Giovedì 14 Luglio 2005 - Libertà
"In quest'opera, il protagonismo del direttore è escluso"
Nella "Carmen" di Bizet a Vigoleno: domani anteprima a inviti, domenica la prima. Repliche il 19 e il 22 Kovatchev, sul podio con ardore
"La Carmen, il capolavoro di Georges Bizet è una delle opere più popolari di ogni tempo: e la difficoltà, per me, è soprattutto qui", dice Julian Kovatchev, il bravissimo direttore d'orchestra bulgaro che dirigerà l'Orchestra Filarmonica Italiana di Piacenza nella nuova produzione di Carmen curata dalla Fondazione Toscanini (in collaborazione con la Provincia, i Comuni di Piacenza e di Vernasca e il Castello di Vigoleno per il progetto Estate musicale nelle Terre Verdiane) che, con il mezzosoprano Hermine May e il tenore Luca Lombardo protagonisti, il Coro del Municipale, la regia di Beppe De Tomasi e il corpo di ballo dell'Accademia "Domenichino da Piacenza", andrà in scena al Castello di Vigoleno domani sera alle 21.30 in un'anteprima a inviti e avrà la sua "prima" domenica 17 sempre alle 21.30 (con repliche martedì 19 e venerdì 22 alla stessa ora).
Kovatchev continua e spiega: "Le musiche più difficili a dirigersi sono quelle che tutti conoscono perché le aspettative degli ascoltatori sono molto alte. Ma sono molto contento della prestazione che i cantanti e l'Orchestra Filarmonica Italiana hanno offerto nelle prove".
Kovatchev è fatto così. A dispetto delle qualità che tutti gli riconoscono (per il pubblico piacentino, il direttore di Sofia, firmatario dell'accoppiata Cavalleria rusticana-Pagliacci che ha chiuso l'ultima stagione del Municipale, non ha bisogno di presentazioni) e di un curriculum di tutto rilievo (è stato allievo di Herbert von Karajan e ha lavorato nei maggiori teatri lirici italiani, Scala inclusa), nulla riesce a fargli abbandonare la sua genuina, non dissimulata umiltà.
Nel dirigere "Carmen", quali sono gli elementi cui presta più attenzione?
"Soprattutto al "sostegno" delle voci. Ogni protagonismo del direttore d'orchestra, qui, è fuori luogo. I protagonisti sono i cantanti e un direttore deve "usare" l'orchestra per valorizzarli".
Questa idea di "direzione al servizio delle voci" non era solo della vecchia scuola italiana, in cui il cantante-divo spesso dettava legge al maestro, ma anche di un direttore che per autorevolezza non era secondo a nessuno: il suo maestro Karajan.
"E' vero. Karajan non era affatto il tiranno che qualcuno ha dipinto, era umanamente molto attento a suoi collaboratori. La lezione forse più importante che ho imparato da lui viene dal suo pragmatismo. Agli antipodi di quei direttori "filosofi" che tengono conferenze agli orchestrali, lui sapeva gestire una prova dicendo solo quattro cose: "più piano", "più forte", "più adagio" e "più veloce". E ne uscivano i capolavori che sappiamo. Questo stesso pragmatismo portava Karajan, come lei ha ricordato, a mettersi al servizio dei cantanti con dedizione commovente: una sua incisione proprio della "Carmen", la seconda, quella del 1982 con Agnes Baltsa e José Carreras, è un esempio perfetto di questa sua qualità. A quell'incisione ho anche avuto il privilegio di partecipare, come violinista della Filarmonica di Berlino".
Del violino, lei è stato un enfant prodige. Come si è accostato a questo strumento?
"Mio padre Ivan, violinista, e mia madre Rina, pianista, mi insegnarono a suonare quando avevo tre anni e mezzo. A cinque anni, in una caserma, tenni il mio primo concerto in pubblico, che fu anche filmato e trasmesso in un cinegiornale, una cosa molto buffa - ride Kovatchev - Compirò 50 anni il 13 dicembre, ma posso dire di avere già 45 anni di carriera alle spalle!".
Questo è il suo primo incontro con l'Orchestra Filarmonica Italiana. Che giudizio ne dà?
"Il migliore possibile. E' un'orchestra di ottime qualità che, oltre alla sua preparazione, può vantare un entusiasmo, un affiatamento, una capacità di lavoro e di sacrificio che tutte le orchestre dovrebbero avere ma che non tutte hanno".
Ha già lavorato, invece, con il regista Beppe De Tomasi e con il Coro del Municipale. Come si trova con loro?
"Meravigliosamente. Con De Tomasi sono già alla quinta opera allestita insieme e ammiro molto la sua professionalità, la sua cultura, la sua capacità di lavorare in tempi brevi. E il coro diretto dal maestro Corrado Casati è preparatissimo".
Come presenterebbe al pubblico i cantanti di questa "Carmen"?
"Per chi non li conosce, saranno un'eccellente sorpresa. Il tenore marsigliese Luca Lombardo è un Don José validissimo, la Micaela di Susanna Branchini e l'Escamillo di Raymond Aceto hanno ottime voci, e il mezzosoprano Hermine May, molto conosciuta in Austria e Germania, semplicemente, "è" Carmen. Guardatela, ascoltatela, e ne converrete con me".
Alfredo Tenni