Fondazione di Piacenza e Vigevano Stampa
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Domenica 1 Maggio 2005 - Piacentini

Marazzi, spallata alla politica

Ai vertici della “Fondazione” l’Amministratore delegato di
Cementirossi, netta discontinuità rispetto al passato: gestione più trasparente e maggior spazio alle categorie produttive

Dopo il Professore, in via Sant’Eufemia, è arrivato un Manager: un cambiamento che si preannuncia epocale per la Fondazione di Piacenza e Vigevano,considerate le caratteristiche diametralmente opposte dei due. La nuova nomina, ottenuta con larga maggioranza, occorre ricordare che su quattordici voti solo quattro gli sono stati contrari, non è certo nel segno della continuità e lo si avverte immediatamente. Sull’Ente aleggia un’aria nuova. L’austerità tipica di certi ambienti accademici imposta da Giancarlo Mazzocchi, poco incline ad apparire, quasi schivo, avaro di dichiarazioni e protetto da una fittissima cortina di filtri istituzionali, sembra essersi dissolta. Intervistare il nuovo presidente della Fondazione è difficile, ma non impossibile. E’ lui stesso a richiamare e fissare giorno e ora dell’incontro. Impensabile fino a due mesi fa. Dal 1992 è amministratore delegato di Cementirossi e, dal 2003 alla sua recente nomina a presidente, è stato membro del Consiglio d’Amministrazione della Fondazione, ma il suo curriculum è lunghissimo; una interminabile sequenza di esperienze e incarichi, ma soprattutto uno “step by step” che comincia nel 1966 in De Rica, dove inizia l’ascesa di uno Junior product manager, nato nel 1940 a Rottofreno.“Ci torno spesso – racconta Marazzi – e al bar rivedo gli amici di sempre. Con loro parlo in dialetto e mi sorprendo ogni volta della capacità di analisi e di sintesi sulle mille vicende politiche e amministrative della nostra città, che tanti di loro hanno.

“Pochi progetti ma realizzabili per ridare credibilità al territorio,superando il forte individualismo del passato”

Un parlare schietto, che sa arrivare alla vera essenza dei fatti. Un pregio che a volte si perde nel corso degli anni, quando il lavoro, inevitabilmente, ti costringe a elaborare linguaggi meno diretti”. Delle polemiche scatenatesi all’indomani della sua nomina non sembra curarsi e neppure dell’anatema scagliato dal sindaco Roberto Reggi.Al contrario, sembra più sorpreso che sgomento.“La sua frase “lo aspetto al varco”, mi ha stupito – commenta – mi è parsa fuori luogo e poco consona al ruolo che Reggi ricopre. Contrariamente a quanto si è voluto far credere io ho grande rispetto per le Istituzioni e per i ruoli istituzionali;credo fermamente nella necessità di un dialogo costruttivo tra le parti e non ho mai voluto alcuna contrapposizione tra le istituzioni locali e coloro i quali hanno voluto la mia nomina, che, per altro, è stata trasversale e ha coinvolto tutte le categorie rappresentate in Fondazione; dal mondo del volontariato a quello produttivo”. Sul grande sconfitto Giacomo Vaciago, che secondo alcune indiscrezioni non avrebbe affatto digerito il dover lasciare il passo a Marazzi, il neopresidente preferisce non esprimersi.

