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Lunedì 21 Febbraio 2005 - Libertà

L'appello di Einstein per il disarmo nucleare

Nel centenario della pubblicazione di cinque suoi articoli che hanno cambiato il volto della scienza l'Unesco gli ha dedicato il 2005

Einstein è una star fuori dal tempo. L'Unesco ha dedicato a lui il 2005, centenario della pubblicazione di cinque suoi famosissimi articoli che hanno cambiato il volto della scienza. Il suo mito ha scavalcato la comunità scientifica per diffondersi presso il grande pubblico.
Pietro Greco, giornalista scientifico e direttore del Master in Comunicazione della scienza alla Sissa (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati) di Trieste, ne parla con successo al ciclo di conferenze "L'inossidabile mito di Einstein", organizzato dal Liceo S. Benedetto e realizzato dalla Fondazione. Il prossimo 25 febbraio l'ultima conferenza, alle 17,30 presso l'Auditorium di via S. Eufemia: "Il cervello di Einstein e l'ultima parte della sua attività scientifica: il suo sogno".
Einstein è l'icona stessa dello scienziato, dice Greco, e, per alcuni, non senza fondamento, è anche il più grande filosofo di tutti i tempi. Di lui è anche noto il non trascurabile impegno sul fronte civile e sociale, trascinatovi dalla drammaticità del suo tempo. Einstein, infatti, è ebreo, ancorché non praticante, e vive in Germania nel periodo in cui si sta affermando l'ideologia nazista.
Da pacifista istintivo e radicale qual è, decide di abbandonare, nel 1933, la Germania, per sempre, e, alla vigilia della seconda guerra mondiale, anche il pacifismo. Abbandono momentaneo questo, ma comunque decisivo.
Nella seconda metà degli anni '30 lo scienziato è già famosissimo. Il suo pensiero fa presa sull'opinione pubblica e è tenuto in debito conto anche dai governanti.
Il 2 agosto 1939 scrive a Roosevelt, presidente degli Stati Uniti, invitandolo a costruire la bomba atomica quale deterrente contro Hitler. Quanto il suo parere sia stato influente non si può dire. Ma il seguito della storia è ben noto: la bomba atomica diventa realtà.
Nel '45 Einstein si pente. Riscrive a Roosevelt, a marzo, per avvertirlo degli effetti devastanti della bomba, ma il presidente muore prima di aver potuto leggere la lettera. Einstein era convinto che, se fosse stato vivo, avrebbe vietato lo sgancio della bomba su Hiroshima. Più tardi dirà: "Se avessi saputo che i tedeschi non erano in grado di costruire la bomba atomica, non avrei mosso un dito".
Ma il vaso di Pandora è ormai scoperchiato.
Oggi il problema è ancora d'attualità. E' abbastanza allarmante leggere quotidianamente della rincorsa agli armamenti nucleari da parte di molti stati, come Iran e Corea del Nord.
"Orribile", è la prima reazione di Einstein alla notizia dello sgancio della bomba. E sente il dovere di dedicarsi sempre più alla politica, preoccupato per la sopravvivenza stessa dell'umanità. Lo farà con impegno e dedizione. Gli fu persino offerta la presidenza di Israele. "Cosa facciamo se accetta? Dovevo per forza offrirgli la presidenza, ma se dice sì, siamo nei guai" disse Ben Gurion al suo segretario personale Yitzahk Navon, dopo l'offerta. Ma rifiutò.
Col suo fiuto da segugio Einstein avverte immediatamente che il rapporto scienza-società, dopo la bomba atomica, è cambiato. La scienza ha dimostrato a tutti, molto chiaramente, di avere immediati e profondi effetti sulla società.
Mentre prima lo stato pagava gli scienziati per insegnare nelle università, dove, come in una torre d'avorio, prendevano le loro decisioni all'interno della loro comunità, ora, dice Pietro Greco, gli Stati Uniti, aderendo alla proposta di uno dei responsabili del progetto nucleare, decidono di finanziare in modo consistente la ricerca, sia applicata che di base. Per un rapido sviluppo sociale ed economico degli Stati Uniti. L'Europa segue a ruota. I finanziamenti vengono centuplicati. Si investono quote importanti, pari al 2 o 3% del PIL. Cifre notevoli. Ora però gli scienziati ne devono rendere conto. La scienza comincia ad avere rapporti con la politica, con l'economia, con l'opinione pubblica.
Qui Einstein gioca un ruolo importante. Accetta, senza indugi, di mettere il suo carisma a servizio di quegli scienziati che vogliono riportare lo spirito nucleare nella bottiglia da cui è uscito. E' presidente, alla fine del '45, dell'Emergency Commettee, che si batte per il controllo internazionale degli armamenti e per contrastare le spinte presenti all'interno degli Stati Uniti, perché tutto il nucleare, compresa la cosiddetta ricerca civile, sia coordinata da un comitato militare.
Dopo Hiroshima, Einstein avverte che lo scienziato ha un dovere etico. Deve socializzare le sue conoscenze. Sensibilizzare e coinvolgere le grandi masse. Indicare un destino di pace.
In questo senso Einstein lotterà fino alla morte. Qualche giorno prima di morire firmerà, infatti, con Bertrand Russel, un pubblico manifesto, l'ultimo, per esortare le nazioni della terra a rinunciare al nucleare.

*Giornalista già docente di Fisica

Luisa Follini

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