Mercoledì 16 Febbraio 2005 - Libertà
L'artista piacentino a Roma con "Opera aperta"
Giorgio Milani porta un poetario
Tra gli autori presenti alla Quadriennale ci sarà anche il piacentino Giorgio Milani con un poetario di grandi dimensioni che rappresenta la sintesi del lavoro svolto in questi anni. "Opera aperta - Poetario di fine Gutenberg" è un quadrato di 184 centimetri di lato contenente 1867 fregi e caratteri tipografici di legno. Un poetario rigoroso ed equilibrato in ogni sua parte. Il termine "opera aperta" richiama un volume di Umberto Eco pubblicato per la prima volta nel 1962 e costituito in buona parte da saggi apparsi in precedenza sulla stampa. Eco in quell'occasione assunse l'ingrato compito di testa d'ariete, nell'intento di restituire dignità ai linguaggi delle arti, non solo a quello letterario. Ma per Milani il termine "aperta" indica soprattutto il fatto che la sua opera si "apre" a diversi significati a seconda di chi la stia guardando. Chiavi di lettura differenti per un lavoro che, per certi aspetti, richiama concettualmente quella "Babele - Torre poetario" presentata alla Fondazione di Piacenza e Vigevano dove Milani aveva riunito gli antichi caratteri a stampa in maniera caotica formando una costruzione che ricordava la celeberrima Torre di Babele dipinta da Bruegel. Nel poetario che Milani presenta alla Quadriennale di Roma la "babele" di lettere trova un nuovo ordine lasciando trasparire messaggi volutamente inseriti dall'artista, ma non solo. Ognuno infatti scrutando attentamente fra quelle lettere vi potrà trovare annotazioni, sigle e riferimenti personali. Milani, da parte sua, vi ha inserito diverse citazioni con rimandi anche a civiltà lontane. Quell'"URA ARU" che si legge distintamente in una parte del poetario rimanda ad un palindromo giapponese che significa "l'inverso esiste". La parola "LIVE", vivo, scritta utilizzando altre grandi lettere riletta al contrario rammenta la "malinconia di vivere" (evil in inglese). Guardando meglio in quella miscellanea tipografica troviamo persino un omaggio alla nostra città con un piccolissimo cliché dello stemma di Piacenza significativa prova del legame che unisce Milani alla sua terra. Un poetario quello della Quadriennale che è l'insieme di tanti poetari del passato con riferimenti decisamente voluti come la citazione poetica "l'azzurro del cielo era nostro e ci avvolgeva" che scorre, lettera dopo lettera, proprio lungo un angolo della cornice dell'opera e che ricorda un piccolo prototipo di poetario datato fine anni Novanta. Riferimenti personali dell'artista ma non solo, ognuno infatti guardando quest'opera potrà lasciarsi come risucchiare da quel vortice di caratteri, tutti di una bellezza e di un fascino unici per la loro originalità.