“Francamente l’ipotesi di un avvicendamento Mazzocchi- Vaciago sarebbe stata una farsa. Che senso avrebbe avuto nominare un presidente unicamente per destituirlo un anno dopo a favore di un altro. Un affare comico che avrebbe gettato nel ridicolo la Fondazione”. Innegabile che l’asse dei poteri forti all’interno della città abbia subito uno spostamento rilevante a favore delle categorie economiche a scapito di quelle politiche, evento che a Piacenza non si era mai verificato.“A Piacenza – commenta Giacomo Marazzi – i poteri e le decisioni sono sempre stati, per tradizione, accentrati nella Pubblica Amministrazione, e in verità le categorie produttive locali hanno fatto sentire poco la propria presenza sul territorio. In molte città,le più importanti realtà produttive sono identificate con la città stessa: interagiscono in modo forte con i cittadini e con le istituzioni, creando sinergie. Devo riconoscere – prosegue Marazzi – che a Piacenza non è così. Ritengo sia un problema culturale che si è consolidato negli anni, ma penso che gli scenari potrebbero anche mutare. Per anni abbiamo assistito alla costituzione di gruppi di lavoro e alla sottoscrizione di patti per il rilancio di questa città, francamente sono un po’ scettico circa la reale utilità di questi strumenti. Il momento storico è indubbiamente difficile, non solo a livello locale o nazionale, ma europeo.Tuttavia, il mondo è in movimento e ritengo ci sia ancora la possibilità per Piacenza di recuperare un po’del tempo perduto, ma occorre abbandonare il forte individualismo che per anni ha caratterizzato questa città. Pochi progetti – incalza Marazzi - ma realizzabili. E’ l’unico modo per ridare credibilità al territorio”.

“In molte città le realtà produttive interagiscono con le Istituzioni, devo riconoscere che a Piacenza non é così”

Anche per quel che riguarda i punti di forza per il rilancio di Piacenza, Marazzi ha idee in controtendenza.“ La da coltivare sono i piacentini. Penso alle migliaia di pendolari che in altre città ricoprono ruoli importanti in aziende, banche, industrie, università e che per Piacenza sono solo fantasmi. Cervelli, competenze e sapere che si esprimono in città diverse, perché nella nostra città non trovano spazio. Questa è la vera ricchezza che occorre tutelare, affinché possa esprimersi e produrre sul nostro territorio”. Sul timore espresso da certune parti sociali e politiche circa l’avanzata degli industriali nei luoghi nevralgici come Camera di Commercio, dove è presidente Giuseppe Parenti e ora nella Fondazione di Piacenza e Vigevano, Marazzi sgombra il campo da equivoci.“Io sono qui come manager e non certo in rappresentanza degli industriali. Per gestire un patrimonio occorrono conoscenze imprenditoriali. La Fondazione custodisce i risparmi che i piacentini hanno raccolto in oltre cento anni e credo che un po’ di esperienza sia indispensabile”.

Sul futuro della Fondazione Giacomo Marazzi non nega che si stia per aprire un nuovo percorso.“Sarà il Consiglio d’indirizzo ad esprimersi sui settori rilevanti, così come previsto dallo Statuto, e l’appuntamento è fissato per settembre, quando sarà presentato il Piano triennale di interventi,ma spero che, oltre alla consueta attività di grant-makig, cioè la distribuzione di risorse, si possa attuare qualche cosa di veramente concreto che rimanga nel tempo,un segno tangibile della presenza della Fondazione in questa città. I progetti già in cantiere saranno finalmente avviati – aggiunge il presidente – e mi riferisco al Collegio San Vincenzo, che sarà destinato al Conservatorio G. Nicolini, al palazzo di via Santa Franca, a Santa Chiara, all’ex Collegio dei Gesuiti a Spettine. Sui conti e sui progetti avvierò la massima trasparenza – conclude Marazzi - i piacentini e i vigevanesi devono sapere come viene gestito il capitale”. A temere il nuovo corso della Fondazione sono proprio coloro che più di altri hanno potuto godere di forti elargizioni da parte di via Sant’Eufemia, Fondazione Toscanini in testa. Alla Toscanini pare sia andato, lo scorso anno,oltre un milione di euro,al quale vanno aggiunti ulteriori duecento mila euro per la Fondazione Cherubini. Alla domanda su un nuovo,futuro,contributo Giacomo Marazzi sorride e si chiude in un secco“no comment”.
di Cristiana Maganuco

