Venerdì 25 Marzo 2005 - Libertà
E' tempo di cambiare pagina nella gestione della Fondazione
L'opinione
"Mi spiace che Reggi e Boiardi abbiano pubblicamente impegnato con il loro nome le istituzioni di cui sono a capo, a favore di una candidatura, invece di mantenere, almeno di facciata, una prudente neutralità".
Ho appreso con viva soddisfazione la notizia della nomina a Presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano di Giacomo Marazzi, non solo perché é stato mio collega di lontani studi universitari ed amico, ma perché é persona assai adatta a ricoprire tale importante e delicato incarico.
Non scrivo ciò per la vigliacca, ma molto italica usanza, di saltare subito sul carro del vincitore, a cui peraltro non avrei niente di personale da chiedere; infatti i miei auspici per la sua vittoria - come gli é ben noto - sono di antica e non dubbia data, ed in tali occasioni lealmente gli avevo anche reso noto che avrei parimenti apprezzato la nomina di Augusto Rizzi.
Se però devo ora chiedere a Marazzi ciò che mi sta a cuore (e penso non solo a me!) é che ponga termine a certi "andazzi", che hanno caratterizzato la gestione precedente da parte di consiglieri e di membri del Consiglio di Amministrazione della Fondazione, di chiedere e di ottenere ogni genere di favori ed incarichi per sé, per i loro congiunti e per società o persone a loro collegate, approfittando della loro carica.
Mi spiace invece che Reggi e Boiardi abbiano pubblicamente impegnato con il loro nome le istituzioni di cui sono a capo, a favore di un'altra candidatura, invece di mantenere, almeno di facciata, una neutralità che sarebbe stata prudente ed opportuna e che, se non sbaglio, era stata anche loro consigliata dalla segreteria di un grande partito politico che li sostiene, e per cui da molti decenni simpatizzo, pur non essendo iscritto né a quello né ad altri partiti. In tal modo hanno purtroppo portato la Sinistra ad una pesante e gratuita sconfitta politica, che poteva invece essere con facilità evitata, con il paravento che i loro rappresentanti nella Fondazione erano liberi di scegliere chi volevano, senza vincoli di mandato imperativo.
Potevano invece negoziare a parte in anticipo qualche loro richiesta, come si usa d'altronde in politica. La decisione di puntare invece sulla rielezione di Mazzocchi appare in realtà del tutto sconcertante (e non solo per la sua età, quasi 80 anni!) ma anche perché da cinque lustri é a capo non solo della Fondazione, ma prima anche della Cassa di Risparmio di Piacenza, della cui totale perdita a favore di Parma (per la sola speranza di continuare a conservare per sé cariche e prebende), lo stesso Mazzocchi porta la principale responsabilità politica (anche se vi era una pesante situazione finanziaria da fronteggiare), però con l'appoggio, ottenuto in vari modi, o almeno con la benevola acquiescenza, di tutti i partiti politici di allora, ed in primo luogo della Democrazia Cristiana, che anche a Piacenza qualcuno vorrebbe ora risuscitare.
Pur di ottenere le riconferma, Mazzocchi aveva accettato l'indegna proposta di conservare la carica ancora per un anno e mezzo, tanto da "tenerla calda" a favore di qualche altra persona, momentaneamente indisponibile. Reggi e Boiardi avevano prestato fede a tale disponibilità, senza pensare che una volta ottenuto l'incarico, Mazzocchi avrebbe poi comunque potuto "dimenticare" le sue promesse, per il cui mantenimento i due non avevano certo mezzi coercitivi di adempimento.
Forse ignoravano che Mazzocchi sapeva ottenere quanto gli serviva con "disinvoltura" e di ciò sono stato buon testimone personale. Alcuni mesi or sono gli chiesi di farmi avere la nomina onorifica, ma del tutto gratuita, a membro del Consiglio di Amministrazione della Galleria Ricci Oddi, per cui il diritto di indicazione spetta appunto per un posto alla Fondazione, proprio perché in precedenza, del tutto gratuitamente, avevo per suo incarico scritto una interessante ricerca storica (rimasta poi manoscritta) sul palazzo ex Enel di Via S. Franca, passato in uso dalla Fondazione alla stessa Galleria.
Gli feci allora presente che tale incarico era in quel momento ricoperto dall'amico Ferdinando Arisi, che intendeva però rinunciarvi a mio favore; diversamente -come é giusto notare - Arisi per il suo grande ed indiscusso prestigio non poteva senza il suo esplicito consenso, essere "dimissionato d'ufficio" dalla Fondazione.
Mazzocchi mi fece allora presente che era innanzitutto necessario che Arisi gli facesse pervenire rapidamente la sua lettera di dimissioni, con la contestuale indicazione a mio favore per quel posto. Ottenuto subito quanto aveva richiesto, Mazzocchi portò la lettera al Consiglio di Amministrazione ma poi, senza leggerla integralmente, si limitò a dire che Arisi, pur dimettendosi, aveva espresso il suo desiderio che un'altra persona gli succedesse nell'incarico. Mazzocchi però si guardò bene dal rivelare il mio nome, indicandomi genericamente come "altra persona", per evitare che - essendo studioso d'arte e di storia di assai lungo corso - venissi poi preferito ad altri a lui più graditi.
Così fece nominare alla carica - guarda caso! - il figlio di un membro del Consiglio di Amministrazione.
Arisi a sua volta non aveva avuto molta fortuna con Mazzocchi: nel 1998/99, in occasione della nuova redazione dello Statuto della Fondazione, la Deputazione di Storia Patria, unica associazione culturale che aveva il riconoscimento ufficiale di organo statale, che raggruppa tutti i maggiori studiosi piacentini d'arte e di storia, aveva richiesto che nel futuro Consiglio Generale della Fondazione venisse inserito almeno un suo rappresentante, indicando contestualmente il nome di Arisi (di opinioni politiche notoriamente diverse dalle mie), perché ritenuto il più degno di tale riconoscimento.
Mazzocchi avrebbe invece voluto una persona notoriamente a lui più "gradita", anche se non parimenti meritevole per la passata produzione scientifica. In conclusione, dal momento che la Deputazione non poteva né voleva cambiare la designazione, Arisi non fu nominato e la Deputazione non ebbe il posto che fu invece elargito a qualcuno dei molti sodalizi di volontariato (o a un ente più o meno culturale, di cui vi é sovrabbondanza in città) e sulla cui "fedeltà" si poteva maggiormente fare conto.
Il guaio é che poi alla lunga "non tutte le ciambelle vengono con il buco" e questa volta Mazzocchi, in sede di votazione, é stato sconfessato perfino da uno di quelli che lo avevano riproposto per la presidenza della Fondazione, a riprova del fatto che la Fortuna finisce per dare a tutti "unicuique suum"!
GIORGIO FIORI