2 Gennaio 2005 - Libertà
Ovazioni ai cantanti e commozione del pubblico nel terzo atto
Prima dello spettacolo un minuto di silenzio per ricordare le vittime del maremoto e nel foyer un banchetto per raccogliere fondi
"Un' anteprima pomeridiana per l'ultimo dell'anno? Non sarebbe stato più suggestivo rappresentare l'opera di sera e chiudere con un brindisi a teatro per salutare l'anno nuovo?". Più di uno spettatore si era posto queste domande alla vigilia dell'anteprima di La traviata che, con due giorni di anticipo sulla prima "vera" di oggi pomeriggio, è andata in scena a San Silvestro, sotto un subisso di applausi, in un Municipale gremito. Opinione legittima, ma il desiderio di vedere in teatro altri brindisi, oltre a quello, celeberrimo, che avviene sul palco nel primo atto, sarebbe stato piuttosto difficile da accontentare. Intanto, perché il saltare dei tappi e lo spumeggiare delle bollicine, arrivando subito dopo il finale tragico dell'opera di Verdi e i fazzoletti che molti spettatori non mancano di portarsi furtivamente agli occhi anche alla quarantesima Traviata della loro vita, avrebbe avuto un effetto quanto meno straniante; e poi, soprattutto, perché la tragedia era più fuori che dentro il teatro. Mentre le proporzioni della sciagura che si è abbattuta su tanti Paesi col maremoto del 26 dicembre si facevano via via più evidenti nella loro spaventosa enormità, infatti, tutti hanno compreso che questo non avrebbe potuto essere un Capodanno di festa come gli altri. Ecco, allora, che la rappresentazione è stata preceduta dal classico "minuto di silenzio" dopo che il giornalista Roberto Mori, al proscenio, ha annunciato "la più profonda partecipazione dell'Amministrazione comunale e della Fondazione Toscanini a questa smisurata tragedia", segnalando la presenza nel foyer di un banchetto della Caritas Diocesana per la raccolta di aiuti. Pagato questo tributo al lutto mondiale, lo spettacolo va in scena facendo il prevedibile pieno di consensi. I melomani in sala tentano qualche distinguo (piace molto il maestro Massimiliano Stefanelli: "Finalmente un direttore che tratta i Preludi come quei capolavori romantici che sono"; piacciono meno i ballerini del secondo atto. Ma il pubblico delle anteprime, di più facile contentatura rispetto a quello degli habitués, non lesina neanche stavolta i suoi entusiasmi: le grida di "bravi!" non si contano e si ode perfino un "siete grandi!". Un tifo quasi "da curva" saluta l'ottimo baritono Giovanni Meoni; e un vero trionfo saluta il soprano bulgaro Svetla Vassileva nei panni di Violetta ("Che bella!", "Che attrice!" sono i commenti ricorrenti, anche se non mancano i censori che la bacchettano un po' sul canto di agilità). A suscitare qualche ironia è, a sorpresa, la fortunatissima messa in scena di Franco Zeffirelli, rimbalzata da Busseto al Bolshoj e impegnata da due anni in una sorta di Never ending tour. Qualcuno scherza sui pannelli girevoli di plexiglass ("Si sono tutti graffiati, dopo tante repliche: hanno fatto le cose in economia!"). E quando, nel soliloquio del primo atto, Violetta esprime il proprio turbamento versandosi con mano tremante un po' di champagne, bevendo un sorso, e gettando il resto del bicchiere per terra ("Sembra che stia prendendo l'aperitivo all'Ambasciata di Quistello" sorride una signora abbiente), il giudizio di molti è drastico: "Pare Beautiful". Ma il maestro fiorentino colpisce al cuore quasi tutti con un livido, funereo terzo atto: "Questa Violetta spiritata, e soprattutto questo Alfredo meschino e inutile, che nel momento estremo non riesce neanche ad abbracciarla, mi hanno fatto venire i brividi" confessa una spettatrice, aggiungendo: "Mi pare di aver capito veramente questo personaggio solo ora". E' forse il migliore elogio che possa toccare a una regìa.
ALFREDO TENNI