Tutti gli incarichi del Presidente

Giacomo Marazzi è nato a Rottofreno il 17 dicembre 1940 Segno zodiacale: Sagittario Coniugato, ha una figlia. Studi: Laurea in Economia e Commercio all’Università degli studi di Parma
Dal 1988 è Vicepresidente di Assoindustria di Piacenza
Dal 1992 è Amministratore delegato di Cementirossi spa
Dal 1998 e Presidente dell’Associazione Europea dei cementieri
Dal 1999 è Vicepresidente di Betonrossi spa
Dal 2001 è Membro di Giunta di Confindustria
Dal 2001 è Consigliere d’amministrazione e membro del Comitato
esecutivo di Beni Stabili spa, società immobiliare fondata dal 1904 e quotata dal 1999 alla Borsa Valori di Milano Dal 2004 è Consigliere di Rolcim spa - società attiva nell’acquisto,
vendita, importazioni e esportazioni di cemento, clinker, gesso e premiscelati trasportati via mare.


Organi: Ora manca solo un vicepresidente

Il nuovo consiglio generale della Fondazione di Piacenza e Vigevano, i cui 25 componenti sono stati indicati dagli Enti che, secondo la Statuto, hanno il diritto di esprimere un certo numero di consiglieri, è arrivato alla sua composizione quasi completa già dalle prime settimane di gennaio, con la definizione di ventidue tra le venticinque poltrone totali. L’iter di assegnazione dei posti a sedere nel consiglio prevede infatti la cooptazione, ovvero la scelta, di tre membri da parte dei ventidue consiglieri già designati. I primi nomi sono stati quelli segnalati dalla Camera di Commercio, Luigino Peggiari, Guido Palladini, Vittorio Cavanna, e quelli relativi ai Sindaci del Piacentino: Renato Zurla, Marco Bergonzi, Luigi Ziani. Il mondo del volontariato ha scelto invece Sandro Loschi, Rinaldo Busca e Gian Carlo Fiorani. Alle prime designazioni si sono aggiunte quelle del Politecnico, Gian Carlo Mazzocchi, e della Cattolica, Francesco Meneghini. La Diocesi di Piacenza-Bobbio e il Ceis hanno riconfermato Paolo Mazzoni e Ermanno Rebecchi. Anche il Conservatorio “Nicolini” ha scelto ancora il maestro Francesco Busi. Il Comune di Piacenza ha designato l’imprenditore Augusto Rizzi e Stefano Borotti mentre la Provincia ha puntato sull’unica donna presente nel Consiglio, Laura Iannelli e su Ferrante Trambaglio, stretto collaboratore di Boiardi. Da Vigevano sono arrivate solo riconferme, Vittorio Benassa e Angelo Grungo per il volontariato, Pierangelo Ugazio per la Diocesi, Giuseppe Branca per il Comune.

La cittadina lombarda è riuscita ad ottenere un posto in più grazie alla cooptazione del medico chirurgo vigevanese Roberto Bellazzi. Gli altri due posti ancora vacanti dopo un lungo percorso di trattativa e la costituzione di un’apposita Commissione nata per decidere le regole per la cooptazione, sono stati assegnati a Luigi Cavanna, primario di oncologia e all’avvocato Giorgio Reggiani, che fu sindaco di Travo. Dopo il completamento del Consiglio il passo mancante per la formazione della nuova dirigenza dell’Ente di Via Sant’Eufemia restava l’elezione del presidente. A sfidarsi l’uscente Gian Carlo Mazzocchi e l’amministratore delegato di Cementirossi, Giacomo Marazzi. A prevalere è stato il secondo candidato con 14 preferenze rispetto alle 4 di Mazzocchi, cinque le schede bianche, una nulla. La fumata bianca c’è stato solo dopo la seconda votazione con il quorum abbassato dai due terzi al 51 per cento. Alla prima votazione Marazzi ha ottenuto infatti 14 preferenze su venticinque. Il meccanismo dei due terzi comportava invece l’acquisizione di 17 voti sui 25 totali. Ora manca solo un vicepresidente che deve essere designato dalla rappresentanza piacentina. La sua nomina potrebbe riequilibrare il sistema dirigenziale a favore delle Istituzioni. Prima dell’elezione non sono mancate le prese di posizioni istituzionali: comune e provincia in un comunicato congiunto avevano infatti dichiarato pubblicamente la preferenza per il presidente uscente rispetto a Marazzi.

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